L’asino grillino e il leone morente
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La sindaca grillina romana fa a gara con la sinistra per dimostrarsi più antifascista. La sindaca grillina torinese fa a gara con la sinistra per consacrare le coppie gay e la loro prole. Il candidato grillino a Palazzo Chigi si è allineato a tappetino al governo Gentiloni sulla fedeltà servile agli Alleati Atlantici e sull’attacco alla Siria; ed è andato a offrire la sua testina a tutti i poteri che contano, per rassicurare che lui la rivoluzione vuol farla col beneplacito dei padroni.
Il presidente esploratore grillino che all’insediamento si richiamò alla retorica antifascista, ha avviato il dialogo con la sinistra per formare insieme il governo. Er Che Guevara de noantri, al secolo Diba, scorrazza in moto come il suo modello in Sudamerica, in attesa di tornare a liberare l’Italia corrotta. I grillini poi sono totalmente inginocchiati al Presidente Mattarella, allineati al politicamente corretto e accodati sui grandi temi, sono muti sull’immigrazione, assenti su tutte le questioni che possono dare un senso a una vera svolta. E sono pronti ad adattare il loro programmino a chi si allea con loro, come coiffeur in cerca di clienti danno il taglio che piace all’avventore, shampoo incluso.
E questa la chiamano terza repubblica, rivoluzione, cambiamento? Ma non fateci ridere. Tra di loro la persona più seria è un comico, a cui devono tutto. Quel Beppe di cui sono i piccoli parassiti. Ma lui si è defilato nella fase in cui dovevano passare dalla Pernacchia alle Istituzioni, dallo Sberleffo alla Genuflessione, dal “Tutti a Casa” al governo con tutti o uno a caso. Andate avanti voi che a me viene da ridere.
Tutti criticano, e giustamente, i propositi velleitari, irrealizzabili, dei grillini che sfascerebbero in poco tempo il già pericolante sistema italiano. Ma ci sarebbe da aggiungere anche il lato B del grillismo, questo trasformismo pur di governare l’Italia, questo essere la brutta copia, in versione dilettantesca e ignorante, della sinistra politically correct. A voler cercare un precedente storico, dovremmo dire che il Movimento 5 stelle è l’ultima parodia del Movimento sessantottino.
La contestazione globale, il linguaggio aggressivo e il rifiuto totale, l’ossessione di mandare a casa, anzi cacciare tutti, l’assalto figurato al Palazzo, la sindrome del complotto, la convinzione che la scienza e la medicina, come l’industria e il commercio, siano solo impostura. Ma anche il vago spirito rousseauviano, la sovranità assoluta della Rete come un tempo era l’Assemblea o il Collettivo, di cui è evoluzione tecnologica; l’irriducibilità del Movimento al rango di Partito, il pauperismo e l’anarchia, il rifiuto assoluto del merito, dei titoli e delle capacità, la follia immorale del reddito di cittadinanza o della pensione livellata per tutti. Ieri il voto politico a tutti, oggi l’assegno di mantenimento politico a tutti, in quanto cittadini. Esteso naturalmente agli immigrati. Si può prevedere l’estensione successiva a tutti i viventi, un reddito inclusivo del regno animale. Ma soprattutto i grillini come i sessantottini sono convinti che il nuovo, il giovane, l’assenza di storia e di precedenti, di pensiero e di cultura, sia un Bene a priori. Il mito della verginità, sepolto nella vita sessuale, rinasce con loro in politica, come fu già per i contestatori: non avere curriculum è un pregio, l’ignoranza è una virtù, segno di purezza e di incontaminata assenza dalla civiltà. Risuona con i grillini tutto il repertorio del primo movimentismo sessantottino. A cui si aggiunge l’ideologia tecnocratico-scientology di Casaleggio, con regole e credenze da setta e finalità commerciali da azienda.
E dietro un linguaggio radicale, dietro la promessa di rivoluzione, eccoli allineati sui temi sensibili, sugli scenari internazionali, sull’immigrazione, sui temi sociali e verso i poteri economici, l’antifascismo e le varie fobie, le nozze gay e l’antirazzismo.
Marx diceva che gli eventi si presentano la prima volta in tragedia la seconda in farsa. In questo caso, già il sessantotto fu di suo un grande carnevale, con qualche risvolto tragico negli anni settanta; il grillismo è stato invece il sessantotto delle masse online, la mutazione della Pernacchia in Voto, dell’Astensionismo in Sputo e poi in Saliva di governo, la mutazione di Internet in un tribunale del popolo, dove esercitare l’odio universale e l’invidia egualitaria. Salvo cercare di accordarsi poi con tutti i detestati Regnanti fino al giorno precedente, pur di portare la loro Abissale Incompetenza al comando di un paese allo sbando.
Se non temessi danni irreparabili all’Italia, mi augurerei con tutto il cuore un loro governo, magari con l’appoggio esterno di tutti gli altri, per dimostrare finalmente cosa non sono in grado di fare. Ma il rischio è troppo alto per lasciarli giocare col fucile di papà. L’avvento dei grillini al governo sarebbe come il calcio inferto dall’asino al leone morente. (Spiegazione per Di Maio & Associati: non è una metafora del Calcio Napoli col suo ciucciarello contro la leonessa Juventus. È una favola di Fedro, che non scriveva per Il Tempo né aveva un blog).
MV, Il Tempo 28 aprile 2018