Alice nel Paese dei fenomeni

alice e il sindaco

Andate a vedere un film francese appena uscito, Alice e il sindaco. Lo dico a voi lettori, ma lo dico soprattutto a chi è in carriera politica. Dovrebbero vederlo in particolare i sindaci, i governanti, ma dispero che abbiano voglia, tempo e indole per farlo. Non è un capolavoro, ma è uno spaccato verace della miseria politica.

Il film racconta del sindaco di una grande città, che nel caso è Lione, ma potrebbe essere Milano o un’altra nostra città. Un sindaco di sinistra, naturalmente; perché quelli di destra non sono neanche presi in considerazione, trattandosi, agli occhi del circo cine-intellettuale, di bestie incivili. È un sindaco che nella gestione quotidiana del potere ha perso il senso della politica, la motivazione ideale, la molla sociale, la capacità di rivolgersi alla gente. Preso nella gestione, avvolto nel codazzo, ha perso, come suol dirsi, la visione. E ricorre a una ragazza, Alice, del tutto a digiuno di politica, che però ha studiato filosofia. Le chiede di fornirgli idee. Il sindaco sembra rianimarsi al contatto con la ragazza, riprende smalto più che contenuti; ma poi il meccanismo cinico e feroce lo inghiotte, la politica è irredimibile. La ruota del potere gira ed espelle il sindaco, gli impedisce il grande salto nella politica nazionale. E lui naufraga nel vuoto, anche se alla fine la perdita della politica gli permette di rivedere il sole e leggere i libri che prima non leggeva. Fallimento della politica, con possibilità di una mezza redenzione individuale.

Sappiamo che il male della politica al potere, e in particolare della casta politica di sinistra, è la lontananza della gente. Anche se tutti i politicanti scimmiottano “il gergo dell’autenticità”, enunciano continuamente di preoccuparsi della gente e fingono di vedere le cose coi loro occhi. Ma il problema della politica non è solo quello.

La politica è spenta da quando le idee non la alimentano più; e i suoi surrogati sono gli slogan, i discorsi preparati dagli staff e delle agenzie di comunicazione, previa indagine sociale e captazione dei temi sensibili del momento. Marketing politico. Ma la politica segue poco i consigli, oggi più di ieri non legge, non riflette, non ha visioni o strategie; vive sul momento, vuole intercettare gli umori passeggeri, il suo target è sempre più basso di quello su cui si pongono i consiglieri. E i protagonisti sono sempre più nani.

Certo, la politica decide sempre meno, deve attenersi a rigidi parametri, bilanci sorvegliati, ferree direttive europee e transnazionali prodotte da entità sovrastanti: organismi finanziari, banche, tecnocrati. E dunque i suoi margini d’azione sono più ristretti. D’altra parte l’era delle ideologie è lontana anche se riappare una specie di birignao post-ideologico in forma di slogan e contrapposizioni elementari. Ma è insopportabile vederli in video e dire tutti la stessa cosa: chi è al potere è sempre, per definizione, attaccato alla poltrona, si rinfacciano a turno governanti e oppositori, non rendendosi conto che la stessa cosa si dirà di loro il giorno che andranno al potere. E chi governa, a detta loro, ci sta migliorando la vita, anche se a noi cittadini non pare proprio.

Nessuno che abbia il coraggio di infrangere gli schemini manichei, di sorprendere talvolta dando ragione a chi è dalla parte opposta o denunciando i propri limiti. Il primo consiglio di Alice rivolto al sindaco è la modestia; ma anche quel richiamo viene tradotto furbamente dai politici come un espediente per confondersi in mezzo alla gente e riacquistare credito. Alla politica manca il coraggio di dire la verità, o più modestamente come stanno davvero le cose: non aspettatevi il paradiso, questa cosa credo di poterla fare bene, e quest’altra credo di farla meglio di chi mi ha preceduto o si oppone; ma non chiedetemi questo, andate altrove, non è mio compito e programma e quest’altra è impossibile, non ci sono risorse. Il politico deve imparare a fare la propria parte, modestamente, senza pretendere di essere il tutto, il meglio assoluto… Non vendetevi come al mercato, non imitate la pubblicità dei prodotti.

Ammettete poi, che non fate politica per spirito di servizio o perché siete missionari; ma lo fate per ambizione personale, per sete di riconoscimenti se non di gloria, è comprensibile e anche umano, e fate politica perché non sapete farne a meno o non sapete fare altro; ma non volete che la vostra carriera politica sia fatta a danno dei cittadini ma vi sforzerete di far coincidere la vostra ambizione personale con l’interesse generale. Perché volete essere riconosciuti e non arricchiti, volete lasciare tracce e non trarre solo benefici. Perché credete che la politica sia cursus honorum e non arraffare potere.

Sarebbe già un passo avanti se i politici si presentassero con un profilo più modesto. Alla politica mancheranno pure le idee, mancherà il senso dei reali interessi popolari, ma manca soprattutto la capacità di dire qualcosa di verosimile. La lotta politica non è tra il bene e il male, tra salvatori e distruttori, vivono tutti sotto lo stesso cielo e sono figli della stessa epoca e dello stesso clima, ciascuno fa la propria parte in campo. Credo che questa sia oggi l’elementare onestà che più manca alla politica. Certo, l’elettore spesso è puerile, vuole certezze elementari, in bianco e nero. Ma una classe dirigente deve saper dire come stanno le cose. Deve avere il coraggio della propria imperfezione, dichiarando i propri limiti. La modestia, di cui diceva Alice…

MV, La Verità 11 febbraio 2020

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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