L’anno schifoso e i suoi beneficiari

covid giovane a casa

L’anno schifoso se ne va e la gente vorrebbe festeggiare più la sua fine che l’anno nuovo. Un anno schifoso per la pandemia, ma il contagio è un dettaglio rispetto a tutto il resto. Schifoso perché barattammo la libertà con la sanità, il lavoro con la salute, la comunità con l’immunità, la dignità con la sopravvivenza, la famiglia con l’incolumità, i diritti con la protezione, la salvezza con la pubblica sicurezza. Abbiamo barattato persino la salute mentale con la tutela della salute fisica. Osceni baratti che ci hanno resi più infelici, più miserabili, più asserviti, più impauriti e più depressi pur di salvarci la pelle. E il brutto è che non è ancora finita.

Per la prima volta nella nostra vita siamo stati costretti a chiuderci in casa, a mascherarci, a isolarci, a rinunciare alle libertà più elementari, a chiudere tutto, a vivere sotto il bombardamento quotidiano con le sirene dell’allarme e del terrore, subendo un regime di sorveglianza, se non di dittatura sanitaria. Per la prima volta l’informazione s’è trasformata in somministrazione e intimidazione, i tg governativi in particolare – ma anche i giornali ansiogeni – hanno smesso di dare notizie per dirci come comportarci, darci precetti e moniti, minacciarci, raccontarci storie edificanti al puro scopo di ammaestrarci e per iniettarci la dose fissa di spavento pubblico ed emergenza planetaria.

Ogni telegiornale è stata un’esortazione militante ad allinearsi, a non discutere, a intrupparsi nel “sanitary correct” come nel politically correct; se obbietti sei fuori o finisci dentro. Ogni dato negativo è un rimprovero per noi cittadini, è sempre stato colpa nostra. A novembre risale il virus? La colpa è della nostra movida d’agosto. Risalgono i contagi prima di Natale? La colpa è che il giorno prima siamo andati a fare shopping in massa. Si dilata o si restringe il rapporto temporale di causa-effetto… Un incubo, un’allucinazione collettiva, permanente, globale. Con un fervorino di fine anno: ecco il vaccino di dio, che toglie i peccati dal mondo.

Nell’anno schifoso tanti hanno perso lavoro, attività, prospettive; il paese si è inguaiato il futuro al solo scopo di tamponare la crisi, fornire momentanei sollievi in forma di ristori, bonus e debiti di cittadinanza, volevo dire redditi ma è la stessa cosa, vista dall’altra parte. E qualcuno si è fatto bello campando sul disastro. Per sapere quali leggi erano in vigore per la settimana (durano così ormai le leggi) ci è toccato pure sorbirci il ConteVanesioShow con le sue menate e le sue vanterie in diretta tv. Siamo i migliori, abbiamo più morti noi rispetto alla nostra popolazione e il rapporto più alto al mondo tra malattia e mortalità. Complimenti, che bravi e che sfiga. E la seconda ondata ha superato di gran lunga la prima, il fattore prevenzione o esperienza ci fa un baffo.

Nell’anno schifoso i governi del mondo si sono votati alla covidemocrazia, penalizzando chiunque negasse l’assoluta sovranità del virus o ponesse qualche responsabilità al paese da cui sarebbe sorto, la Cina. Che non a caso è diventato, dopo il covid, il leader commerciale ed espansivo del pianeta. Rallegramenti…

Di covid se la son vista brutta circa 300mila persone, più le loro famiglie e il personale sanitario. Di tutto il resto, se la son vista brutta 58milioni di italiani, salvo chi ci ha lucrato sulla situazione, anche in senso politico. Di covid ne sono morti più di 73mila, vale a dire l’uno virgola due per mille della popolazione, e anche a voler attribuire al covid la causa del decesso (non ritenendolo concausa di altre malattie o colpo di grazia per ultraottantenni malati) circa il 90% dei deceduti nel 2020 è morto per altre cause. Ma la sofferenza vera che hanno subito gli ammalati in forma seria di covid e lo strazio per i familiari, è la punta avanzata della sofferenza più estesa patita da un’intera società, pur essendo al 97% scampata al virus.

Il covid ha contribuito pure a sospendere ogni altro criterio di valutazione e ogni altra visione della vita, a rafforzare il conformismo di gregge, al posto dell’immunità, ovvero l’osservanza pecorina degli stupidi precetti del politicamente corretto. Mai come quest’anno sono stati premiati gli incapaci e gli immeritevoli, la feccia è salita al potere a ogni livello e in ogni ambito; il mix di ignoranza, arroganza e trasformismo ha prodotto una società canaglia, più brutta, più cattiva delle precedenti. Chi comanda mira solo a salvarsi le chiappe e dove sono sedute.

In questo contesto, un parruccone stasera ci racconterà in video la favola del paese solidale che ce la fa, farà il suo pistolotto in bergogliese, pieno di ovvietà e di ipocrisie, e magari ripeterà che il problema dei problemi oggi non è la sanità, la crisi economica, il crollo di alcuni settori vitali, la disperazione sociale, l’incapacità delle classi dirigenti, la dominazione cinese, e via dicendo; no, il problema principale, come ha già detto, è il “polveroso nazionalismo”. Ecco il nemico, è lui, l’uragano Benito, la causa di tutto. Ma vai…

Se non rifiutassi ogni forma di suicidio, compreso il suicidio intellettuale, dal primo gennaio smetterei di scrivere, niente più libri, articoli, post (già mi ritirai dal video e il covid ci ha costretto a non fare nemmeno più incontri pubblici). Mi lascerei andare, mi apparterei in silenzio. Tanto non vale la pena, le armi sono scarse, il disgusto cresce.

Sul piano pubblico, se non tenessi alla civiltà, aspetterei i barbari perché facciano piazza pulita degli inetti e degli insetti al potere, quel vasto ceto parassitario al comando, più i mafiosi che gestiscono gli apparati annessi e la cupola mediatica e culturale. Che arrivino loro, i barbari, altro che Draghi o l’opposizione, e facciano carne da porco dei maiali in carica.

Per riassumere la situazione non ricorro all’altissimo poeta, non scomodo Dante ma Brunori Sas, cantautore d’oggi: “La realtà è una merda ma non finisce qua”. È così, però non finisce qui. C’è la vita ulteriore.

MV, La Verità 31 dicembre 2020

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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