I nuovi Re di Roma

Ho incontrato nella piazza a loro dedicata i Sette Re di Roma. Erano lì, come cittadini comuni, i sette sovrani eletti a furor di popolo perché espressione della maggioranza assoluta degli abitanti di Roma. Sono topi, ormai da tempo assai più numerosi dei cittadini umani.

E dunque, benché clandestini e irregolari, underground, ormai escono dai loro ghetti e si fanno vedere in giro. Topi a piazza Re di Roma li hanno segnalati perfino i giornali. Ma anche in centro storico, mentre sei seduto in un caffè, ti capita di vederli, spudorati. Perfino in casa.

Derattizzare costa un’ira di dio, conviene trattare direttamente coi topi e pagarli un incentivo all’esodo. I topi in fila a piazza Re di Roma erano una famiglia tradizionale (i topi non hanno mamme surrogate, coppie gay e denatalità). I primi due erano più grossi, e non so se chiamarli con più rispettoso epiteto pantegane; evito di definirle zoccole sennò mi accusano di rattofobia. Gli altri erano più piccoli e più ratti, cioè più veloci per essere al passo di padre e madre (da loro non si usa ancora genitore 1 e genitore 2).

Ora, escludiamo l’ipotesi che i topi siano arrivati a Roma con la Raggi e con il Movimento 5 stelle, grazie al pifferaio magico Grillo. Sono una presenza storica  e toponomastica dopo che è tramontata la lotta di classe, perché i gatti si sono imborghesiti e i topi proletari si sono moltiplicati.

Ma tutti quei sacchi d’immondizia per le strade, quelle buste di plastica sventrate che penzolano dai nuovi raccoglitori, quelle strade dissestate, quello spettacolo perenne di incuria, di degrado e di sporcizia, che si aggravò già ai tempi di Marino e che ora impazza, sono un’esortazione continua ai topi a fare outing e uscire allo scoperto.

Ai suoi esordi ribattezzammo la Sindaca Topazia Ratti. Era una definizione quasi affettuosa, non sapevamo che sarebbe diventata profetica. Non so se pure per i topi c’è chi per animalismo e buonismo perori l’accoglienza. Ma la rivoluzione che non sanno fare più gli umani la faranno loro, i topi.

E saranno ratti amari.

MV, Il Tempo 13 marzo 2017

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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