La palombella rossa di nome Boldrini

Anche se aspira a presentarsi come la colomba della pace, la Boldrini ha l’aria del tacchino prima del giorno del Ringraziamento. Implora e impreca già con le sopracciglia, aggrottate a mo’ di preghiera e con l’occhio piangente.

E gloglotta col suo tono di lamento e di denuncia. Per lei l’Italia è solo un corridoio umanitario, la location dei migranti, la matria di donne stuprate da maschi italiani, nonché di ombre criminali di nazisti, mimetizzati nella rete, che fanno terrorismo coi loro orribili canti fascisti che fanno strage di ascolti sul web.

Che senso ha andare alla festa del 2 giugno e non avere una coccarda tricolore al petto, non applaudire alla Folgore, ringraziare solo i ragazzi del servizio civile, ignorare gli eroi che dettero la vita per quella cosa ridicola che è l’amor patrio? Meglio non andarci e continuare a frequentare centri di accoglienza e centri arcobaleno, Africa e gay pride.

L’Italia non esiste per lei, e tantomeno gli italiani in quanto tali, l’Italia è solo un luogo di accoglienza, una specie di Casa del Sollievo per l’Africa e dintorni. L’islamismo fanatico la preoccupa meno dell’islamofobia. La violenza dei centri sociali impallidisce rispetto alla mortale minaccia di un saluto romano.

Inneggiare al duce per lei è peggio che inneggiare all’Isis. Se agiti la bandiera nera lei ti rilascia se dichiari che si riferisce allo stato islamico e non al passato regime fascista.

Per lei contano le parole, non gli atti: se dici una cosa scorretta meriti una grave condanna, invece se commetti un reato hai tutte le attenuanti del caso, sempre che tu sia compagno, lgbt o immigrato.

L’omicidio è per lei una variabile dipendente, nel senso che dipende da chi lo commette e da chi lo patisce: se è un femminicidio o un gaycidio vale un omicidio e mezzo, se è un negoziante che uccide un immigrato per difendersi in casa sua è un omicidio e basta; se è l’inverso, è un mezzo omicidio, considerando che l’ha fatto per fame e disperazione; se poi uccidi un fascista o presunto tale vale una multa, perché hai imbrattato di sangue e di budella il pavimento.

Esagero, ma serve per farmi capire. Ieri nel suo canto del cigno (o del tacchino) prima che chiuda il suo Parlamento, la Tacchini, cioè la Boldrini, ha implorato di approvare la legge sullo ius soli (perché gli italiani possono aspettare, gli immigrati no) poi quella fondamentale del cognome della madre ai figli (che tra quattro generazioni dovranno portare per la parità dei diritti ben sedici cognomi), quindi quella assurda riservata agli orfani di femminicidio, come se gli altri orfani, magari di padre ucciso, non meritino lo stesso riguardo.

E poi la legge sulla tortura, tanto per colpire le forze dell’ordine, la legalizzazione della cannabis, il biotestamento e per finire in bellezza un’altra norma per contrastare l’omofobia. Se violenti un bambino, un vecchio, una persona indifesa non vale quanto le categorie col bollino rosso apposto dall’ufficio Boldrinoski.

Insomma, la Boldrina, come la chiamano i suoi numerosi antipatizzanti, è la Vestale Perfetta del Politicamente Corretto. Quando ho un dubbio su un argomento, sento la sua dichiarazione in merito e allora capisco che l’unica cosa sensata è il contrario di quel che lei ha detto.

La Boldrina tortoreggia, palombeggia, tuba, per sottrarsi alla sorte del tacchino e aspirare al ruolo di colomba bianca, animabella e santa protettrice dei migranti e delle donne offese. Palombella rossa che si finge di bianco. Ahiaiaiaiai Paloma…

MV, Il Tempo 4 giugno 2017

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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