La nuova cintura di castità che avvolge il mondo
Adesso sì che abbiamo raggiunto la piena denatalità, nel vero senso della parola. Da una parte c’è la cancellazione del Natale in famiglia per motivi sanitari, la rimozione della notte di Natale in Chiesa, la nascita di Gesù bambino in anticipo con un taglio cesareo disposto dall’Unione Europea e avallato dalla Conferenza episcopale. Dall’altra c’è il record assoluto di denatalità che ci apprestiamo a battere: c’è chi dice che riusciremo ad andare sotto la soglia dei 400mila nati nell’anno disgrazia 2020, a fronte dei 640mila morti. Eravamo già sottozero, i morti superavano i nati già prima della pandemia; col virus non sarebbero aumentati in modo significativo i decessi ma sarebbero diminuite in modo significativo le nascite. Il covid ha colpito più il concepimento che il resto. Non è dunque in questione il cenone, il pranzo di Natale: è la denatalità come condizione dello spirito, rifiuto della nascita, falsificazione di natività, isolamento. Arriveranno a pianificare il condom per lo Spirito Santo.
Ma io vorrei porre una questione più carnale e più delicata, che va oltre il Natale e la natalità. Un disagio, una privazione, un dramma, che stanno vivendo soprattutto ma non solo le generazioni più giovani. È la questione sessuale.
Veniamo da decenni d’istigazione al libero amore, ai rapporti plurimi e disinibiti, alle gioiose infedeltà. L’unico limite posto, anche in quel caso, era di natura sanitaria: fate quel che volete ma usate il preservativo, è più igienico e non dà conseguenze. Vivevamo in una società pornografica, dove anche i messaggi pubblicitari erano seduzioni erotiche trasfigurate, simulazioni sessuali; dove pure scartare un cioccolatino, bere, calzare, comprare un’auto alludevano alla sfera sessuale, alla potenza sessuale, alla capacità di conquistare l’altro sesso.
Poi sono successe due cose, indipendenti l’una dall’altra ma concomitanti nell’effetto sociale e sessuale prodotto. Una, che con la mascherina è sulla bocca di tutti, è la pandemia, con le relative misure anticovid e l’istigazione a chiudersi in casa, a non avere vita pubblica, a frequentare solo il congiunto, e se non ce l’hai, meglio masturbarti che rischiare… Ci sono dati tremendi sul calo del desiderio e delle pratiche sessuali in Italia. Sai, la cattività, stare da soli ogni giorno, sempre in vesti casalinghe, l’assenza di stimoli, incontri, fantasie, trasgressioni, se non offerte dal video. Un crollo senza precedenti.
Dall’altra parte però c’è un fattore sessicida in crescita esponenziale: partendo dalla denuncia sacrosanta delle violenze maschiliste, dei cosiddetti femminicidi, dei ricatti e degli abusi sessuali, è calata una lama sessuofoba che ha evirato in un solo colpo più generazioni. La società esibizionista ha così virato con un’ondata inibizionista che nemmeno ai tempi delle cinture di castità e del voto di verginità. Castrazione e Liberazione trionfa ovunque, sulle ali del MeToo, del femminismo perfino retroattivo, nei secoli andati. Aggravato poi dall’eterosessualità; finché si è in ambito omotrans c’è indulgenza, ma guai a praticare il sesso se non è iniziativa esplicita della donna. L’uomo è stato impaurito per la sua intraprendenza che un tempo si sarebbe detta naturale. Ripeto, perché ai cretini in malafede bisogna sempre ripeterlo: non stiamo difendendo o rimpiangendo il predominio maschile e tantomeno le violenze vigliacche sulle donne, i ricatti sul lavoro. Stiamo dicendo che la criminalizzazione di ogni forma di corteggiamento, di approccio, sta producendo un’onda puritana senza precedenti. Oggi chiamare qualcuno sciupafemmine è considerarlo un criminale, un serial killer. Definire qualcuno macho è peggio che dargli della bestia, perché con gli animali siamo molto più comprensivi e garantisti. Donne inacidite, uomini intimiditi, meglio stare tra gente dello stesso sesso.
Allora riavvolgete il nastro e ripercorrete la sequenza: la riduzione del sesso a contaminazione, l’isolamento imposto dal covid, il passaggio da Eros a Onan, il biblico masturbatore; la criminalizzazione femminista dell’eros e del corteggiamento. E sullo sfondo la denatalità e il sottinteso che l’aborto sia civile e moderno mentre la procreazione sia barbarie primitiva.
Ho l’impressione che il politically correct con i suoi divieti lessicali, le sue proibizioni pratiche, le sue censure storiche e culturali; il puritanesimo contro il fumo e l’approccio sessuale, il veganesimo alimentare, il rigetto per la carne e la contaminazione dei corpi, il disprezzo per la procreazione, stiano producendo una società repressa, castrata, sessuofoba, inibita, bigotta e bacchettona come non era nemmeno ai tempi dell’Inquisizione o del Medioevo. Forse è una rivincita dei Flagellanti, dei Penitenti, dei predicatori e praticanti l’assoluta astinenza e la punizione dei corpi. L’ossessione del meToo o della malattia al posto del peccato. La differenza è solo nella motivazione: allora erano fioretti e sacrifici in nome di Dio, della Famiglia, della Purezza, della virtù e della santità; oggi nel nome della sanità, dell’Io, del femminismo, della dieta, dell’autonomia e dell’autogestione. Allora erano frutto di una società patriarcale, “fallocratica”, maschile; ora di una società “ginecocratica”, femminista. Elogiare la differenza tra maschio e femmina, considerarla un dono naturale e armonioso, è commettere reato.
Per mezzo secolo il sesso ha funzionato da oppio dei popoli; ora la droga la scarichi dal web, l’eros si compra su Amazon e l’unico organo sessuale è lo smartphone. Puoi fare tutto con lui, da solo, senza bisogno di corpi, liquidi e presenze.
MV, La Verità 3 dicembre 2020