Siamo sicuri di salvarci con Salvini?

C’è un battaglione disperso di fanti e ufficiali della destra che chiameremo La Disperata, e che da nord a sud sta votandosi a Salvini. Non so se per estrema speranza o per pura disperazione, ma le due cose alla fine coincidono.
Sentono tre quattro parole chiave che riguardano l’Europa, la sua moneta e i poteri economici o dal lato opposto i migranti clandestini, i rom e un vago accenno alla famiglia e alla tradizione e dimenticano tutto il resto. Puntano come un rimedio omeopatico sull’altro Matteo e rimuovono padanie, secessioni e curriculum del sullodato. Fanno bene, fanno male? Non so ma li capisco, condivido il loro disagio e constato lo stesso sfacelo ma poi non riesco a trovare in Salvini un leader seppure a noleggio (rent a leader). Dal canto suo lui fa bene a cavalcare la Disperata, è bravo a tentare di sfondare al centro sud provando quel che Bossi una volta tentò ma allora c’era una destra nazionale più grossa della sua Lega.
Una variante subordinata è tentare le nozze Salvini-Meloni considerando che il primo non passava da Firenze in giù e l’altra da Firenze in su (la Toscana è zona franca, sotto il granduca Renzi). L’aspirazione finale non dovrebbe essere l’annessione alla Lega o garantire un ruolino ai residui riciclati e agli orfanelli d’Italia, ma una confederazione che li comprenda e li trascenda. Ma chi farà la sintesi super partes o la lega italo-padana e la destra nazionale-locale? Nell’attesa la Disperata fa scalo a Salvinia come in un centro accoglienza, dove condividere le pen…