Il populismo non è sempre negativo. Ecco perché…

​Il populismo non è sempre negativo. Ecco perché…

Veneziani, lei è probabilmente l’ultimo intellettuale che non si arrabbia se viene definito di destra. O sbaglio?
Non sbaglia, anche se si tratta di due espressioni, intellettuale e “di destra” assai infamanti nel nostro tempo. L’unica obiezione che faccio è la reductio: ho scritto pagine e libri che non rientrano nella catalogazione detta, che si occupano d’altro, pensieri, sentimenti, storie, vita. Ci sono molte più cose in cielo e in terra, e dentro di noi che non si possono ridurre alla targhetta di intellettuale di destra.

Cos’è la destra oggi in Italia?
La destra oggi in Italia è uno stato d’animo o forse uno stato gassoso, una sensibilità, un modo di pensare e di essere che non trova adeguata espressione culturale, politica e mediatica.

Salvini secondo lei si può definire di destra?
Alcuni tratti dell’ultimo Salvini sono ostentatamente di destra, e uso la parola ostentazione non a caso. I suoi temi più saldi derivano da quella tradizione e anche da qualche sua esasperazione, diciamo una via di mezzo tra la cultura della destra e il basic instinct destromane.

Salvini è un populista?
Si, è un populista e non do una connotazione negativa a priori a quella definizione. Il populismo è una scorciatoia che costeggia l’abisso della demagogia per offrire soluzioni semplificate e assai sentite dalla gente; ma è anche l’estremo rifugio rispetto al dominio delle oligarchie, dei poteri opachi, delle sovranità nazionali, popolari, economiche esautorate.

Tra lei e Salvini c’è un comune denominatore: il Front National. Lei per molti anni è stato vicino al Msi che era un modello per la destra francese. Cosa pensa del ticket Salvini-Le Pen?
Marine Le Pen ha avuto un percorso di grande interesse politico, è riuscita a mediare un largo consenso con una efficace linearità, scrollandosi col tempo di alcune versioni becere di estremismo e di xenofobia. Resta tuttavia estranea a Salvini, nonostante i suoi ultimi ammirevoli sforzi, la passione per l’identità nazionale che invece traspare più evidente nei fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

C’è un retroterra culturale alle spalle del Carroccio?

Se c’è, vi arriva per vie traverse, rifratte, indirette. Se dovessi giudicarla in assoluto troverei complessivamente desolante il rapporto tra politica e cultura nella Lega. Poi, se mi guardo intorno e penso agli altri fenomeni politici in atto (renzismo, grillismo, berlusconismo) mi accorgo che la Lega è perlomeno nella media.

Che futuro hanno secondo lei le boutade salviniane?
Le boutade salviniane non cercano un futuro, cercano un consenso presente, vogliono cavalcare il malessere in corso, rispondere alle emergenze del quotidiano. Anzi meno traccia lasciano nel futuro, e più possono essere modificate col passare del tempo e l’emergere di nuove contingenze.

Lei è meridionale. Questo inficia il suo “laicismo” nei confronti di Salvini?
In parte si, non riuscirei a considerare un leader di riferimento chi per anni ha visto la realtà solo con occhi padani, mi riesce difficile vederlo come un mio riferimento, posso al più spingermi a considerarlo un alleato in un sistema bipolare.

Come giudica questa apertura al Centro-Sud e anche questi consensi ottenuti nel Meridione? Pensa che Salvini possa davvero sfondare al Sud?
Non esagererei la portata di questi consensi, che mi sembrano assai labili, fluttuanti e non così rilevanti. Penso che alla fine Salvini avrà bisogno di altri partner sul mercato politico, dico partner di destra nazionale e mediterranea più presenti nel territorio e più organici al sud, che viceversa sono più fragili a Nord. Una forma di simbiosi mutualistica, direi.

Che ruolo hanno avuto Fini, Berlusconi e Bossi nell’evoluzione o nell’involuzione della destra?
Il primo ha portato la destra alla distruzione e al suicidio in quattro mosse (liquidazione del Msi, liquidazione di An, liquidazione del Pdl versante destro, liquidazione di futuro e libertà), il secondo l’ha usata, mutata e svuotata dandole in cambio un passaggio per arrivare nei palazzi del potere, il terzo credo che non abbia dirette responsabilità nelle mutazioni della destra, è stato in parte un competitore, in parte un volgarizzatore della destra di pancia, in parte un imbarazzante partner perché denigrava l’Italia e il tricolore.
 
Intervista contenuta nel libro Il metodo Salvini (Sperling & Kupfer 2015) di Francesco M. Del Vigo e Domenico Ferrara 

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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