Pedofilia plurima aggravata

La pedofilia in Chiesa non è solo quel reato terribile e quel peccato mortale che già sappiamo ma si presenta oggi con due aggravanti che la rendono da un verso più raccapricciante e dall’altro più vergognosa. L’aspetto raccapricciante è dato dalle dimensioni corali del fenomeno: non si trattava di preti solitari che praticavano i loro vizi nella privata clandestinità di una canonica. Da solo a solo. Ma sta emergendo un racket, una rete di praticanti, di complici e di omissioni da far paura. Se tanta gente lo faceva e tanti lo sapevano, vuol dire che non c’è solo la brutta piaga di un vizio, di una malattia, di una imperdonabile stortura. C’è un’organizzazione intorno, una città del vizio che sorge nel cuore della città di Dio, nella Casa di Gesù Cristo. Terribile.

L’altra aggravante che rende vergognosa la piaga è che questo tessuto di omissioni e di omertà, questa sottovalutazione nel migliore dei casi, questa complicità nel peggiore, esplode sotto un pontificato che si era presentato come rivoluzionario, in rottura con la Chiesa precedente, francescana e irriverente verso le ipocrisie, le menzogne, i tabù delle curie e dei portoni di bronzi. E invece, l’ipocrisia e la copertura è perlomeno proseguita come nel passato. Con una differenza ideologica sostanziale: i papi del passato, mettiamo Giovanni Paolo II, che non hanno colpito e punito col dovuto rigore la pedofilia, lo hanno fatto nel nome di una visione antica di Santa Madre Chiesa e della tradizione apostolica e romana: il peccato di alcuni suoi ministri una volta portato alla luce rischiava di gettare un’ombra nera e sporca di discredito sull’Istituzione, sulla Tradizione, sulla Fede stessa. Dunque meglio non dare troppo rilievo, meglio non indagare troppo, meglio minimizzare. Una posizione che si può non condividere ma che ha perlomeno una sua coerenza, mirava a salvaguardare un’idea gloriosa del cattolicesimo. Invece, un Papa che si presenta come rivoluzionario, che vuole difendere non la Chiesa prima di tutto ma i più deboli e i più indifesi, come sono certamente i bambini, non può permettersi di seguire la stessa strada e voltare la testa dall’altra parte. Deve saper compiere uno strappo. E invece il deteriore gesuitismo ha preso il sopravvento sul chiaro francescanesimo. Meglio coprire, tacere, che portare alla luce lo scandalo. E i risultati sono questi.

Detto questo, ribadiamo: la pedofilia non nasce al tempo di Francesco Papa ma molto, ma molto prima. Affonda nei secoli andati. Ricordo anni fa di aver trovato nelle carte del Seicento, processi a preti pedofili nel mio paese. Un uso che purtroppo si allarga al di là della chiesa cattolica, per esempio tra gli ortodossi, per non dire delle altre religioni. E aggiungo una cosa che non si vuole dire: molti dei preti pedofili sono anche omosessuali. Non a caso preferiscono di gran lunga i bambini alle bambine. Omosessualità e pedofilia non coincidono ma spesso si univano; diciamo meglio, molti omosessuali non sono certo pedofili, ma molti pedofili sono omosessuali. Non a caso l’espressione ormai in disuso di pederastia. C’è un nesso tra la lobby omosessuale che anche questo Papa ha visto operare in Vaticano e tutto quel fenomeno e la sua rete di omissioni? Non so, non posso sapere, ma è una domanda lecita, è un campo di indagini da affrontare senza pregiudizi, in un senso o nell’altro. Resta lo sconcerto. E resta la paura. Quei pochi cattolici osservanti che ancora vanno in chiesa e che affidano o affiderebbero i loro bambini alla parrocchia, al prete, o addirittura al seminario, con che fiducia potranno farlo, se mai più lo faranno?

È terribile quel che sta succedendo alla cristianità. Non bastava l’ateismo dilagante e il nichilismo occidentale, il crollo della fede e delle vocazioni, non bastava il fanatismo islamico, non bastava la spaccatura tra la chiesa demo-progressista e “papulista” di Bergoglio e la chiesa della tradizione. Non bastavano tutte queste lacerazioni, adesso ci si mettono pure i bambini violati. E il tradimento del più tenero messaggio di Gesù rivolto a loro: “sinite parvulos venire a me, lasciate che i bambini vengano a me”. No, Dio mio, no.

MV, Il Tempo 14 settembre 2018

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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