Il governo in procinto

Ma che roba è questo governo giallorosso? Proviamo a dare una definizione attinta dalla grammatica politica, anzi solo dalla grammatica, visto che la politica sta morendo di miseria. Questo è un governo perifrastico, un costrutto artificioso fondato sul participio futuro. La perifrasi, spiegano i dizionari, esprime l’imminenza di un’azione, l’intenzione di fare qualcosa o la predestinazione a compierla. Ecco il Premier “Siamo in procinto di”, segue a ruota il leader “Siamo sul punto di”, appresso viene il Ministro “Ci accingiamo a”. È la grammatica del potere grillo-sinistro, un governo intenzionale, di annunciatori e futurologi. Stanno sempre per fare qualcosa che sarà una svolta epocale, ma non è fatta ancora, verrà. Intanto, il poco che fanno è per via delle scadenze di bilancio; ma le novità sono il prosieguo del governo precedente coi leghisti, taglio incluso. Il resto è fuffa, merendine e coca cola.

Un governo senza spina dorsale, moscetto e irresoluto, fortemente indecisionista. Il pubblico chiede a gran voce la mossa, come si usava nell’avanspettacolo, cioè la mossa saliente che dia un senso a questa finanziaria e a questa esperienza di governo: ma il governo Ninì Tirabusciò continua a roteare il ventre con le mani ai fianchi e non si decide a “fare a’ mossa”. Perché non trova un accordo, perché teme di deludere settori cospicui della popolazione e consegnarli ai nemici, perché non sa che pesci pigliare.

Variante crudele de a’ mossa, è a’ tassa, cioè capire su chi si abbatterà, e come, quale sarà il costo della manovra, dove si troveranno i soldi che non ci sono. Il grido contro il fascista alle porte, per distrarre l’attenzione del pubblico in sala, ormai non funziona più. L’esempio classico è sui migranti: non si è ancora capita la linea, la strategia, l’alternativa rispetto al passato, se non l’implorazione all’Europa di aiutarci ora che siamo innocui e sottomessi. Intanto gli sbarchi aumentano, Lampedusa scoppia…

Ora, che questo repertorio di annunci venga eseguito da dilettanti ignoranti e incapaci come i grillini si può capire; stanno lì non sapendo niente di nulla, non hanno una linea, semmai uno scarabocchio, che modificano di giorno in giorno; provengono dal nulla virgola zero e sono assai fedeli alla loro origine, cioè al nulla. Si limitano a sceneggiare il vuoto con colpetti di teatro, tipo il Taio, come lo chiama Di Maio, inteso come il taglio dei parlamentari, o altri numeri da circo privi di consistenza e di effetti reali. Ma è già un miracolo che sono lì, quando si vedono tra loro il sottinteso incredulo è: ma chi ce lo doveva dire, noi qui, da fattorini a parlamentari, da bibitari a ministri. Ciononostante i suddetti miracolati ogni giorno spiegano agli italiani nelle loro gag televisive qual è la ricetta per salvare il Paese…

Quel che invece non è chiaro è il resto della coalizione, a partire dal Pd. La sinistra poteva essere arcigna, sanguisuga e antipatica ma aveva perlomeno fama di serietà ed esperienza governativa. Ora, invece, è una gelatina, l’ombra sfuggente del circo grillino… Che ci stanno a fare i Dem che pure sono la guardia rossa dell’establishment internazionale e finanziario, si faranno notare solo quando dovranno firmare le mazzate per gli italiani? Alleato scialbo, sordo e consenziente, il Pd vive di paura, anzi di Matteofobia, nel duplice senso di Salvini e di Renzi. Non fa questo per non fare un favore a Salvini, non fa quest’altro sennò se ne avvantaggia Renzi. Matteo qui, Matteo là, il Pd è circondato dai mattei e non sa come uscirsene e come presentarsi agli elettori. Così, finora il Pd si è nascosto dietro la sceneggiata grillina di governo, i vaniloqui gutturali di Conte (il suo ultimo travestimento è da democristiano), le dichiarazioni da passeggio di Giggino Di Maio, limitandosi a spalleggiare tutte le boiate pentastellate che abbiamo sentito, dalla scuola alla plastica, dalle manovre ai tagli in parlamento, fino al reddito di cittadinanza e i suoi vistosi flop. Come spiegare questa inerzia della sinistra, che di progressivo ha ormai solo la paralisi? Col fatto che la sinistra è diventata ormai una consorteria di potere e non ha altra finalità che restare al potere e manda avanti i grillini. Non esprime idee, passioni, cultura, non è interessata ai programmi, ma è chiusa a riccio nelle sue cupole e nella conservazione del potere.

È sotto l’ala protettrice dell’Europa, un suo mezzobusto è diventato presidente del parlamento europeo, un altro suo emissario è diventato commissario europeo, ha pur sempre il Quirinale, ha poteri diffusi nelle istituzioni, dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione. Ma è un potere sordido, di nomina, manutenzione e repressione antifascista. L’importante per i Dem è che il controllo del potere sia in mano a loro, poi i grillini possono pure giocare alla playstation di governo e intestarsi le riforme-bandiera che vogliono. Anzi, chiedono di rendere più intenso e più sostanziale il loro inciucio, non limitarlo a un’intesa di governo per necessità superiori, vogliono quasi fondere le due forze, vogliono confederarsi, col sottinteso che pensano col tempo di fagocitarli, mentre permettono loro di sfilare in passerella per la collezione autunno-inverno della repubblica. Meglio non allargarsi fino alla primavera.

MV, La Verità 16 ottobre 2019

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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