Sud

Il Sud si sta svuotando di anime, culture e popolazione, tra emigrati e denatalità. Marcello Veneziani non parte dal Nord e si ferma a Eboli, come Levi col suo Cristo, ma parte dal Sud più estremo e profondo e arriva a Eboli. Risultato del suo viaggio è un rapporto letterario e civile sul Meridione presente e passato che si dipana tra rifiuti e ricordi, tradizioni e degrado, cafonerie e cavallerie rusticane, ragioni e sentimenti, passando per contrade reali e allegoriche. Le località toccate diventano location per ambientare temi e personaggi, scorci e denunce, colore e cultura, malavita e folclore. Rabbiose critiche si alternano ad appassionate difese, partorite entrambe dall'amore per quelle terre. Nelle sue storie e storielle, Veneziani capovolge l'idea crociana di un paradiso abitato da diavoli, e teme invece che il Mezzogiorno stia diventando un inferno abitato da angeli in fuga per salvarsi da soli e non dannarsi insieme. Il suo resoconto assume una varietà di registri narrativi: dalle denunce giornalistiche alle nostalgie, dai ritratti parodistici al saggio storico, fino a lambire un sobrio «matriotti-smo» terrone e comporre una specie di manifesto sudista.


“Il Sud è una calamita, a volte senza accento finale. Attrae come un magnete, e non solo coloro che provengono dal suo grembo materno, perché andare a sud è sempre un tornare alle origini, anche per chi è del Nord, come se fosse l’infanzia del cosmo. Al Sud c’è il tempo che più somiglia all’eterno, al Sud si va in vacanza o si rientra a casa, è l’aria aperta e i frutti appesi, la vita della natura e nella calura. Se in Nord guida il mondo, il Sud lo sorregge; è il suolo della vita, è il luogo della nascita, è la credenza dei ricordi”.

“We love Sud dicevano in un convegno a Pescara i giovani imprenditori meridionali della Confindustria. Bello quest’atto d’amore per il Sud, ma temo che prevalga nei giovani, imprenditori e no, we leave Sud. Magari lo amano, ma poi lo lasciano, chi per necessità chi per volontà. È bello amare il Sud, ma è duro restarvi. Meglio amarlo e allontanarsi, correlando il love e il leave, o all’opposto odiarlo e rimanervi? Di queste due incongruenze si nutre e si avvelena il Sud. E se la soluzione fosse la doppia cittadinanza, non stare né solo andare ma tornare, ciclicamente? Il Sud decolla con le ali tornanti. Tra love e leave Sud la terza via è live Sud, vivere il Sud”.

"E più siamo immersi e spaesati nel mondo globale e più sentiamo il bisogno di avere un paese nell’anima, un luogo che sentiamo come nostro, originario, inconfondibile. Ma i paesi mutano, si assomigliano tutti, con l’andare del tempo. E allora l’unico paese che senti come tuo, che nessuno può sottrarti o snaturare, è quello che ti porti dentro, il paese del passato”.

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Publisher: Mondadori

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