Il Secolo sterminato

A pochi anni dalla sua conclusione, il Novecento non pare affatto intenzionato a finire. E il secolo che ha consumato più storia, più ideologia, più religioni, più tecnologie di ogni altro. E il secolo delle grandi rivoluzioni (quelle comuniste, quelle fasciste, quella tecnologica) ma anche il secolo delle disillusioni altrettanto grandiose. E così, mentre la prima metà del Ventesimo secolo è passata all'insegna delle magnifiche sorti e progressive dell'umanità, la seconda è trascorsa nel raccogliere i cocci del disincanto.
Ma i paradossi non finiscono qui. Nel Novecento sono cresciute a dismisura sia la speranza di vita dell'umanità, favorita dal benessere che si è diffuso in sempre più ampi strati sociali grazie ai progressi delle scienze, sia le minacce di annientamento, di distruzione, di morte. È stato dunque un secolo sterminato e sterminatore: sterminato perché affollato da una legione di sconvolgimenti, di fedi, di delusioni; sterminatore non solo perché costellato di crimini e stragi ma anche perché riesce difficile, dopo di esso, pensare un futuro possibile e verosimile.


“Il dramma con cui si chiude il Novecento  è la sua finale incomprensione. Strada facendo abbiamo perduto, dissipato e abiurato, tutte le idee-guida che davano un senso e una coerenza al Novecento. Nel  bene e nel male. Idee-guida non solo nel senso di ideologie, ma anche di filosofie, concezioni del mondo, orientamenti etici e intellettuali per capire il nostro tempo e coglierne il nesso unitario”.

“Nella realtà concreta di fine Novecento, la globalizzazione è diventata un totem e la tribalizzazione un tabù, da rimuovere nella teoria ma da lasciare inviolato nella prassi. La prima viene assecondata attraverso il gradino dell’europeizzazione, la seconda viene esorcizzata con il metadone del federalismo. Due somministrazioni controllate di globale e tribale, entrambe da giustificare alla voce liberalizzazione”.

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Publisher: Rizzoli

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