La fiction in Rai che ci vede protagonisti

Ma allora vai davvero a condurre un programma in Rai? È un tormentone che mi perseguita da svariati giorni e che finora ho semplicemente negato, senza dare ulteriori spiegazioni, scrivere articoli o rettifiche. Perché mi secca perfino parlarne. Avverto ormai fastidio a parlare di me e delle mie cose, per giunta di quelle irreali; non sopporto più questi protagonismi che pure in passato ho coltivato o almeno assecondato. Ho un rigetto per qualunque forma di narcisismo e d’istrionismo, ammiro chi sa sparire. E non pensavo d’intervenire sull’argomento, rifiutando ogni proposta di parlarne, in pubblico e in privato. Ma il tormentone si è fatto ossessivo, e allora ve ne parlo, non come fatto personale, del tutto irrilevante, ma per raccontarvi una situazione e un modo “esemplare” di fare informazione, che fa obiettivamente vomitare, perché privo di elementai riscontri, a cominciare dai diretti interessati, neanche interpellati.
Premetto. Da trent’anni, esattamente dal 1994, con l’avvento del primo governo di centro-destra, mi attribuiscono sui giornali ministeri culturali, presidenze, conduzioni di programmi tv. Comprensibile, anche perché ero a destra in prima linea quando eravamo davvero in pochissimi, avevo fondato e dirigevo riviste che furono un po’ i battistrada di quel cambiamento. Ma allora come ora non era vero. Però all’epoca, perlomeno, erano pubblicate come ipotesi, congetture, deduzioni logiche. Invece, da qualche tempo le bufale vengono spacciate perentoriamente, come anticipazione di fatti che a breve accadranno. Non ipotesi ma notizie.
L’ultima bufala di questo tipo, inventata di sana pianta, che continua imperterrita a rimbalzare sui giornali agnelliani-elkanniani, da la Repubblica a la Stampa, nonostante la mia inequivocabile smentita, è surreale, stupida e volutamente offensiva: scrivono ormai da giorni che per sostituire Corrado Augias nel programma Rebus, sarebbero addirittura previsti tre, se non quattro, conduttori “di destra”, fermo restando al loro fianco Giorgio Zanchini. Ovvero, per condurre a mezzadria un programma della terza rete, e per sostituire metà conduttore di sinistra, occorrono tre, quattro co-conduttori “di destra”: nell’ordine alfabetico Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Giuli, Giordano Bruno Guerri, ed io. Per quel che mi riguarda, ripeto per l’ultima volta, non ho intenzione di condurre programmi o robe di questo tipo e, come si può notare, mi tengo lontano dal video e dai talk show in particolare, ormai da tanto tempo; tantomeno ho intenzione di condurre, di fare il presentatore o simili. Con tutto il rispetto per chi lo fa, ma non è il mio mestiere. E reputo offensivo che si suggerisca al lettore l’idea che per sostituire il vecchissimo, venerabile Augias si debba approntare addirittura una squadra, un pacchetto, come loro scrivono, di “intellettuali meloniani” (se sapessero che non vedo e non sento la Meloni da anni e che quando non condivido le sue scelte dissento apertamente). Da decenni ti considerano morto, ignorano la tua attività di autore e di pensiero, le numerose opere che pubblichi; poi un giorno, d’un tratto, ti tirano fuori dal loro immaginario sarcofago per affibbiarti un immaginario ruolo militante e funzionario nel servizio d’ordine televisivo meloniano…
Aggiungo per completezza d’informazione tre cose: 1) non ho mai chiesto nulla a nessuno, nessun incarico, nessuna nomina, né ora né allora né mai, non è nel mio carattere, sarò scontroso, misantropo e orgoglioso ma è così; e non è nemmeno nelle mie aspirazioni; 2) vent’anni fa, magari, non mi sarei tirato indietro alle proposte di cui si parlava, come fu col cdA della Rai, di cui poi mi pentì e non volli più ripetere; 3) Oggi no, the game is over, il tempo è scaduto per queste cose, ho allergie per conduzioni, video e poltrone; mi dedico da tempo solo ai libri, alla scrittura e alla lettura, vivo in disparte, al mare, non voglio incarichi, e quanti hanno avuto con me contatti preliminari per sondarmi, lo sanno bene.
Mi sottraggo da mesi a intervenire sul tema, e lo sanno anche i tanti giornalisti che mi hanno cercato invano per intervistarmi, compresi quelli de la Repubblica e del Corriere della sera, in tema di Rai e dintorni. E comunque la storia della co-conduzione al posto di Augias non esiste neanche come vago contatto, pura richiesta, semplice proposta. È una bufala allo stato puro, per giunta inacidita perché va avanti non so da quanti giorni. Ed è chiaramente spregiativa perché suggerisce alla gente l’idea che gli intellettuali di destra si comprino a pacchetti – mi dia una confezione da tre di intellettuali di destra – siano allevati e venduti a batterie. E invece se c’è una cosa che caratterizza i cosiddetti “intellettuali di destra” è che sono fin troppo individualisti, refrattari allo spiedino misto, ai collettivi. Sul tema specifico, mi limito a dire che Augias ed io facciamo mestieri diversi, leggiamo libri diversi, abbiamo inclinazioni diverse, oltre che idee e sensibilità differenti; non è mio mestiere condurre programmi e fare domande, come non è suo mestiere scrivere saggi e frequentare testi di filosofi e pensatori. A ciascuno il suo.
Ringrazio invece di cuore i tantissimi che, al mio commento sui social in merito alla notizia falsa spacciata da Repubblica-La Stampa, mi hanno detto che per loro benché falsa, era una bellissima notizia e vorrebbero che si avverasse. E’ giusta, sacrosanta, la vostra aspettativa di un ricambio in tv, volti diversi con idee diverse; ma non pensate a me per questo, vi prego. Scusatemi.
Considerazione finale: se non hai alcun tipo di incarico, non ti muovi per averli, non vuoi averli, sei fuori da tutto e ti tieni fuori, e ti inventano lo stesso dal nulla queste fandonie, immaginate cosa accadrebbe se un incarico lo avessimo davvero, quale macchina del fango e dell’infamia metterebbero in moto. Se prima di cominciare usano già il falso, figuratevi dopo, o in corso d’opera.

La Verità – 28 giugno 2023

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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