Saviano l’intoccabile
Il guaio di Saviano è che si prende troppo sul serio, si crede troppo, si ama troppo, si bacia assai. È convinto d’essere tre persone in uno: un Eroe, un Martire e un Oracolo. Eroe contro il Male in generale, dalla Mafia a Salvini; Martire Preventivo di un sacrificio virtuale per la salvezza della nazione, che dico della nazione, dell’umanità. E Oracolo perché lui sa la Verità, ne custodisce il segreto, e gli altri hanno solo loschi interessi. Io Veritas, voi Fake mafianews. L’Oracolo napoletano prescrive, proscrive, maledice.
Conosco tanti robertisaviani che scrivono sui giornali, suoi coetanei, a sud e anche altrove, magari precari e saltuari, senza contratto, magari più incisivi, meno conformisti, più colti, meno narcisisti. E qualcuno magari rischia senza scorta. Se devo pensare a un ragazzo giornalista che fu davvero vittima della camorra penso a un giovane cronista precario del Mattino, si chiamava Giancarlo Siani. Lui non faceva mitologia della camorra, ne raccontava i fatti e i misfatti. Perciò fu ucciso.
Saviano col suo libro-collage sulla Camorra diventò Vittima Potenziale, e dunque Eroe Nazionale di una Guerra Virtuale; la Rai gli ha eretto santuari e la Repubblica gli dedica un’edicola votiva. Lui è costretto a fare una vita infame, non è libero di camminare perché è un obbiettivo della malavita. È vero, ma Saviano non pensa di essere un comune mortale, si crede un dio e l’odiosa protezione in cui è costretto a vivere è un po’ come la campana di vetro dei santi e delle madonne.
Nel nome di un libro-denuncia di cui tutti comunque ammirammo il coraggio, nel nome della sacrosanta guerra alla camorra per cui merita rispetto, Saviano ha preteso di trasformarsi in Madonna Pellegrina dell’Umanità dolente, Onnisciente Portavoce della Coscienza Universale, Castigatore di chi sgarra dal Politically Correct. Finché parla di camorra merita rispetto, ma se pretende di essere Maestro Globale, al servizio del Pregiudizio Universale, diventa una caricatura. Peraltro col suo libro, diventato cult e film, Saviano non scalfì il potere della camorra, in compenso la mitizzò come Gomorra, la fece diventare modello da imitare per molti ragazzi e bollò per sempre l’Italia e Napoli agli occhi del mondo come la Terra della Malavita. Non bastava la realtà infame, c’è stata la sua rappresentazione che ne ha ingigantito gli effetti.
Tra i danni peggiori che quel best seller ha prodotto c’è l’auto-divinizzazione di Saviano. Che si piace e si compiace, recita ispirato, in tv guarda nella telecamera solo se è a specchio e lui si può mirare, si atteggia a Vate, si accarezza il cranio e si finge profeta e moralista. Un caso di mitomania, certificato dalla scorta, più la claque de la Repubblica e del Fazio’s clan. Intoccabile come un dogma di fede, si configura il reato di savianofobia appena dici qualcosa su di lui che non sia un peana. Saviano ha solo due concorrenti a Napoli: de Magistris e san Gennaro, coi loro poteri miracolosi. L’unica differenza è che il sangue di san Gennaro si scioglie una volta all’anno, quello di de Magistris gli si coagula in testa ogni settimana. Rispetto a loro Saviano è Santo Subito ormai da anni, va in processione di frequente, ed è specializzato non nelle grazie, sarebbe troppo banale, ma nelle disgrazie.
Si fa usare dalla sinistra come Mental Detector per segnalare e certificare la presenza di tracce mafiose, razziste e camorriste nei nemici di turno. Ieri Berlusconi, oggi Salvini. E chi osa criticarlo, per la proprietà transitiva, è in odore di camorra. L’argomento risolutivo per liquidare i nemici è sempre lo stesso, il paragone: dice le stesse cose che dicevano i nazisti o i guappi, ergo pure lui… È come dire che Saviano e la sinistra, come i Casamonica, hanno attaccato Salvini sulla questione dei rom; di conseguenza sono in odore di clan e in combutta con loro. Delinquenti per analogia… Questa è la levatura delle loro argomentazioni, lo spessore etico e logico dei loro anatemi, ritorti su chi li lancia.
Benvenuti nel Paese dei Palloni Gonfiati.
MV, Il Tempo 25 giugno 2018