Al sisma ci pensa l’Ungheria

Passano i giorni, i mesi, e il terremoto del centro-Italia è un grande spettacolo mediatico e politico, una passerella permanente di tutti i Presidenti, della repubblica, del consiglio, delle camere e via dicendo. Tutti con una parola sola: non vi lasceremo soli.
In effetti i terremotati non sono mai soli, c’è sempre qualcuno lì a mostrarsi in tv col casco e le promesse. Manca solo un piccolo particolare, mancano le case, mancano gli effetti pratici del loro impegno. Solo casette provvisorie d’emergenza dopo tanto fumo mediatico.
E allora accadono strane cose. A Tolentino, per esempio, che è stata martoriata dal sisma ma è meno seguita, è avvenuto un miracolo che suona anche come una beffa. Il Priore della Chiesa del Sacro Cuore, storica chiesa tolentinate di proprietà dell’omonima confraternita, non sapendo a chi rivolgersi, nel giorno dell’Immacolata, ha inviato un appello al primo ministro d’Ungheria.
Si proprio a quel Viktor Orbàn, massacrato nei nostri media conformisti solo perché lui governa nel segno di Dio, patria e famiglia, secondo le migliori tradizioni ungheresi e tutela il suo paese dai flussi migratori incontrollati; accoglie ma con realismo e moderazione. In Ungheria, mi scrive il Priore Renato Carradori, l’orgoglio cattolico non è fonte di vergogna o peggio bandito ma viene riconosciuto il suo ruolo nella nuova Costituzione magiare “nel preservare la nazione” e renderla “parte dell’Europa cristiana”.
Così ha rivolto un appello al presidente ungherese, invocando “la benedizione del Signore verso quei governanti che difendono le radici cristiane a vantaggio soprattutto delle nuove generazioni”. Undici giorni dopo il premier ungherese ha risposto al Priore, con la lettera qui riprodotta, annunciando che il Consiglio dei Ministri magiaro ha stanziato quasi mezzo milione di euro per il restauro e la messa in sicurezza della Chiesa.
Orban scrive di aver letto “con compassione” il resoconto dei danni causati dal terremoto e di aver proposto al consiglio dei ministri il sostegno dell’Ungheria insieme alla solidarietà “verso i nostri fratelli cristiani italiani colpiti da calamità naturale” . Poi aggiunge che i valori cristiani sono la più importante forza di comunione per una città, per un Paese intero e per il futuro dell’Europa.
Questo scrive il “malefico” Orban, facendo seguire alle parole i fatti, mentre da noi si sceneggiano gli aiuti ai terremotati, l’Europa mette ai margini l’Ungheria dopo averla lasciata in balia dei migranti clandestini e perfino il Papa preferisce dialogare con Castro, gli atei e gli islamici piuttosto che con il premier di una nazione cristiana non per modo di dire.
L’Italia civile e cristiana, il suo popolo e le sue chiese, sta più a cuore all’Ungheria che al governo nostrano e al Papa? Ma noi torniamo a vedere in tv “le prime casette d’emergenza” date a qualche decina di terremotati, mentre le altre migliaia ancora aspettano che arrivi qualche aiuto. Magari dall’Ungheria, dalla Papuasia o dagli Extraterrestri.
MV, Il Tempo 28 febbraio 2017