Bentornati, padre e madre

Il ritorno del Genitor Prodigo. La parabola evangelica a rovescio dei nostri anni. Salvini il Barbaro irrompe nell’ufficio anagrafe e impone di tornare a padre e madre sui moduli per la carta d’identità e di impacchettare le protesi che erano al loro posto, denominatie Genitore 1 e genitore 2 e rimandarle ai loro sponsor sinistri. Ma partiamo dall’inizio, anzi dall’Inizio del mondo.

In principio erano il Padre e la Madre, e il loro frutto, detto Figlio. Poi dopo alcune trascurabili milionate d’anni, andarono finalmente al governo i progressisti, non solo in Italia. Lasciammo lo stato di natura ed entrammo finalmente nella modernità. Ritenendo che quella primitiva dicitura riguardasse trogloditi sessisti e razzisti che s’accoppiavano in meschine tribù dette famiglie, decisero di evitare distinzioni di sesso e di abolire la paternità e la maternità. Così, per non offendere gay, lesbiche, figli in provetta e uteri in affitto. Così inventarono una nuova dicitura neutra, anonima, asessuata: Genitore 1 e Genitore 2, passo e chiudo la famiglia. Non era una comunicazione in codice della Volante ma era il nuovo codice di famiglia che si profilava grazie al Pidiotismo, ideologia ufficiale del Pd e della sinistra diffusa. Per carità, capisco il risentimento personale di Renzi con la famiglia: avere babbi, parenti e cognati tutti nei guai giudiziari, ti fa venire voglia di abolire la famiglia. Ma la sua, non la nostra. Comunque la legge arrivò. La famiglia finiva, tu prendevi il numeretto e ti mettevi in fila. Vai genitore 1, ora tocca a te Genitore 2, come al gioco della bandiera. Le scuole gestite da prof sinistri aderirono subito con entusiasmo. Magari avrebbero previsto col tempo anche un genitore 3, 4, e così via o i genitori decimali, dopo la virgola. Non importava il sesso e l’effettivo rapporto col minore, bastava il numero e la quota di partecipazione. Azionariato diffuso, collettivo genitori democratici.

L’abolizione del Padre, ente superfluo, aveva preceduto solo di qualche anno la soppressione di un altro ente inutile, la Madre, anzi la Mamma, come la chiamavano i mammiferi preistorici e i reazionari beceri. Per le famiglie numerose si procedeva alla separazione dei beni filiali, il genitore 1 si curava dei figli dalla fila uno in giù, per dispari, il genitore 2 di quelli dalla fila due in giù per pari. Io che sono figlio 4, sarei capitato con genitore 2, ma non so poi chi sarebbe stato dei due, l’ex-padre o l’ex-madre? Primo è il maschio, come si faceva nel tempo maschilista o vale il detto “nelle case dei galantuomini prima la femmina e poi l’omini” e dunque prima è la donna? Forse si sarebbe deciso in ordine d’arrivo, come i numeretti alla posta e al salumiere. L’abolizione di padre e madre, ridotti a genere neutro, è la prova, anche semantica, che la legittimazione delle unioni gay non è un diritto a se stante ma comporta l’abolizione contestuale della figura del padre, della madre e della famiglia. Poi magari avrebbero abolito anche il figlio per non discriminare chi non è figlio tuo, né biologico né legittimo, ma è magari sbarcato da migrante senza genitori. Basta coi figli, tutti i bambini sono figli nostri, senza favoritismi o preferenze. Sorteggio, turnazione, lotteria: figli per caso e per l’occasione.

Però ora sono arrivati al governo i turpi sovranisti, populisti e familisti,  quelli che ancora usano chiamare i genitori mamma e papà e non versatori spermatici o noleggiatori di utero. Così la Bestia Arcaica ha ripreso il sopravvento. Padre e madre tornano, almeno sulla carta. Salvini annuncia altri inquietanti progetti in favore delle nascite e delle famiglie. Fermatelo prima che si torni all’età della pietra e della clave. Per ora è solo un piccolo passo. Padre, Madre, bentornati.

MV, Il Tempo 11 agosto 2018

 

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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