La sinistra rimpiange Berlusconi

La sinistra dovrebbe chiedere scusa a Berlusconi. Lo aveva ritenuto il suo Nemico Principale e insieme la Causa del Male italiano. Ora, a quasi sei anni dalla sua cacciata dal governo a furor d’Europa, l’Italia è messa perfino peggio di allora e la sinistra si è sbriciolata in una miriade di partitini e correntine come non era mai successo prima.

Dovrebbe avere l’onestà di ricredersi e ammettere che si era sbagliata a chiedere lo scalpo del Cavaliere e il suo linciaggio, appeso per i tacchi a Piazzale Loreto. Al tempo di Berlusconi la sinistra era forte e unita, le sue voci erano un coro compatto e motivato, anche mediatico, contro di lui e non c’era alcun conflitto con la magistratura, anzi era un elogio continuo del suo operato per massacrare il cavaliere da Arcore.

In quel tempo lo massacrarono per la gestione del terremoto a L’Aquila; ma avrebbero dovuto imitarlo col sisma d’Amatrice, dove stanno facendo peggio. E non solo.

La sinistra unita gli aveva scatenato contro Fini, che considerava un vero statista e un uomo di destra democratica solo perché si era messo contro di lui. E reputava indegni gli attacchi contro Fini, che per la sinistra unita erano solo macchina del fango, ispirata dal deprecato Silvio.

Ora che la sinistra giace a pezzi, in uno spettacolo penoso, e Fini si è rivelato quel Tulliani che sappiamo, ora che cresce l’onda del populismo, adesso dovrebbe avere il coraggio di dire che si era sbagliata, aveva esagerato; anzi dovrebbe rimpiangere colui che l’ha mandata al governo, ha concorso ad eleggere i suoi governi e perfino e rieleggere Napolitano – un reato politico grave che si potrebbe configurare come concorso esterno in associazione rovinosa.

E alla sinistra pentita dovrebbe unirsi nel rimorso il sinedrio dell’Europa, a cominciare dalla Merkel che voleva sbarazzarsi di Berlusconi. Ma quando lo hanno messo fuori, è cresciuto il mostro populista incazzoso di Beppe Grillo e il populismo sovranista di Salvini. E ora, magari sognano di rivedere in campo B. che fino a ieri vedevano in camposanto, come terapia omeopatica contro il populismo.

Da parte sua, Berlusconi dovrebbe chiedere scusa ai suoi elettori, a quel popolo di centro-destra che lo votò e lo difese per quasi vent’anni, ricevendo odio, disprezzo e discriminazione, a volte pagando di persona.

Quel popolo costretto a difenderlo dai suoi guai giudiziari, dai suoi pasticci privati e dalle sue comitive gaudenti. Quel popolo che sperava in lui per “l’ammodernamento dello Stato”, come lui prometteva, per la rivoluzione liberale e per il rilancio dell’Italia. E invece non ebbe né la svolta liberale – cioè meno tasse, meno leggi, meno burocrazia, meno lacciuoli – né la rivoluzione meritocratica, perché con lui non andarono al potere i migliori ma i suoi famigli, inclusi i suoi legali, medici, massaggiatrici e igieniste mentali, ecc.

E l’Italia non ebbe più forza, come prometteva il nome stesso del suo partito, ma continuò il suo declino, cominciato prima di lui, continuato con lui e proseguito dopo di lui. Ora quello stesso popolo che lo votò rischia di essere raggirato da Berlusconi perché lo sta vendendo agli europopolari, presentandosi come il loro domatore.

Sostenetemi, dice loro, perché io vi tengo a bada i populisti, so come ipnotizzarli.

Ora che stiamo messi così male che Grillo rischia di governare l’Italia e la sinistra di perdere e spappolarsi senza onore, sotto sotto qualcuno spera che ritorni Lui, che se ne andò in esilio dopo il mezzo golpe subìto, come re Umberto di Savoia dopo il referendum-truffa, senza protestare ma votando perfino il governo tecnico che lo sostituiva.

E serpeggia tra i suoi nemici storici la voglia indecente di riaverlo in campo, a 81 anni, per fermare Grillo, sedare Salvini e la Meloni, e permettere così alla sinistra di ritrovare un senso e una prospettiva. Ma questa volta, signora Merkel e signori sinistresi, Berlusconi ve lo prendete in carico voi.

Noi abbiamo già dato.

MV, Il Tempo 4 aprile 2017

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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