Contro Vannacci l’Italia peggiore

La discesa in campo del generale Roberto Vannacci sta portando a galla gli umori più ripugnanti dell’Italia peggiore. Non mi riferisco, come fanno di solio i media mainstream, a lui e ai suoi sostenitori, ma a quanti vogliono impedire al candidato, all’autore, al militare, di esprimersi, di incontrare il pubblico e di raccogliere proseliti. Ogni cosa che fa e che dice è ritenuto un crimine contro l’umanità. Da quando è stata annunciata la sua candidatura alle elezioni europee con la Lega, ci sono stati tre tipi di tentativi di tappargli la bocca: primo, impedire di candidarlo, attaccandosi a una sua presunta incandidabilità o ineleggibilità; secondo, impedire di far circolare il suo libro accusandolo di una serie di reati d’opinione e di fobie penalmente perseguibili e ideologicamente inqualificabili; terzo, impedire di parlare nelle piazze, attraverso manifestazioni di protesta, attacchi, boicottaggi di ogni tipo. Più contorno di insulti e sberleffi sui giornali da parte della solita compagnia di giro. Impedire, impedire, impedire: questo è il ritratto in sintesi della sinistra italiana, che pure si dice antifascista, inclusiva, tollerante e umanitaria e invece propone sempre censure, chiusure, esclusioni, disprezzo e discriminazione. Davanti a chi non la pensa come loro non si pongono mai il problema di confutarlo, di opporre ragionamenti a ragionamenti, tesi a tesi, cercando di persuadere o dissuadere; no ma sempre e solo vietare, proibire, impedire a priori che parli, che scriva, che si candidi. Trovo in questo atteggiamento la radice inestinguibile dell’antipatia che la sinistra suscita nei tre quarti della popolazione, nonostante l’appoggio dei tre quarti dell’establishment, e anche più. Con quell’atteggiamento non riuscirà mai a rappresentare la maggioranza degli italiani e a entrare empaticamente in sintonia coi cittadini; dà voce alla setta più rancorosa, alla minoranza più rumorosa, alla consorteria più arrogante. Trovo altresì in questo attacco preliminare a più livelli contro Vannacci la causa principale dei consensi che raccoglie e che raccoglierà il generale; a questo punto glielo auguro. Sarà la loro volontà di impedirgli di parlare la motivazione principale che spingerà molti a sostenere Vannacci. Voto di reazione più che reazionario, come il fallo di reazione, o la legittima difesa…
A rendere ulteriormente paradossale la situazione è che l’altro giorno sentivamo sbraitare gli stessi che vogliono impedire a Vannacci di esprimersi, denunciare che da quando c’è la Meloni al governo l’Italia starebbe precipitando nella classifica dei paesi in cui è più a rischio la libertà di stampa e di opinione… Quelle inattendibili graduatorie che si fingono scientifiche ma sono chiaramente ideologiche. 
Insomma a sinistra chiedono in continuazione di mettere bavagli, museruole, camicie di forza a chi non la pensa come loro nel nome dell’antifascismo o di imperdonabili fobie; e poi accusano il governo di voler mettere bavagli, museruole, camicie di forza… La negazione evidente della realtà li porterà diritti all’inferno nel girone dei falsari arroganti e intolleranti che si fingono pure vittime dell’intolleranza e dell’altrui arroganza. 
Come avrete notato, non mi sono pronunciato in merito alla candidatura di Vannacci e alle sue tesi. Non mi pongo il problema di misurare il grado di consenso e dissenso rispetto alle tesi che esprime il candidato generale (generale anche perché presente in ogni circoscrizione elettorale) e nemmeno di valutare la qualità, il livello delle sue argomentazioni. A questo punto è irrilevante. Resto ai preliminari, mi basta notare questo Orrore e Pregiudizio che accompagna il suo nome in partenza, per preferire lui ai suoi nemici. Poi quando si entra sul piano delle valutazioni politiche e generali è un altro discorso.
A voler stabilire un parallelo in campo avverso, dirò che il grado di antipatia raccolto da Vannacci nell’area di sinistra è speculare al grado di antipatia che raccoglie Ilaria Salis nel mondo del centro-destra. La differenza è che a destra non si pongono il problema di impedire la candidatura della Salis o di impedire che si manifesti in suo favore o si scrivano e si rappresentino le sue idee. Avrà mille difetti quell’area di centro-destra, sarà più rozza, meno istruita e meno antifascista, meno inclusiva, meno tutto quel che volete. Ma non si pone il problema di impedire che l’avversario si esprima, pur criticandolo anche pesantemente; e anche quando si tratta di una persona detenuta in carcere con accuse gravi di aver partecipato ad aggressioni e violenze. So di tanti autori, protagonisti, politici non di sinistra a cui è stato impedito di parlare; non mi risulta che la stessa cosa abbiano subito coloro che sono di sinistra nelle università, nelle piazze, nei saloni del libro. 
Le due candidature outsider sono destinate a creare qualche scompiglio nelle rispettive aree per ragioni di concorrenza elettorale: la candidatura Salis dà più fastidio al Pd, e in misura minore ai 5 Stelle, che al centro-destra. E la candidatura Vannacci, sul piano elettorale, desta più mal di pancia nei Crosetto, nel partito della Meloni e in certi settori della stessa Lega piuttosto che disturbo alle liste di sinistra. Ma il serbatoio principale dei voti di Vannacci, più che nell’elettorato leghista o nell’elettorato meloniano deluso, sarà nella vasta area del non voto, ovvero tra coloro che, scontenti o incontentabili, avevano deciso di non votare e magari nemmeno di accontentarsi delle piccole formazioni contro, che di solito fungono da consolazione simbolica per un voto di opposizione radicale. Difficile misurare in partenza l’effetto Vannacci, potrebbe essere anche sopravvalutato; ma come accadde già col suo primo libro, a suo favore peserà il cordone sanitario di divieti e impedimenti che gli sta approntando la sinistra che come Willy il coyote allestisce trappole contro Beep beep lo struzzo in cui finisce inguaiata essa stessa. Che coyoti.

La Verità – 5 maggio 2024   

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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