Contro i barbari

La nostra civiltà, oggi, ha due nemici: uno, esterno e aggressivo, è il fanatismo islamico; l'altro, interno e dissolutivo, è il degrado della società occidentale, la nostra comune tentazione a lasciarci vivere. Un pericolo vorrebbe annientarci, l'altro vorrebbe consegnarci al Niente. Da una parte orde di fanatici, dall'altra "incivili di ritorno" in preda al piacere di dissolvere. Per salvare la civiltà non basta però indicare un nemico assoluto o, al contrario, negare che esso esista, bisogna piuttosto "riconoscere in positivo" le nostre radici, la nostra storia e la nostra anima. Una risposta, questa, sia al bellicismo di Oriana Fallaci per la quale il nemico è tutto l'Islam (immigrati inclusi), dimenticando i mali endogeni dell'Occidente, sia al pacifismo degli "europei" che pensano di poter fermare la guerra e il terrore con virtuosi sermoni e variopinti cortei.


“Barbaro è chi mette in pericolo un orizzonte condiviso, e lo spazio vitale di espressione, chi sabota l’ordine su cui si regger una società riconoscendosi come civiltà. Il barbaro verticale lo fa in nome di una volontà di onnipotenza, che si riferisce a un Assoluto: un Dio, una Religione, un’Ideologia, una razza, una setta, infine l’Io Sovrano. Il barbaro orizzontale lo fa per l’onnipotenza dei desideri, che relativizza tutto all’infuori della propria vita. Non contano più il bello, il buono, il vero, il giusto ma solo il mio e quel che mi fa stare meglio. L’Assoluto dei primi si barrica dentro la vita dei secondi. Il barbaro verticale agita un Assoluto; nella barbarie orizzontale ognuno diventa un Assoluto”.

“Diceva Stuart Mill che l’umanità può scegliere tra due modelli di vita: il Socrate insoddisfatto, che vive le tensioni e le inquietudini della ricerca etica e intellettuale e non si accontenta mai; e il maiale soddisfatto che invece si appaga dei piaceri del corpo e non si pone altre mete oltre quelle materiali. Il primo rappresenta la civiltà e il secondo l’incivile opulenza. Oggi abbiamo inventato un terzo modello che sintetizza al peggio i due precedenti: il maiale insoddisfatto, che si pasce di piaceri e appetiti, e tuttavia è infelice, perché i suoi desideri sono incolmabili e gli resta una permanente scontentezza che sconfina nel tedio e nella depressione, che è poi il suo residuo tratto umano. Maiali insoddisfatti, ovvero barbari senza il piacere di esserlo”.

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Publisher: Mondadori

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