La befana col bollino rosso

Ma si potrà nominare la Befana invano, almeno per oggi, o si rischia di urtare la suscettibilità di qualcuno, che so, le femministe, l’Anpi, la Boldrina, il Collettivo Sardine? Si potrà parlare di un personaggio che certamente non ispira Bella Ciao? La befana da bambina si chiamava Greta e da ragazza Karola, e da vecchia Emma? È un insulto alle donne rappresentarla in quel modo indecente, con la scopa tra le gambe, le scarpe tutte rotte e il sacco gravoso sulle spalle? Penderà sui bambini l’accusa di molestie sessuali e sfruttamento femminile per la petulante richiesta di prestazioni alla suddetta vegliarda e la pretesa di estorcerle calze piene di regali? E gli adulti consenzienti rischieranno l’imputazione di tentato befanicidio perché lei è costretta a mettere a repentaglio la sua incolumità volando a rischio smog su mezzi molto precari, nella fascia notturna e calandosi in canne fumarie e camini accesi?

Si risentirà il Sindacato Trasporti Aerei, che so, la Cgil-Befane? O una volta all’anno, almeno, è lecito restare nella tradizione senza nessuna regolamentazione politicamente corretta e sindacalmente protetta?

Si potranno poi citare, almeno oggi, i Re Magi o si devono prima dimettere dal regno e sottoporsi al voto? E se insistono a rivendicare la loro regalità dovremo subito seppellirli coi Savoia a Vicoforte? Si potrà dire che i suddetti tre regnanti vanno al presepe seguendo la stella cometa o devono per forza scaricare l’app col navigatore e lasciare le corone ai metal detector e proseguire a piedi perché la grotta è nella ztl? E non rischiano di essere fermati ai controlli doganali, uno per contrabbando di valuta (l’oro), l’altro per detenzione stupefacenti (incensi) e passa solo il terzo perché nessuno sa cosa sia la mirra? Ma soprattutto la loro presenza offende i migranti perché sono facoltosi e non bisognosi, portano doni e non chiedono aiuti, arrivano con mezzi autonomi e non con barconi di fortuna e accorrono per adorare il nostro Dio e non per imporne uno loro? E il Papa cosa dice, che dobbiamo trasformare i Re Magi in Poveri Migranti, di religione islamica magari, accolti nel presepe non da spaesati angeli ma da Organizzazioni non governative? E il presepe, già il presepe, si potrà smantellare domani con l’idea di usarlo l’anno prossimo o si dovrà farlo esplodere gridando Allah Akbar e l’anno prossimo sostituirlo con una struttura polivalente, un po’ moschea, un po’ museo dell’olocausto, un po’ centro ricreativo per non credenti? Si potrà salvare solo l’albero per ragioni ambientaliste?

E Gesù Bambino, negrizziato a Palermo, dovrà prima passare dall’anagrafe, Erode permettendo, per registrarlo come Perù Bambino e per escludere ogni paternità surrogata, anche divina, e ogni intrusione dello Spirito Santo? E la Madonna dovrà denunciare San Giuseppe perché lei è minorenne e lui maneggia seghe e bastoni e dunque è un potenziale violento? Tra i pastori adoranti avremmo dovuto prevedere anche una quota gay e trans, più una percentuale di neri e di clandestini? Nel presepe era obbligatorio un insediamento rom? E tra i Re Magi almeno uno d’ora in poi dovrà essere disabile? E come la mettiamo con tutte quelle pecore, quelle mucche e quegli agnelli che gremiscono il presepe, di cui è prevedibile la brutta fine, non teniamo conto dei vegani e degli animalisti? Il prossimo presepe si dovrà fare solo con i cereali? Apprensioni legittime soprattutto perché, come è noto, l’Epifania ogni festa porta via e da domani si torna alla realtà, che pressappoco è questa qua.

MV, 6 gennaio 2020

 

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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