Il capo del Pd sarà negro

Lo psicodramma collettivo sulla fine della sinistra continua imperterrito da settimane, forse da mesi, sotto sotto da anni. C’è qualcosa di esagerato nel piangere e denunciare il collasso del Pd. Non successe la stessa cosa quando sparì il partito-paese, la Dc, dopo mezzo secolo ininterrotto di governo, di potere a ogni livello e di maggioranza. Tantomeno, figuriamoci, quando scomparve la destra con Fini. Ma la tragedia della sinistra tocca direttamente le fabbriche dell’opinione pubbliche, gli influencer, dalla Rai all’Istat, dai giornali agli intellettuali, perché alla fine i due mondi coincidono.

A volte ti sembra di vedere due tragedie umanitarie trasmesse in contemporanea: i barconi dei migranti che arrivano, i cartoni dei morenti – sindaci, ministri, governanti – che sloggiano. E le due tragedie, pur così diseguali, vengono collegate, perché intanto sorgono problemi di approdo per i migranti in quanto non ci sono più i demosinistri e i cattoumanitari al potere, rossi dentro e neri fuori, perché filo-migranti.

Sullo psicodramma si sono cimentati in tanti, e tanti hanno dato consigli alla sinistra per riprendersi il potere smettendo di essere sinistra. Consiglio doppiamente assurdo perché sottintende una considerazione inaccettabile: che la sinistra può rinunciare alle sue idee ma non al potere a cui per diritto divino è destinata.

Io non do consigli, constato solo il decesso. O meglio, il male incurabile, il declino irreversibile, lo scivolare verso posizioni di netta minoranza. E torno a dire: se evaporò in poco tempo la dc, riducendosi a pochi reduci, non vedo perché non possa sparire la sinistra e se ne debba fare una malattia. Tanto più che il declino è mondiale, come ben si vede, e a furor di popolo.

Faccio solo tre notazioni in margine.

La prima è che trovo grottesca la sfilata dei maestrini che hanno rimproverato alla sinistra di essersi allontanata dalla realtà, dal popolo, dai suoi disagi e dal suo sentire. E lo dicono mentre dappertutto loro stessi, i maestrini, i loro giornaloni, le loro tv, continuano a somministrare al Paese la stessa pappa che ha portato al disastro la sinistra: pro-migranti, prima loro poi gli italiani, pro-rom e pro-gay come se fossero temi di priorità epocale, antifascisti e antirazzisti. E via dicendo. Ma non avete capito che la sinistra è crollata proprio perché si è identificata col messaggio ossessivo che i suoi mass media, i suoi agenti, funzionari, ideologi propinano ogni giorno, disertando la realtà e i suoi disagi?

La seconda è che è inutile arrovellarsi su chi sarà il miracoloso resuscitatore della sinistra. Sfilano in tanti, Zingaretti (che aderisce fin nel cognome all’afflato di sinistra ma si dovrebbe ribattezzare Rometti per rispettare la cultura rom), Calenda, che è entrato tre mesi fa nel Pd e ora vuole già seppellirlo per collocarlo all’incrocio pigliatutto, più il coro delle prefiche piangenti della sinistra perduta o della cattosinistra, appena usciti disfatti dalle esperienze di governo. Sullo sfondo dal sarcofago di D’Alema si sentono risate sataniche.

Scherzi a parte, penso una cosa: la sinistra che verrà, non sarà radical chic, radical chec o proveniente dalla Ditta. Ma verrà, come è giusto e coerente, dal basso, da fuori e da lontano. Lasciate che mi esponga in un’ardita profezia: il prossimo leader della sinistra, come il suo popolo del resto, sarà un papa straniero. Sarà negro. Sarà venuto dai barconi o avrà trovato nei barconi il suo elettorato maggiore e la sua base militante. Sarà pop, e non snob. Che saranno poi i milioni di migranti che la sinistra, il papa, i mattarelli umanitari, avranno agevolato a far entrare nel paese e in Europa. Riprenderà, come è giusto, la bandiera del proletariato e farà la concorrenza ai grillini pauperisti. Non ha senso per la marea di migranti avere tutori che parlano in loro nome pur vivendo da agiatissimi borghesi, lontani dai sobborghi e dagli spazi pubblici affollati dai migranti. Lo faranno direttamente loro. La sinistra, una mattina si è svegliata e ha trovato l’invasor.

E allora, terzo punto, che destino avrà la sinistra residua in Italia e non solo? La sinistra, finché dominerà il populismo, continuerà ad essere quella che è stata, un centro di potere mediatico, culturale, bioetico, giudiziario; una fabbrica di influenze, codici e sentenze, una lobby trasversale che raggruppa al suo interno tante altre lobby che fanno setta, business o potere sui temi sensibili. Smetterà di essere un partito, perché è un’oligarchia capace di orientare le opinioni ma non di prevalere nel voto. Fino a che ci sarà democrazia, sovranità e libertà, la sinistra sarà minoritaria, perché avvertita non dalla parte del suo popolo ma fuori, sopra e contro di esso.

Renzi, a cui è stata attribuita una disfatta molto più grande e molto più radicale di lui, è un caso esemplare: ora si dà ai media, come già fece il suo precursore Veltroni. Va in tv perché, lo dicemmo dagli inizi, lui è un animatore. Sono piccoli esempi vistosi di un processo più grande: la sinistra proletaria e sudata la faranno i neri, magari islamici, la sinistra da passeggio e da salotto sarà nei poteri che non passano dal consenso popolare. Brutta ciao.

MV, Il Tempo 30 giugno 2018

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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