Basta col Nobel, fate il premio Ikea

premio nobel

Dopo l’incidente sessista dell’anno scorso, avevate dubbi che avrebbero premiato una donna col Nobel per la letteratura? Magari verde, fan di Greta… Così è stato, con Olga Tokarczuk, polacca, verde, “di sinistra”, che scrive “per superare i confini”, premiata in tandem con Peter Handke. Si va per gender e non per valore, per messaggio ideologico e non per qualità. L’anno scorso la massima onorificenza letteraria al mondo non fu assegnata per una palpatina sessista compiuta dodici anni prima. Si può bloccare un evento letterario planetario per un episodio di molestie sessuali, sottomettere il genio alla mannaia del Me too? Non l’hanno fatto neanche a Hollywood dove sono più fricchettoni correct, dopo la vicenda Weinstein, ben più devastante perché toccava pure gli Oscar mentre qui non ci sono premiati abusanti o abusati sessualmente. Nella fattispecie è un mistero il nesso tra la Grande Letteratura e la piccola libidine di un fotografo, marito di una componente della giuria del premio. In passato la mancata assegnazione del Nobel fu per ragioni come una guerra mondiale; da ultimo invece è avvenuto per una toccatina al culo. Direbbe Sigmund Freud che siamo nella fase anale della Letteratura…

Ma sul Nobel torno su un mio chiodo fisso, ben più grave della censura ai molestatori. Se vediamo l’elenco dei premiati dal 1901 a oggi, scopriamo decine di autori premiati ignorati dai posteri, dimenticati dalla Letteratura, irrilevanti o marginali. Ma quel che è peggio, il premio più prestigioso del mondo ha dimenticato o rimosso quasi tutto il Grande Novecento Letterario. Vi faccio alcuni nomi. Vi dice niente uno come Marcel Proust o come Franz Kafka, o come James Joyce oppure Oscar Wilde? Il Nobel li ha ignorati. La stessa sorte, la stessa omertà, ha colpito giganti come Eugéne Ionesco e Aldous Huxley, Paul Valéry e G.K. Chesterton, George Orwell ed Ezra Pound, Ernst Junger e Louis-Ferdinande Céline. Niente Nobel. Per non dire di Leon Bloy ed Henri de Monterlhant, Fernando Pessoa e Yukio Mishima, Emil Cioran e Gottried Benn, George Bernanos e Stefan Zweig, Karl Kraus e Hugo von Hofmannsthal, e Lev Tolstoj fino a J.R.Tolkien…

L’elenco potrebbe continuare tra i vertici della letteratura mondiale negati a Stoccolma. Non è stata risparmiata nemmeno la Letteratura italiana, dove il Nobel ha dimenticato i due poeti italiani più amati e imitati al mondo, Gabriele D’Annunzio e F.T. Marinetti. Prima di loro il Nobel ha trascurato Giovanni Pascoli e poi Giuseppe Ungaretti; andando random, non c’è traccia di Curzio Malaparte e Cesare Pavese, Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, Giovannino Guareschi e Dino Buzzati e tanti altri. Sorprendono invece i premiati: da Grazia Deledda a Dario Fo, poi un po’ meglio con Salvatore Quasimodo e soprattutto con Eugenio Montale e per fortuna o per errore ci sono pure i nostri Giosuè Carducci e Luigi Pirandello. Ma i quattro quinti della nostra grande letteratura sono stati ignorati dagli svedesi. Curiosi pure i filosofi premiati col Nobel: un trittico, Bertrand Russell, Henri Bergson e Jean-Paul Sartre (che rigettò il premio), ma parlando di letteratura filosofica perché escludere grandi scrittori di filosofia come Benedetto Croce,  José Ortega y Gasset, Miguel de Unamuno, George Bataille, Roger Callois, Gabriel Marcel.

Insomma il Nobel è una strage di letteratura, un premio ignorante. In molti casi di assegnazione o di non assegnazione, ha contato il politically correct se consideriamo che quasi nessun grande autore scomodo è stato premiato, se non prima del tempo in cui si è reso imperdonabile (penso a Knut Hamsun o a W.B.Yeats e a Aleksandr Solzenicyn, prima che attaccasse il materialismo occidentale) e la stragrande maggioranza dei grandi non premiati e da me citati non erano certo progressisti, liberal, dem e marxisti. In compenso si sono dati premi di genere o etnici (del tipo quest’anno si premia una donna, magari femminista, o si dà un premio terzomondista all’autore di un paese povero). Insomma la presa per i fondelli del Nobel è cominciata molto prima del palpatore Jean-Claude Arnault. Ma la Svezia è la patria del politically correct, più degli Stati Uniti, come testimoniò uno studioso svedese, Jonathan Friedman nel suo libro Politicamente corretto, la cui moglie, ricercatrice, fu accusata di razzismo solo perché documentò che in Svezia è stata un fallimento la politica multiculturale d’accoglienza dei migranti. Il razzismo presunto è ex aequo alla palpatina del Nobel tra i peccati mortalmente scorretti.

I verdetti, emessi da diciotto svedesi, decretano da più di un secolo i falsi destini della Letteratura e proclamano i presunti Grandi salvo poi essere smentiti dai lettori, dal tempo che è galantuomo e dai critici. In realtà il Nobel è importante non per la letteratura ma per l’entità economica e dunque per i diretti interessati, a cui cambia la vita: un sacco di soldi, celebrità, conferenze e traduzioni… Con tutto il rispetto per l’intelligenza svedese, visto che capite poco di capolavori ed eccellenze letterarie, lasciate stare la letteratura, dedicatevi all’Ikea dove siete leader. Applicatevi ai mobili in serie, a basso costo, alle viti, ai bulloni, ai montaggi faidate. Al posto del Nobel funzionerebbe meglio il Premio Ikea, con versi smontabili e testi ricomponibili direttamente a casa vostra.

MV, La Verità 11 ottobre 2019

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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