Miseria e Libertà

Non si è ancora spenta l’eco del 25 aprile, col monito di Mattarella di non barattare la libertà con l’ordine. Risuona nelle mie orecchie l’unica vera, sensata obiezione alle opinioni qui espresse sul 25 aprile: come ricordò l’antifascista Vittorio Foa al fascista Giorgio Pisanò, tu oggi sei libero di parlare perché vincemmo noi il 25 aprile. Ancor più vero sulla bocca di Vittorio Foa che fu un antifascista contro il regime imperante, finì in carcere, non fu un antifascista postumo, quando era facile e vantaggioso esserlo.

Però io vorrei capire che ne è adesso della libertà, com’è concepita e vissuta oggi dalla gente comune. Vorrei cioè provare su strada le declamazioni sulla libertà di Mattarella o nel nome di Foa. Provo a mettere la modalità silenzioso al chiasso sulla Resistenza e l’antifascismo e a concentrarmi sulla libertà presente e corrente. Ma cos’è oggi questo Valore assoluto, la Libertà, che non va barattato né con l’ordine né con nessun altro bene o principio? Come viene di fatto intesa e praticata la sullodata libertà dalla gente comune, dai ragazzi, dalle fabbriche d’opinione dei nostri giorni?

Giravo da solo tra la gente nel dì di festa, il 25 aprile, sentivo i discorsi ai bar o dei ragazzi appollaiati sui motorini, ho fumato un sigaro in un angolo appartato dove spinellavano i ragazzi e c’era un viavai di immigrati. Ascoltavo le loro chiacchiere e mi ricordavano altri discorsi già sentiti altrove. Cambiano i linguaggi, ma non gli orizzonti. E alla fine sento di poter rispondere in questo modo alla domanda, cos’è mai la libertà per la gente, per i giovani, per l’opinione corrente? È la libertà di fare tutto quel che io mi sento di fare, che mi gira in testa; libertà è non avere limiti, salvo quelli economici, liberarsi di regole, obblighi morali e confini, liberare i propri desideri, vivere come mi va, io sono ciò che voglio essere; senza seguire nessuna prescrizione, nessuna tradizione, nessuna regola. Anche se poi, di fatto, segui la moda, i trend, i riflessi condizionati, i consumi veicolati, le opinioni prefabbricate. E poi, niente da pensare, solo cose da comprare.

Alla fine anche i grandi discorsi umanitari e moralistici che vengono allestiti in tema di accoglienza, di libertà sessuale, di diritti degli omosessuali o lgbt, di liberalizzazione della cannabis e via crescendo vanno a finire lì, vengono tradotti nella pratica corrente e nella vita quotidiana con questo senso largo, illimitato, spicciolo, singolo e sguaiato, della libertà. Ma si, ognuno può fare quel che vuole, se vuol andarsene dal suo paese o dalla sua famiglia è libero di farlo e va accolto in ogni caso, anche se non è in regola; se vuol far uso di sostanze e praticare il sesso come preferisce, salvo alcune precauzioni tecniche, è libero di farlo; se vuole cambiar sesso, natura, destinazione d’uso alla sua vita e ai suoi legami, in corso d’opera, sottrarsi alle responsabilità di genitore, di figlio o d’altro, ha diritto di farlo. È questa la libertà, nel puro volere, diritto di mutare e di negare, non porre limiti alle proprie voglie, evitando solo di commettere i reati; ma anche in quel caso c’è indulgenza, c’è giustificazione sociale e giudiziaria, i detenuti vanno capiti e perfino osannati, come ha mostrato il Papa pasquale; devono star dentro il meno possibile, le carceri son piene, è inutile arrestare i delinquenti. Non dicevamo che la libertà non va barattata con la tutela, con la sicurezza, come ricordava pure il Mattarella? Insomma, quel bene prezioso e assoluto rispetto a cui siamo pronti a sacrificare ogni altra cosa, ogni principio, fede, legame, verità, responsabilità, è questa libertà. Ognuno viva come vuole, anche se le vecchie zie di un tempo li avrebbero chiamati Porci Comodi. Ma ogni giorno tv e media ci sgranano il rosario arcobaleno; ho visto perfino in una seduta spiritica del Maurizio Costanzo show una specie di carnevale trans-omo-lgbt, con le sue star redivive, ripetere questi Sacri Principi, “L’importante è stare bene con me stesso” e via ripetendo il repertorio di banalità libertarie, libertine, libertose.

Allora torno a Foa e dico: ma era questa la libertà per cui lui si è battuto ed è finito in galera, è questa la libertà di cui dobbiamo esser grati e alla quale sacrificare ogni altro principio? È questa, Presidente Mattarella, la libertà che non dobbiamo barattare né con l’ordine né con l’amor patrio, né – aggiungo io- col senso religioso o il senso della famiglia, col rispetto della tradizione, l’amore della bellezza e della grandezza, che costano sacrificio? No, non voglio attribuire ai Padri Costituenti e nemmeno ai Partigiani Combattenti l’uso corrente e sbracato della libertà. Se proprio devo cercare delle radici posso risalire al ’68, al consumismo, ma qui non c’interessa.

La colpa storica di chi oggi elogia la libertà sopra ogni cosa è non vedere l’uso che se ne fa e non capire che c’è un nesso tra la Libertà come Bene Assoluto e questa miserabile onnipotenza. Perché se la libertà non ha limiti, non ha contrappesi, non ha principi, non va educata, non ha ordine né tutela, poi cresce in quel modo incivile, bestiale, patologico. È vero, noi di solito critichiamo la pelliccia ideologica, storica e politica della libertà e ci attacchiamo con la sinistra radical, migrazionista, catto-umanitaria, tutta pappa del cuore, almeno a parole. Ma a ben vedere, la libertà più larga, più praticata, è questa roba qui, è la Religione di Kazzimiei, una divinità plebea che rappresenta al massimo grado la Libertà come assenza d’argini e diritto ineducato, sbucciato dai doveri e abbinato ai desideri. A voi piace questa Libertà? A me fa un po’ schifo.

MV, La verità 28 aprile 2019

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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