Il degrado dell’uomo in condominio

Se volete conoscere la bestialità di un uomo, dovete vederlo in condominio. I peggiori screzi, sfregi e odii non sono in politica o al lavoro, ma covano nel condominio. È lì che dà il peggio di sé. Sapevo di riunioni condominiali in cui si azzannavano: ogni amministratore è sospettato come mariuolo e nella stragrande maggioranza dei casi l’accusa è fondata. I condomini si dividono in lagnosi, morosi, rognosi e minacciosi. Finora non avevo mai partecipato a una riunione di condominio, l’avevo scampata tra deleghe e fughe. Ma cambiando casa, ho appreso la triste notizia che le riunioni del palazzo si facevano di solito nella mia casa e dunque non ho potuto darmi alla latitanza. Così ho debuttato nel surreale conclave. Tutto, dalle lampadine all’immondizia, è materia di conflitto, e io sono fortunato perché vivo in un condominio piccolo e civile. Mi vergogno a dirlo, ma sono stato acclamato presidente, pur ignaro di tutto; o forse proprio per questo. Una carriera fulminante. Nel condominio al mare, invece, ogni dissesto idrogeologico, stradale, ogni minaccia all’incolumità fisica e psichica dell’intero caseggiato risale secondo alcuni alberofobi ai tre pini di cui sono l’indegno proprietario. Alcuni condomini sono letteralmente pignoli, chiedono la pena di morte per i tre pini, temono le pigne più di ogni altra calamità naturale, arma letale o malattia mortale.

Di solito, nei condomini come nei gialli di Agatha Christie, c’è sempre la Vittima e l’Assassino e l’amministratore fa Poirot. Da noi in città c’erano più vittime di pagamenti impropri, danni e molestie, e c’era l’assassino, che non paga da anni, procura rumori e danni. C’è la paninoteca di sotto che consuma fiumi d’acqua ma non paga, e il condominio deve pagare anche quella, altrimenti tagliano l’acqua a tutti. Ho provato a proporre di separare i contatori, ma nei condomini la logica non vale, prevale il fato. È impossibile, dobbiamo pagare noi, e versare pure il doppio per “il fondo morosi”. Sono uscito allucinato e turpe, con i canini più aguzzi, invocando i tecnici, il golpe, il terrore. Se mi è permessa la licenza grammaticale e proverbiale: Homo condomini lupus.

MV, Cucù 2013

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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