I nemici dell’Europa stanno a Bruxelles e Strasburgo

Ma chi è il nemico principale dell’Europa? Non cercatelo fuori d’Europa e nemmeno al suo interno, tra i nazionalismi e i populismi. L’antieuropeismo è a Bruxelles, a Strasburgo, nel cuore dell’Unione europea, nei suoi palazzi e nelle sue istituzioni. E’ tempo di avviare un processo politico che parta dalla realtà e non dall’ideologia, e non abbia timore di toccare i poteri dell’eurocrazia.

Con la guerra in Ucraina, l’Unione europea ha chiaramente e nettamente dimostrato di non avere a cuore il ruolo, la sovranità, gli interessi e i valori europei, e di adottare scelte decisamente contrarie ai bisogni dei popoli europei. Poteva avere un ruolo autonomo e sovrano importante, come soggetto terzo rispetto al conflitto tra Russia e Stati Uniti e poteva diventare l’asse di equilibrio per trovare un compromesso, un punto di mediazione. Invece ha scelto di schierarsi all’ombra degli Stati Uniti, sotto la cappa della Nato, pagando un costo spropositato sul piano economico, energetico e politico. Ha perfino accettato la finzione che gli Stati Uniti e la Nato siano scesi in campo per difendere l’Europa. E ha perfino gridato che la Russia di Putin aveva dichiarato guerra all’Europa e stava cominciando a invaderla a partire dall’Ucraina. Anche ad attribuire le peggiori intenzioni all’autocrate russo, il suo scopo era quello di riprendere quello spazio che per secoli fu l’Impero zarista e poi sovietico, riportando la Crimea e magari il Donbass nell’alveo russo. Ma Putin non ha mai pensato né dichiarato di minacciare l’Europa e fagocitarla in un disegno di espansione e d’impero. Ma non solo: ritenendoci attaccati e invasi, l’Europa ha di fatto dichiarato di essere belligerante nel conflitto contro la Russia, precludendosi ogni negoziato in cui porsi come un soggetto terzo, autonomo, indipendente, punto d’equilibrio tra le pretese egemoniche della Russia e l’egemonia planetaria degli Stati Uniti.

L’UE ha accettato di tornare a essere un satellite, una propaggine degli Stati Uniti, totalmente e servilmente allineati, sposando peraltro la linea di Johnson che è uscito dall’Europa e ha ripristinato l’asse atlantico con l’America del nord.

E dire che l’Unione europea fu possibile solo quando, alla caduta dell’Unione sovietica, del Muro di Berlino e del Patto di Varsavia, potemmo finalmente sganciarci dalla tutela americana e dall’ombrello della Nato. Non erano stati infatti i nazionalismi a impedire, come invece falsamente si racconta, l’unificazione europea; ma la divisione del mondo in due blocchi ci impediva di uscire di casa e di avere le chiavi di casa; ci impediva di unificarci. Solo quando si rese inutile il ruolo della Nato e non più necessaria la patria potestà statunitense, fu possibile portare a compimento nel 1992 l’Unione europea.

Ora abbiamo di fatto abdicato alla sovranità e all’indipendenza dell’Europa e abbiamo accettato di emettere sanzioni che oltre a compromettere ogni relazione con la Russia si ritorcono contro gli interessi primari dell’Europa, a partire dai suoi paesi più grandi come la Germania, la Francia e l’Italia stessa.

Per compiere questo passaggio abbiamo accettato la riduzione dell’Europa all’Occidente, che sottintende il primato americano e la strategia Nato, e abbiamo finto di ritenere che l’Occidente fosse il mondo intero. Mentre è ormai evidente che la globalizzazione non è più l’occidentalizzazione del mondo ma è un processo controverso e polimorfo dove il maggiore soggetto globale è la Cina, insieme al sud est asiatico. L’Occidente come noi l’intendiamo non comprende nemmeno la sua parte più popolosa che è l’America Latina ma l’Europa, gli Stati Uniti e il Canada, che sono i paesi con il più alto tasso di denatalità e una popolazione anziana e sovrappeso che arriva a malapena alla decima parte del pianeta.

Ma poi è evidente ormai da anni che i nostri interessi reali, economici, strategici e geopolitici divergono nettamente da quelli degli Usa. Non sono un fautore dell’Eurasia, ma credo che sia interesse primario dell’Europa trattare con la Russia e con l’Oriente senza il permesso dei genitori americani. Di questo se ne accorgono le singole nazioni come la Francia, la Germania, l’Ungheria; l’Unione europea no.

Volendo risalire alle origini di questo antieuropeismo in seno all’Unione europea, credo che il rifiuto delle radici europee sin dall’atto costitutivo e la ripetuta negazione della nostra civiltà cristiana, greca e romana, ne siano state le premesse ideali. Poi l’Europa dette priorità ai tecnici e alla finanza e fu disegnata a contrario, non come una realtà differenziata al suo interno e unita all’esterno ma l’opposto: l’Unione Europea comprime e deprime le identità nazionali che la costituiscono, tiranneggia i popoli, mortifica le differenze economiche al suo interno e la sovranità degli Stati nazionali, impone norme e strettoie. E invece appare imbelle, disarmata rispetto al mondo esterno, incapace di una sua linea politica, strategica e militare autonoma, incapace di tutelare i suoi confini, di fronteggiare in modo unito la concorrenza asiatica, i flussi migratori, l’invasione commerciale cinese. A fronte della tenaglia che oggi ci stringe, ovvero la dominazione degli Stati Uniti e l’espansione cinese, eleviamo a nemico principale dell’Europa la Russia di Putin, che certamente è un’autocrazia che ha invaso l’Ucraina, ma a differenza di Usa e Cina non ha pretese egemoniche sull’Europa né ci invade coi suoi prodotti e i suoi modelli.

Per questo se cercate dove si annidano i nemici dell’Europa li trovate alla guida della Commissione Europea, tra i suoi alti commissari, ai vertici e nella maggioranza dell’Europarlamento, nelle corti di Strasburgo, tra gli eurocrati e i zelanti funzionari euro-atlantici, come ce ne sono anche da noi, alla guida dell’Italia…L’Europa cova serpi nel suo seno.

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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