Non sia solo una farsa
Per carità, Pirozzi, l’epico sindaco di Amatrice, ha fatto bene a lanciare una tregiorni di passione, tra Natale e Capodanno, per tenere viva l’attenzione sul suo post-terremoto. E hanno fatto bene anche i politici ad accogliere l’invito e presentarsi sul posto, dopo la sfilata delle istituzioni, lo sciame di presidenti nei luoghi sventrati dal sisma col relativo strascico di promesse e impegni. Non vi lasceremo soli…
Tutto giusto, tutto natalizio. Però, lasciateci osservare solo una cosa: ma che effetto fa a chi è del posto vedere questa sfilata di volti famosi, questa riduzione dei paesi distrutti dal sisma a set televisivo per fiction politico-umanitarie?
Ci sarà qualcuno che in cuor suo, o tra i denti sussurrerà, no i politici no, non bastava il terremoto, non bastava l’inverno, i cento guai, i ritardi e i disagi, ora arrivano pure loro, che vengono qui a farsi il loro giro promozionale, il loro passaggio televisivo, il loro spot umanitario e solidale? Così mettono a posto la loro coscienza, danno l’impressione di curarsi dei “problemi veri della gggente”. Ma qui non è Porta a Porta, qui le porte sono state scardinate, non è roba per un talkshow. Questo è un dramma, risparmiateci i teatrini…Non vogliamo soffiare sul qualunquismo dell’antipolitica, anche se stavolta verranno ad Amatrice e dintorni anche i leader dell’antipolitica, confusi e allineati con gli esponenti della politica-politicante. Ci limitiamo solo a portare alla luce un sentimento diffuso e sommerso.
Pirozzi fa benissimo il suo mestiere di sindaco a coinvolgere tutte le forze politiche perché vuole far rinascere il suo Paese e dare una sistemazione dignitosa e civile ai suoi abitanti. E la sua popolazione, ne siamo convinti, capisce e condivide, almeno a livello razionale. Ma troppe volte abbiamo visto un’eccezionale attenzione verso località colpite dal sisma, che è poi scemata nel tempo e si è infine risolta in una specie di malattia cronica che ha trasformato il dopo-sisma in uno stato permanente di calamità.
Pensate a L’Aquila, si fece persino un G7, visibilità mondiale, furono annunciate e all’inizio realizzate a ritmi inconsueti per rapidità ed efficienza, case e strutture per gli abitanti. Poi le inchieste della magistratura, la caccia ai corrotti e agli speculatori, le intercettazioni; poi i mezzi colpi di stato per rovesciare il governo legittimo, i film e gli spettacoli di denuncia. E i generosi progetti iniziali, lo slancio originario, l’attenzione planetaria, produssero risultati più modesti.
Visitare ora l’Aquila, sette, otto anni dopo, nonostante i lavori ancora attivi, è uno spettacolo che fa male al cuore… Storie diverse, per carità. Ma quando vedi arrivare i politici, seppure per una testimonianza richiesta e sacrosanta, ti risale tutto il disgusto, la rabbia e la diffidenza accumulati nel tempo, stratificati negli anni.
Il sisma fa risalire dalle profondità le memorie dolorose della terra e i suoi oblii indegni.
M.V., Il Tempo 28 dicembre 2016