Qualcosa si muove

Ma i giovani che fine hanno fatto? Non esistono più come categoria, come bioclasse, come generazione. Esistono come singoli, come utenti, come platee di haters chattanti, come massa di narcisisti. Ma fuori dalla politica, fuori dalla storia, fuori dalle idee e dai movimenti. Quel residuo di impegno civile e politico che traspare nei media riguarda sempre la mobilitazione pro-migranti o antirazzista, il volontariato e poco più.

Ma c’è qualcosa di vivo che si muove da ben altri versanti. Vi cito quattro segnali di vita. Il primo è un evento che accade oggi a Roma: gli stati generali della cultura di destra, un tentativo di ricomporre l’arcipelago del centro-destra partendo dai giovani e dalla cultura. Iniziativa di Nazione futura, la rivista diretta da Francesco Giubilei, giovane editore che ha pubblicato in questi giorni un suo corposo volume, Storia della cultura di destra (ed. Giubilei-Regnani). Tentativo generoso di riusare un’espressione ormai sepolta dagli anni, come cultura di destra. E di farla diventare il lievito per un’alleanza politica tra giovani conservatori e liberali nazionali, che oggi sembra non avere punti di appoggio e forze di riferimento; ma si presenta come trasversale.

Il secondo segnale di vita è di impronta più nazional-rivoluzionaria: è la polemica che Gioventù nazionale, i ragazzi di Fratelli d’Italia, ha innescato dihicarando che tra i suoi miti di riferimento c’è anche Che Guevara. Diciamo che se avessero indicato D’Annunzio o Berto Ricci non avrebbero fatto notizia. Invece così sono stati notati. Però ha senso inseguire i miti della sinistra? E ha senso inseguire un mito ormai omologato nei consumi, nello star system e negli idoli del nostro tempo? E farlo a prescindere dall’abisso che c’è tra la sua icona romantica, rivoluzionaria e antiyankee e la sua storia vera, di sanguinario comunista, giacobino e utopista? Comunque è un segnale ideale di vita che perviene dai ragazzi di destra.

Il terzo segnale di vita viene dalla Certosa di Trisulti, dove si congiungono populismo e tradizionalismo cattolico. L’Istituto Dignitatis Humanae, presieduto dal cardinale Leo Burke, avvia nel frusinate corsi di formazione sulla leadership nell’epoca del populismo e sui temi etici della vita e della morte, dell’eutanasia e dell’aborto, della famiglia e delle altre unioni. Suggeritore importante è Steve Bannon, già consigliere di Trump e ora apostolo del “The Movement, che mira a coalizzare i sovranisti e i populisti nel mondo. Qualche riserva per l’impronta atlantica più che europea, americana più che sovranista, ma è un tentativo serio di ripensare la civiltà e la tradizione religiosa nell’epoca del bergoglismo e del radicalismo di massa.

Infine, quarto segnale di vita, si apre domani a Milano la scuola di formazione della Lega. Si apre con Salvini, con Giorgetti, forse col premier Conte e con altri ospiti (tra cui il sottoscritto). E si apre per la prima volta con un partito che è leader nei sondaggi ed è al governo. Il filo conduttore è il sovranismo che è poi la versione adulta del populismo. E l’Europa dei popoli rispetto all’Europa delle oligarchie. Interessante.

Sono compatibili questi quattro indizi, possono diventare convergenti? Come si rapportano al vecchio centro-destra, al presente giallo-verde, all’Europa? Non so, ma segnano piccoli indizi per un cambiamento di clima e mostrano che qualcosa si muove da altri versanti. E smentisce l’idea che i populisti, i sovranisti, siano votati all’ignoranza manesca, ove le mani vengono usate per chattare, per picchiare, per i saluti romani; almeno secondo gli stereotipi fabbricati da media, sinistra e ideologia dominante. No, qui ci sono persone, intelligenze, teste oltre che mani e testi oltre che slogan. Naturalmente non c’è da farsi illusioni, siamo solo agli inizi e ai primi indizi; ma si può dire che seppure contraddittori, sono segnali di risveglio giovanile della politica, della cultura politica e civile, oltre che religiosa. Chissà che una nuova breccia si apra e si faccia strada tra l’ignoranza enciclopedica dei grillini e l’ideologia settaria dei radical.

MV, Il Tempo 13 ottobre 2018

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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