Il vaccino contro l’omotransfobia
Nei giorni terribili del ritorno della pandemia, nell’autunno della sua recrudescenza, nell’anno peggiore della nostra vita pubblica, sanitaria, economica e sociale, in piena disperazione sociale per le chiusure e la crisi economica, il parlamento italiano con disgraziato tempismo approva la legge Zan sull’omotransofobia.
La legge prevede “la punibilità per atti discriminatori sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”; punisce “l’odio omotransfobico”, inclusa la misoginia e istituisce un’ennesima giornata nazionale dedicata a gay, trans, lesbiche. La legge contro l’omotransfobia prevede la punizione, anche con la reclusione, di chi istiga o commette non solo violenza ma anche genericamente “discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”. Non abbiamo il vaccino anti-covid né alcuna protezione dal virus, in compenso siamo vaccinati e protetti dall’omotransfobia…
Una legge del genere può essere usata per condannare chiunque abbia un’idea diversa e magari tradizionale e naturale, sui rapporti tra persone, sulla famiglia, sui sessi e sulle identità. Capite che qualunque omo o trans che verrà bocciato in una selezione potrà appellarsi alla legge e sostenere che è stato discriminato per il suo orientamento sessuale, magari adducendo a motivo il fatto che chi lo ha discriminato ha “simpatie di destra o salviniane”?
Il fondamento della Legge e di ogni Costituzione è l’universalità della norma, ossia l’applicabilità della legge nei confronti di ogni cittadino; mentre questa legge, come alcune sue precedenti, stabilisce una tutela speciale per alcune minoranze o categorie. In uno stato di diritto chiunque offenda chiunque, lo mortifichi, lo minacci e lo aggredisca, è passibile di condanna commisurata al reato compiuto. Non se esprime opinioni critiche ma se diffama, calunnia, insulta e aggredisce. Ci possono essere aggravanti o attenuanti specifiche, stabilite dal giudice, ma è una mostruosità giuridica stabilire che la violenza o l’insulto a un gay, a un trans, a una donna, a un nero, a un islamico sia “più reato” dello stesso insulto o violenza a un bambino, a un vecchio, a un genitore, a un cristiano, a un italiano, a una persona qualunque.
Nessuna legge speciale tutela invece la famiglia, la maternità, la procreazione, gli eterosessuali né in generale né in particolare. La legge sull’omotransofobia avrebbe un tenue appiglio in un paese in cui fossero discriminati omosessuali e affini; ma da noi, ogni giorno, si palesa la presenza pervasiva di lobby gay al potere, al governo, in Rai, nell’informazione; intere reti tv condotte da militanti della gayezza. Vagoni di film, di fiction, presentano come ingrediente d’obbligo la presenza, sempre positiva, del gay come del nero e del migrante. Quindi stiamo parlando di una legge a tutela di una minoranza al potere, non emarginata o perseguitata…
E invece siamo arrivati alla zeta, l’ultima lettera politically correct del nostro alfabeto giuridico e demenziale. Il segno di Zan.
MV, 29 ottobre 2020