Fanatici islamici e nichilisti nostrani

È terribile l’immagine del professore decapitato dalla ferocia dei fanatici islamisti. E fu terribile la strage sempre a Parigi nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo dopo le vignette che irridevano Maometto e la religione islamica. È la barbarie del fanatismo, l’orrenda dismisura tra le parole e le immagini degli uni e le scimitarre e i massacri degli altri.  Nessuno in Occidente si è inginocchiato, come ha fatto notare Francesco Borgonovo, perché stavolta la vittima era un occidentale e non un nero, e l’uccisore era un islamista fanatico e non un poliziotto americano.

Sottolineata la crudeltà diabolica dei fanatici terroristi e il vile autolesionismo di tanti occidentali, resta però una questione che non possiamo rimuovere e che riguarda l’Islam ma finisce per riguardare noi, la nostra civiltà, la nostra religione e tradizione. Ma è davvero libertà di pensiero e di espressione irridere Dio e la fede, altrui o nostrana? Siamo liberi di non credere e di pensare diversamente su Dio e la fede, siamo liberi di criticare la religione e i suoi fondamenti teologici, ma siamo liberi anche di ridicolizzare, offendere ciò che rappresenta il bene supremo per popoli, tradizioni, credenti? Possiamo deridere pubblicamente ciò che per altri è la cosa più seria della vita e del mondo ed è costata guerre, martiri, sacrifici? Se siamo tra amici, in ambito privato, possiamo pure concederci qualche ironia ma non possiamo pubblicamente mettere alla gogna umoristica, coglionare una fede che per tanti rappresenta una ragione assoluta di vita.

Un vecchio proverbio di buon senso popolare diceva: scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Siamo abituati a prendere in giro i simboli e le figure della religione cristiana, senza mai curarci di offendere la sensibilità di molti ma anche la storia di tutti, la tradizione da cui deriviamo, la civiltà in cui viviamo. Tante volte l’arte, la musica pop e la satira hanno preso in giro il Padreterno, Cristo, la Madonna e tutti i santi. Sapendo che è molto più facile farlo in occidente; provate a farlo con gli islamici, scrivemmo una volta a proposito di un concerto blasfemo di Madonna Ciccone o dell’opera di qualche artista “trasgressivo”: purtroppo abbiamo avuto la prova tragica che con loro non si può scherzare. Condanniamo senza se e senza ma, la reazione feroce, sanguinaria, degli assassini in nome di Dio, e la sproporzione tra una vignetta, una battuta, una gag blasfeme e una strage, un assassinio.

Però resta un punto: la libertà deve avere una misura, un limite, deve fermarsi davanti al rispetto di tradizioni e temi che non riguardano singole persone, singoli aspetti della vita, ma il rapporto tra la vita e la morte, l’aldilà e l’eternità, la religione e l’anima. Quando ci dicono che la libertà d’espressione viene prima di tutto è facile obbiettare che nella libertà d’espressione non viene inclusa la libertà di diffamazione e disprezzo. Dunque ha dei limiti. E sappiamo pure che sono vigenti, anzi sono aumentati, i divieti anche legali oltre che culturali verso chi esprime opinioni ritenute scandalose o negazioniste su temi storici sensibili e verso chi infrange il codice del politically correct. Non possiamo offendere omosessuali, donne, neri, rom, ebrei, migranti, disabili ecc. Invece, quando si parla di Dio e di fede, possiamo tranquillamente prendere in giro, ridicolizzare, la fede nostra e quella altrui.

Quando ho sollevato sui social il tema del rispetto religioso, taluni sono arrivati a dire: allora per te hanno fatto bene a uccidere il professore, i redattori di Charlie Hebdo se la sono cercata? Per carità, non trascinatemi sul vostro rozzo livello di demenza, tra grossolane semplificazioni, attribuendomi il contrario di quel che penso.

Come avrete capito non sto giustificando la reazione feroce e nemmeno riconoscendo una sia pur lieve attenuante. Sono due temi diversi: uno è la condanna senza appello di questi atti e la loro sacrosanta punizione. L’altro è il mancato rispetto delle religioni. E ho aggiunto: le identità si rispettano, ma a partire dalla propria. Da noi infatti più volte si finisce col rispettare i riti e i costumi altrui, anche incompatibili coi nostri codici nel nome della tolleranza; ma poi si calpesta facilmente la religione cristiana che ha permeato per millenni l’occidente. Un tema è il fanatismo islamico, un altro è il nichilismo occidentale.

Il problema è a monte e investe più di tutti la Francia. E non solo la sinistra francese. È l’eredità dell’illuminismo e della rivoluzione francese che pone la libertà di pensiero al di sopra di ogni cosa, e ricaccia le religioni nell’ambito di superstizioni private. Non dimenticate che quelle norme teofobe adottate in Francia e poi in Europa, non colpirono tanto i chador e i riti musulmani ma investirono il crocifisso nelle aule, la spoliazione del Natale e del presepe, la messa al bando di ogni simbolo o richiamo religioso (operazione peraltro impossibile perché le nostre città, piazze, palazzi, ospedali e cimiteri sono nati così, con quei simboli e quei nomi e da quelle fedi).

Per condannare la decapitazione del professore, Charlie Hebdo del 16 ottobre scorso non ha trovato di meglio che attribuirla “all’ideologia fascista”. Il fascismo non c’entra, sono fanatici islamici. E se proprio vogliamo tirare in ballo un paragone con le crudeltà occidentali, ne avete uno in casa, a Parigi: a tagliare le teste con la ghigliottina furono i giacobini della Rivoluzione francese. Quelli stessi che reclamavano la libertà di pensiero e la libertà di calpestare Dio e la religione.

MV, La Verità 21 ottobre 2020

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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