L’intellettuale e la Hunziker

Ripubblichiamo questo scritto di MV del 2001 tornato d’attualità perché la soubrette presenterà il prossimo festival di Sanremo con Claudio Baglioni

Intellettuale autentico conoscerebbe seducente soubrette dal sorriso malizioso e dal sedere delizioso (o viceversa). Dopo una vita di sfregi e umiliazioni, anche per l’Intellettuale Incompreso, arriva l’ora del riscatto. Prendete un intellettuale, magari con le pinze, per diffidenza e disprezzo verso il soggetto.

Da anni tutti certificano la sua inservibilità, i potenti lo detestano e lo trattano come un grillo parlante o una cicala molesta di quelle che scoppiano per troppo ciarlare; il pubblico lo scansa perché lo identifica con la pesantezza e con la contorta depressione.

In famiglia è visto come un ente inutile, persino al bar lo servono sempre dopo gli altri perché non sa chiedere, non sa imporsi e nemmeno farsi notare, pretende con la sola ieratica presenza di suggerire al cameriere un caffè scorretto.

Gli vanno male i libri perché non legge più nessuno, gli va male la tv perché quando lo vedono sul video cambiano canale e calano subito gli indici d’ascolto e i testicoli dello spettatore.

Alle rivoluzioni non serve più: primo perché non se ne fanno, secondo perché si fanno a suon di look, cantanti, banchieri e non certo di libri, intellettuali e teorie. Alla manutenzione del potere nemmeno è utile, perché servono più gli intrattenitori, gli affaristi e i servitori che gli animali pensanti e obbiettanti. La cultura quest’estate si porta molto succinta, quasi un perizoma.

Insomma, non c’è trippa da nessuna parte per l’Intellettuale. Solo paranoia, parasole, girotondi e girovita.

Finché un giorno la Bella del Momento, la Ragazza più copertinata dell’estate, libera dall’Eros, nel senso del suo ex-marito il cantante Ramazzotti, a precisa domanda del “Corriere della Sera”, risponde: Tra un politico, un attore, un calciatore, un intellettuale e un miliardario chi preferirebbe? Risposta di Michelle Hunziker: Un intellettuale. Anzi risponde ancora meglio, mostrando di essere pure intelligente: “Un intellettuale ma che non faccia l’alternativo. Non intellettuale per moda…Deve affascinarmi a livello culturale”.

Uno vero, insomma, di quelli brutti e imbranati, isolati e compassati come sanno essere solo gli intellettuali veri. Ragazzi, sto male. Da tempo ho ingaggiato una dura lotta per liberarmi dall’etichetta d’intellettuale; ora che ci sto quasi riuscendo, devo fare dietrofront.

 

L’intellettuale piace. E non ai lettori, non ai potenti, non alla tv, chissenefrega; ma alla più fresca e più carina Ragazza che c’è in giro, per teatri, tv e piazze d’Italia. Svizzera per giunta e dal nome evocante l’adolescenza dell’intellettuale vissuta all’ombra dei Beatles: Michelle, una delle più belle canzoni che precedettero il ‘68.

Una sua foto che bacia un uomo vale 50mila euro; ma se bacia un mostro, cioè un intellettuale, vale centomila.

L’orgoglio sconfina nella commozione quando pensi al paragone: l’intellettuale è meglio di un politico, un calciatore, un attore, un miliardario; lui che non ha potere, non ha prestanza fisica, non è ricco… Gli ultimi saranno i primi, che bella botta di Vangelo applicato alla dolce vita.

Era dai tempi di Malaparte e di D’Annunzio che non si vedevano ‘ste cose. E la commozione diventa delirio se penso che la Hunziker non cerca un intellettuale finto o alternativo, di quelli sinistresi e vegani della cultura; ma uno vero, cioè scomodo, disorganico, privo di senso pratico…

Ma se posso passare dall’orgoglio alla superbia, aggiungerei: credetemi, non è la sola a innamorarsi degli intellettuali la dolce Michelle, modella e soubrette, divenuta celebre grazie alle splendide chiappe in posa per Roberta con il mitico perizoma. Vi posso assicurare che l’Intellettuale non ha presa sul potere ma acchiappa con le donne. Alla grande.

