Il Grasso superfluo

Scusate non mi sono ancora ripreso dall’ultimo parto della politica, Liberi e Uguali. Ma vi prego, fatemi capire. Le sinistre sparse del nostro Paese vivevano male la dominazione di un Corpo Estraneo come Matteo Renzi, lo subivano e lo odiavano.

Riuscirono perfino a superare le avversioni incrociate tra sinistra movimentista, briciole di Rifondazione, lasciti del vecchio Pci e giovani sfigati di tristi speranze, più gloriose reliquie della seconda repubblica e, accomunati dal disprezzo per il Vanesio Fiorentino, riuscirono a farsi un loro partitino.

Beh, alla fine cosa fanno? Chiamano a guidarlo un altro Corpo Estraneo, un papa straniero, un magistrato e uomo dell’establishment, il presidente del senato Grasso. Uno che a giudicare dal curriculum e dalle oscillazioni, avrebbe potuto tranquillamente militare con Renzi, con Berlusconi e con chiunque altro.

Grasso accetta perché la vanità è l’ultima a morire, e si gonfia, s’illumina d’incenso. Ma si può capire, un anno fa temeva di essere abolito insieme al Senato, e ora gli offrono di guidare un cartello intero con una visibilità assai forte.

E appartenendo alla genia degli Ego-magistrati, da Di Pietro a Ingroia, da De Magistris a Emiliano, assumere un ruolo di vetrina coi gradi di Comando, sputace sopra.

Ma loro, i combattenti e reduci della sinistra, gli esuli dal Pd e i profughi del ciclone renziano, che quando finalmente si fanno una casa tutta loro e possono darsi un leader di sinistra, schietto, vanno a pescare il presidente del senato.

Non la presidente della Camera, che almeno è un’icona della sinistra e una custode del Politicamente Corretto, del Tardo-Femminismo e dell’Antifascismo sacro; ma Grasso, che con la sinistra c’entra poco o nulla e solo per ragioni onomastiche può dirsi l’Unto del Signore.

La sinistra aveva due possibilità: poteva scegliere un leader che rappresentasse la sua tradizione e la sua identità, uno che indossa con dignità il novecento, comunismo incluso. Oppure uno che fosse la traduzione italiana di Tsipras o degli Indignados spagnoli, una specie di postsinistra protestataria del terzo millennio.

E invece che ti vanno a pescare? Un Grasso che non incarna né l’una né l’altra, che non è carne né pesce, ma colesterolo allo stato grezzo.

Grasso superfluo.

Come spiegare questa scelta suicida, che conferma in casa propria quel che sostengono gli avversari della sinistra: ossia l’incapacità di partorire una leadership chiara e distinta di sinistra?

Solo in un modo. La loro priorità non era chiamare a raccolta la sinistra ma danneggiare Renzi e allora hanno pensato che nuocesse di più al fiorentino un leader sferico e mobile, privo di identità politica e capace di suonare il piffero per l’elettore qualunque, pescando così nel target renziano.

In questa motivazione, però, sono rimasti fieramente, ferocemente di sinistra: l’odio a sinistra unisce più dell’affinità, il fratricidio vince sempre sulla fratellanza. Lividi e Uguali.

MV, Il Tempo 6 dicembre 2017

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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