Aria di casa

Compleanno in riva al mare tornando al paese natale, ascoltando un passo famoso di Cesare Pavese – un paese ci vuole non foss’altro per il gusto di andarsene via – che mi ha inviato un’amica cara.
E poi leggere, annotare, respirare l’odore del mare e inondarsi di sole e di vento.
Tutto per dare un senso a un anniversario che ho voluto trascorrere tornando, dove vivono e dove riposano i miei. Qui, nei luoghi di casa, dove sorse la vita, dove crebbe l’infanzia, proruppe la giovinezza e poi la partenza e gli infiniti ritorni, la festa degli arrivi, la tristezza dei congedi, piccoli e grandi.
Se penso ai rientri, penso a mia madre festosa che spalanca le braccia e mi fa trovare gli spaghetti sfritti, passione golosa da quand’ero bambino.
Se penso alle partenze, penso a mio padre che mi accompagna in stazione e io lo spio sulla banchina mentre il treno si allontana e lui si fa punto movente verso casa.
Ripenso a loro – stavo scrivendo all’oro, e vorrà pur dire qualcosa l’aureo refuso – con un’intensità che vanifica il tempo e rende eterni i ritorni e presenti le assenze.
Rivedo i fratelli, ritorno alla casa paterna. Poi riprendo le mie partenze che in fondo hanno solo uno scopo: giustificare i ritorni e gustarli come giorni rinati, fino a che faccia notte.
MV, 17 febbraio 2018