Certo, sarà una ricercatezza, forse una perversione, come il lume della nonna, fino a ieri considerato kitsch e oggi venuto di gran moda. Ma l’intellettuale è diventato una specie di tatuaggio, di griffe, un piercing al cervello o un reperto da mostrare. E già, perché preferire l’intellettuale vuol dire non essere solo Belle Gnocche e basta; ma dimostrare di essere pure intelligenti e colte, di avere gusti ricercati, un po’ perversi ma certo raffinati.

So già le maliziose obiezioni degli Scartati: la Hunziker dice di preferire l’Intellettuale perché non ne ha mai conosciuto davvero uno. È solo un vezzo, una battuta da Zelig; ma prova sul serio e vedrai la noia, la faccia stravolta. Trattane uno vero e vedrai che invecchi e abbruttisci a vista d’occhio, passi col tuo bel culetto da Roberta alla pubblicità dei confetti lassativi.

Sarà come voi dite, ma io vedo in quella dichiarazione il segno della Provvidenza o se preferite autorità più laiche, l’Astuzia della ragione di cui parlava Hegel o il Genio della Specie secondo Schopenhauer. Insomma l’intrusione quasi soprannaturale di una legge di natura, chiamata compensazione o se preferite simbiosi mutualistica: al defilè della vita, tu porti la bellezza e io l’intelligenza, tu il corpo e io la mente.

Come il paguro e l’attinia, uno compensa l’altro, senza voler necessariamente dire che la Bella debba essere senza cervello e l’Intellettuale senza corpo.

Bella e Besthia: ma poi a ben vedere la Bestia potrebbe essere il bell’animale femminile e Bella potrebbe essere l’anima dell’intellettuale. Bellezza interiore, come diceva Platone di Socrate: all’apparenza è brutto, ma come le statue dei Sileni, se le apri trovi all’interno i simulacri degli dei.

Che rivoluzione, che rivincita per gli intellettuali: è come se al passaggio di Leopardi nelle vie di Recanati, Silvia si mettesse a fischiare, a lanciare sguardi ammiccanti per poi concludere con una palpatina alla sua sensuale gobba.

Rivedi a rovescio millenni di pensiero: la fantesca tracia che anziché deridere si invaghisce di Talete e della sua intellettuale distrazione e imbranataggine; o la bella Elena che ai principi prestanti preferisce il brutto intellettuale Tersite, risparmiando lutti.

L’Intellettuale e la Soubrette, glutei che si confondono cogli emisferi cerebrali. Il precedente classico è l’avvenente Filide che fa l’amore a cavalcioni sul maestro di color che sanno, Aristotele da Stagira; il precedente recente e casereccio è Alba Parietti che s’invaghì dell’intellettuale Stefano Bonaga.

Finalmente si sfatano le brutte leggende del Professore che abusa dell’allieva, che offre buoni voti in cambio di belle tette, da Camerino a Roma passando per centouno facoltà. Ora siamo all’inverso, è l’Intellettuale a subire la dolce molestia, l’ambito pizzicotto al cervelletto…

Michelle ha dato finalmente uno sbocco agli infiniti e inconcludenti dibattiti sul ruolo dell’Intellettuale: farsi gigolò, anzi velino e letterino, delle Soubrette, Accompagnatore e Geisha delle Modelle, guardia spirituale del loro corpo.

Non so come andrà a finire con Michelle Hunziker; mi auguro che non si ravveda. Intanto autorizzo a violare la mia privacy e a fornirle all’occorrenza tutti i miei recapiti. Come dicono le hostess per le maschere ad ossigeno, in caso di necessità mi renderò disponibile.

 

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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