Mummiarella show

Era una voce che da anni saliva dall’Italia, dai media, dalle istituzioni, dalle imprese e dai sindacati, da donne, vecchi e bambini: M-a-t-t-a-r-e-l-l-a.

Si sentiva bisogno di lui, tutti reputavano che i decenni in cui Sergio Mattarella era stato coricato nell’oblio, nelle terze file e nel frigorifero, fossero stati una grande perdita per il Paese o una grande astuzia per tirarlo fuori all’occorrenza, come la risorsa segreta della Repubblica.

E quando fu eletto tre anni o tre millenni fa – non ricordo –  tutti a dire quanto è bravo, santo, eroico Nuvola Bianca, è lui l’uomo necessario all’Italia. Ma in tutti gli anni precedenti non ve ne eravate mai accorti, non avendo mai pensato a lui a proposito di niente?

Continuo a non capire per quale sragione il Capo dello Stato non debba essere una figura di primo piano, un leader di statura internazionale, di grande prestigio o di grande popolarità, che ha inciso nella storia del paese. Per carità, Mattarella è una persona ammodo.

Ma è forse il garbo il criterio per scegliere il capo di qualunque impresa, pubblica o privata? Figuratevi il Capo dello Stato. Renzi tornò alla prima repubblica nella scelta del nome, della sua biografia e dei suoi requisiti, alla canuta Dc della partitocrazia old style.

In più ha aggiunto un requisito: lo voglio morbido, taciturno, insignificante e invisibile, perché la star sono solo io. Così, alla chetichella, spuntò una figura mosciarella. E Matteo partorì Mattarella.

Penso ogni anno con preoccupazione al suo messaggio di fine anno, quando si paleserà in tutto lo splendore del suo sarcofago. Saranno in pochi coloro che dopo aver sentito il narco-messaggio del presidente resisteranno svegli fino alla mezzanotte…

Quando parla, Mummiarella compila moduli prestampati di risapute ovvietà, produce l’effetto tavor, addormenta la popolazione. È l’oppio dei popoli.

Ho solo una flebile speranza: che stavolta nel messaggio di fine anno, Mattarella ci stupisca, ci spiazzi e ci faccia capire che è pure il nostro presidente. Ma è uno di quei miracoli…come dare la parola ai muti e togliere la parola ai renzi.

MV

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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