Lettera ai Capataz. Caro Salvini…

Caro Salvini,

chi le scrive, come forse saprà, è un terrone doc, con l’aggravante di essere cittadino romano, per giunta scuro di carnagione come un extracomunitario. Dunque avrei tutti i requisiti per essere agli occhi di un padano l’incarnazione del nemico.

Per fortuna lei non è più il padano di qualche anno fa, il secessionista, per giunta venuto da sinistra, che non vedeva di buon occhio Roma, il sud, oltre naturalmente i vu’cumprà. In compenso io sono rimasto meridionale, romano, “abbronzato” e non dimentico mai le provenienze, sua e mia.

E tuttavia non sono mai stato un nemico della Lega, neanche ai tempi mitici di Bossi, non solo per la carica popolana e populista del movimento, la difesa seppur ruspante delle identità e delle patrie e la critica alla partitocrazia e alle sue vecchie cristallizzazioni, come l’antifascismo; perfino il mito stravagante della Padania e la sua secessione hanno avuto a mio parere il merito di risvegliare quel residuo amor patrio che covava malmesso in Italia.

Con lei, poi, la musica è cambiata. Lei ha sposato molte ragioni politiche e sociali, ma anche in senso lato “culturali”, seppure in versione pop, che mi portano a essere diffidente verso l’Europa degli eurocrati, la demagogia dell’accoglienza ad ogni costo, la perdita di ogni briciolo di dignità nazionale e di civiltà. Lei è riuscito a prendere la Lega che versava dopo i fattacci della famiglia Bossi e dintorni, in cattive condizioni e a farne la quarta forza italiana.

Lei è efficace in tv, buca il video e fa breccia in un pubblico settentrionale un po’ rude, incolto e assai pop. E può esibire, a sostegno del suo discorso politico, l’esperienza di due regioni ben amministrate dalla Lega, da Zaia e Maroni, con Zaia che addirittura guida le classifiche di gradimento dei governatori. Insomma tutti buoni requisiti per costruire un’alternativa al renzismo e a quel che resta della sinistra.

Per chiudere il cerchio aggiungo che mi piace la sua alleanza con la Meloni, non mi dispiace quella con Fitto che tra i moderati ha mantenuto un profilo di coerenza, e mi piace soprattutto come ha reagito alle involuzioni inciuciose e molto legate ai fatti propri di Berlusconi. Che un tempo era davvero molte spanne sopra tutti, alleati e avversari, non foss’altro per energia e seduzione; ma da tempo è irriconoscibile e ripiegato su se stesso.

Per queste ragioni non mi dispiace affatto accogliere inviti a tenere incontri e lezioni alla scuola di formazione politica della Lega o negli incontri che si terranno nelle sedi del parlamento italiano ed europeo promossi dalla Lega. Nel mortorio che c’è in giro sono segnali di vita consolanti.

C’è un punto però oltre il quale non vado, e probabilmente non vanno molti cittadini ed elettori del centro-sud, che è un’entità malandata ma più vera del centro-destra. Ed è nel considerarla il leader di un movimento nazionale, che si ispira all’ondata mondiale che da Putin a Trump, dalla Le Pen ai tanti movimenti nazional-populistici europei.

In primo luogo perché non credo più nei progetti politici identificati in un solo leader. Poi, perché non credo che la capacità di bucare il video sia sufficiente per governare un paese e per guidare un’alleanza politica. In terzo luogo perché sento la mancanza nello scenario politico presente di politici che provengano da una storia, che abbiano una cultura politica alle spalle e una certa idea della politica, dell’Italia, della civiltà. Infine perché se mi metto a cercare tracce di questo nella sua provenienza, ritrovo le stimmate padane e prima ancora sinistrorse.

Naturalmente non inchiodo nessuno al suo passato e plaudo alle sue mutazioni. Aggiungo che la considero un indispensabile alleato nell’ipotesi prenda corpo una vera alleanza di centro-destra o come preferiamo dire, nazional-popolare, decisionista e comunitaria, che abbia a cuore l’identità e la tradizione, la sovranità e il primato degli interessi comuni sui mercati finanziari. E nella contesa con Berlusconi, a questo punto, mi fido più di lei che di lui.

Ma oltre non mi chieda, non ci chieda, a noi romani e terroni, per giunta provenienti dalla destra ma comunitaria, sociale, non moderata o liberale. So che l’alleanza con la Meloni è oggi l’unica cosa reale che esiste sulla faccia della politica e va sostenuta; è un’intesa ancora dimezzata perché manca un mondo, un progetto, un polo di comunicazione e di formazione di una classe giovanile, manca un’élite di guida, stavo per dire un’aristocrazia.

Perché il popolo è una gran cosa ma è anche, come diceva Guicciardini, “uno animale pazzo” e non a caso furoreggia nei suoi peggiori umori sul web, ama odiare più che costruire e pensare, e grilleggia nel voto.

A proposito, se riuscite a riprendervi, lei e Giorgia, una parte delusa da Grillo, Raggi e i balanzoni del Movimento 5 stelle, fate una cosa buona e giusta non solo a voi stessi…

M.V.

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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