Famiglia Italia

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Ma cosa resta della manifestazione di sabato scorso a Roma sulla famiglia?

Un milione di cobas della tradizione, autoconvocati, non sostenuti dal Papa, dalla Chiesa o dalle sue istituzioni, né da partiti o sindacati, da scuole o da network mediatici. E milioni di italiani che la pensavano come loro, ma sono rimasti ai loro posti di compatimento… Rispetto al family day di sette anni fa, che godeva di un certo sostegno della Chiesa di Ratzinger e Ruini e del centro-destra di governo, questa volta la gente è scesa in piazza per conto proprio o con la galassia dei movimenti affini. Sarebbe stupido dire che quella gente era mossa dall’omofobia o dalla caccia alle streghe transgender; c’era, accanto alla preoccupazione per le leggi in cantiere e per la cultura sfamilista al comando, un valore positivo da promuovere, un bene elementare da difendere: la famiglia, a partire dai bambini. E chi ha detto dal governo che i manifestanti hanno sbagliato secolo, patisce di corte vedute perché i figli, la nascita, la famiglia, non appartengono a un tempo ma ad ogni tempo. Sono il fondamento di ogni civiltà e non sono scaduti col passaggio al nuovo millennio o all’euro… Non si può ridurre tutto al presente e ai suoi piccoli dogmi.

E tuttavia resta la domanda da cui siamo partiti. È stato solo un evento, magari un avvertimento, e poi basta o è il segno di un processo in corso, il sintomo di un mondo che non si sente tutelato né rappresentato e scende in piazza?

La Chiesa di Francesco sta scegliendo altri percorsi. Magari sottovoce critica le ideologie gender e l’omolatria, ma ad alta voce parla d’altro e dopo la manifestazione di Roma si concentra sui rifugiati e l’accoglienza d’immigrati, divorziati e gay o si dedica ai temi dell’ambiente e della corruzione, che strappano l’applauso dei media, a cominciare dal giornale preferito di papa Francesco, la Repubblica (Santità, si faccia portare la mazzetta dei giornali, può permetterselo, non è peccato, e avrà una visione più varia, anzi ecumenica). Temi, intendiamoci, che la Chiesa fa bene a far propri, ma non lasciando nel silenzio le insidie che riguardano la famiglia, la nascita e la vita. Anzi, la forza vincente in un mondo arido sarà di chi saprà combinare i temi che attengono al degrado umano e ambientale col rilancio dei temi più vivi della tradizione e della famiglia. Chi difende la natura e la cultura dal degrado non può dimenticare di difendere la natura e la cultura in tema di figli e di famiglia. E i diritti dei più deboli vanno tutelati già in casa.

Ma il discorso non riguarda tanto la Chiesa. Anzi, il carattere originale del movimento sorto a Piazza san Giovani è che si è trattato di una mobilitazione non clericale, non confessionale, non fondata sulla pio-etica ma aperta e trasversale, civile, popolare e culturale. E qui si torna alla vecchia latitante, la politica. Nessuno auspica che la politica strumentalizzi queste manifestazioni e ci metta il suo cappello. Semmai ci piacerebbe l’inverso, che quei movimenti usassero la politica per tutelare e veicolare le sue istanze e i suoi valori. Però è necessario che qualcuno si prenda carico di rappresentare anche in sede politica quel mondo che rappresenta, a occhio e croce, la metà degli italiani. Stavolta la politica si è mossa in modo soft: il plauso di Salvini e della Meloni, di Quagliariello e Giovanardi, di Casini e di Gasparri, e il silenzio “pascaliano” di Forza Italia (ormai più sensibile alle battaglie animaliste e ai diritti gay e trans). Diciamo che sui temi bioetici si è intravisto un profilo di centro-destra dopo Berlusconi, tra Lega, Fratelli d’Italia ed Ncd, nonostante i presenti dissensi. Perduta la vecchia Dc, smarrito il berlusconismo, non c’è di fatto un soggetto politico che possa compiutamente e autorevolmente rappresentare quella battaglia. E se fosse quello il collante ideale di una nuovo soggetto politico, popolare e nazionale, magari insieme al tema dell’italianità e della priorità nazionale? Non sarebbe bello se la politica stavolta non ripartisse dai guitti, dalle facce e dai culi (che talvolta coincidono, per occupare seggi e poltrone) ma da un popolo, dalle famiglie, dalla civiltà e da una visione della vita? C’è bisogno d’un atto pubblico di nascita in questo mortorio di paese…

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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