Perché chi mangia non può essere mangiato?
Fateci capire. La Casa Editrice Rizzoli può ingoiare Bompiani, Adelphi, Fabbri, Marsilio, Archinto, Sonzogno senza obiezioni. La Mondadori invece non può ingoiare Rizzoli. Ovvero: mangi ma non puoi essere mangiato. La catena alimentare si deve fermare a quel gradino, oltre diventa proibita. Anche se nella fattispecie l’Rcs è in grave difficoltà e ha bisogno di qualcuno che la rilevi. Come si stabilisce quando è troppo? Un criterio ideologico di pura avversione al marchio Mondadori che viene travestito da una percentuale di mercato. Si decide che si può mangiare fino a quel preciso punto, oltre quella soglia è vietato procedere. È come interrompere a un preciso stadio la fiera dell’est di Branduardi, che traduceva in canzone la Chad gadyà ebraica, in cui uno divora l’altro e viene a sua volta divorato da un altro ancora. In passato abbiamo assistito nel silenzio di autori e media alla nascita di autentici mostri: per esempio quando la Fiat dopo la Stampa si prese il Corriere, la Rizzoli e tutta la filiera annessa. O quando la stessa Mondadori finì nelle grinfie di De Benedetti, con la Repubblica e l’Espresso.
Ma poi cosa accade con le annessioni editoriali? A dir la verità, l’Adelphi ha continuato a fare l’Adelphi, la Bompiani idem e così le altre case editrici. Non hanno perso la loro identità, la loro linea, i loro autori. Ma anche nel versante Mondadori, l’Einaudi ha continuato a fare l’Einaudi anche sotto l’ombrello di Segrate: stessa linea editoriale e stessi autori di prima. E così le altre affiliate. Allora dov’è l’allarme lanciato da Umberto Eco e dal sinedrio degli autori angosciati, rimbalzato con grande enfasi sui giornali? Eco paventa l’effetto che avrebbe l’accorpamento editoriale sui premi letterari. Ma la spartizione è già in uso, e voi lo sapete bene. Non cambierebbe nulla, resterebbero le stesse sigle a dividersi il malloppo o cucuzzaro.
L’unico argomento plausibile è che gli autori perdono forza contrattuale, avendo meno alternative di mercato. Ma la stessa cosa avviene già con la concentrazione vigente; sarebbe solo un gradino in più. Certo, preferiremmo editori puri, plurali e indipendenti, e così anche in altri settori vitali ci piacerebbe avere meno concentrazioni. Però, oggi, le vere insidie per libri e autori sono due. Uno è l’avvento di colossi multinazionali, come Amazon. Mostri freddi, non portatori di ideologie, dunque in apparenza neutrali, ma con imperativi di mercato che livellano verso il basso, uniformano e omologano le offerte. L’altro è l’ulteriore calo dei lettori che sta contribuendo a massacrare l’editoria. Altro che Mondadori, mangiatori e Cgil-autori.
25/02/2015