Apologia di Angelino

Mi accingo all’impresa più difficile che si possa compiere al momento: l’apologia di Angelino Alfano, l’unico che riesca a mettere d’accordo nell’unanime disprezzo la sinistra, la destra, i grillini e i berlusconiani.

Persino i suoi alleati del Pd sotto sotto lo detestano, Renzi incluso. Se la sinistra non si unisce ai renziani e se i sovranisti di Salvini non si uniscono ai monarchici di Berlusconi, la motivazione principale, o almeno il pretesto, è sempre lui, il leggiadro AAA: Angelino Alfano d’Agrigento. Finché non rompete con Alfano, è impossibile l’alleanza dicono da sinistra a destra.

Ma cosa ha fatto di male quella povera creatura da meritare così vasta ripugnanza?

È stato alleato con tutti i sullodati, è stato al governo con tutti costoro, ha diviso il pane e il companatico per vent’anni. Non c’è un ministro o ex ministro di destra, di centro o di sinistra che possa dire: non sono mai stato con lui al governo.

Se cerchiamo un simbolo di continuità del nostro Stato e delle nostre istituzioni, uno al di sopra, in mezzo e al di sotto delle parti, lo troviamo in lui, mica nel presidente della repubblica o nel papa. Angelino unisce l’Italia più della Costituzione.

E non solo. Io non ricordo a memoria d’uomo, in settantun’anni di repubblica italiana nessun ministro, nessun fantasista che in così poco tempo abbia fatto il ministro degli Interni, degli Esteri e della Giustizia e nei ritagli di tempo il vicepremier e il leader di partito. Nemmeno De Gasperi, nemmeno Andreotti con le sue sette vite…

Il Leonardo da Vinci dei dicasteri. Un jolly versatile, polimorfo. Angiollino è soprannominato chiamato nei vertici europei, dove sembra che l’Italia sia così a corto di ministri che manda sempre lo stesso in tutti i vertici, degli esteri, degli interni e della giustizia.

O si tratta, avranno pensato i polacchi che hanno avuto due gemelli alla guida del Paese, di un parto politico trigemellare, Angelino I, Angelino II e Angelino III, i fratelli VoltaBandiera.

Ma lui ha guidato tre quattro partiti diversi nel giro di pochissimi anni, prima solo da conducente poi da conduttore, infine da conducator di un partito sotto falso nome, Alternativa popolare, che non è né alternativo perché a turno se la fa con tutti, né popolare perché sono pochi intimi, ha più ministri che elettori.

Lui è stato la cerniera tra Berlusconi e Renzi, e prima tra Berlusconi e Letta, e tra il centro-destra e il centro-sinistra. Il Cerniera ha fatto l’ambasciatore della destra presso la sinistra, e poi viceversa. È un ponte, Angelino Bridge.

Ha fatto coppia con tutti, tra poco lo vedremo in concerto nel duo Romina e Alfano, o per compiacere il mondo gay, Angelino Jolly & Brad Pitt. In Sicilia per le prossime elezioni era dato come alleato da ambo i versanti, un caso miracoloso di bilocazione che nemmeno Sant’Agata e Santa Rosalia…

Alla fine s’è buttato con Renzi ma appena è arrivato lui sono scappati via tutti quelli di sinistra. Ma cos’ha di così repellente il povero Angelino?

Quando sorride e soprattutto quando aggrotta le sopracciglia somiglia maledettamente a Bugs Bunny, il Coniglio dal fiero cipiglio, un cartoon della nostra infanzia. Ha la stessa espressione, gli stessi incisivi.

Ma a tirar fuori il coniglio Angelino dal cilindro fu il prestigiatore Silvian: il responsabile dell’illusionismo fu lui, il Cavaliere. Ad Angelino s’appoggiò perfino il governo bersaniano di Letta, e poi con lui trescò il maghetto di Firenze, Matteo Otelma Renzi.

Se ha avuto tutti quei ministeri, tutte quelle leadership, tutto quel credito non è colpa sua, tantomeno merito suo, ma di lorsignori. E se è diventato il Modello del Voltagabbana non è colpa sua.

Ha applicato alla lettera la legge principale della politica italiana, detta in gergo scientifico Paraculismo, e ha capito perfettamente quali sono le reali motivazioni che muovono la classe politica: galleggiare ad ogni costo. E ora guida il partito più grosso che ci sia in parlamento: i transfughi, che sono la maggioranza.

Per questo dico, lasciate stare Angelino, non sparate sul Coniglio. È innocente. Tutto quel che ha fatto è solo l’effetto, la sintesi, il compendio del nostro presepe politico. Angelino è il campione, anzi il campioncino della politica italiana.

Se lo annusi senti l’odore leggiadro di tutte le sue fragranze, l’estratto dei molteplici suoi profumi, che i denigratori chiamano fetori. Forza Angelino, sei tutti loro.

MV, Il Tempo 11 settembre 2017

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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