Cosa ci sbologna la sinistra

conte bis

Ma è possibile che un partito di netta minoranza debba governare l’Italia? Passano gli anni, mutano gli scenari e le forze di maggioranza nel Paese, ma di riffa o di raffa, dopo i tecnici e i populisti, coi grillini e i voltagabbana, alla fine ci ritroviamo al potere sempre la sinistra. Eppure gli italiani a larga maggioranza non la vogliono, lo hanno detto in mille modi. Votando Berlusconi, poi 5Stelle, poi Lega e Fratelli d’Italia, cambia l’ordine dei fattori ma alla fine non cambia: riciccia la sinistra al governo. Perde voti, perde i suoi leader, perde ad una ad una tutte le sfide elettorali, tutte le regioni; ma è bastato che una sola regione, la solita l’Emilia-Romagna, non abbia votato per il cambiamento e la sinistra rimane alla guida del Paese ed esercita la sua egemonia con rinvigorita protervia.

I sondaggi dicono che i sovranisti in Italia hanno il doppio dei consensi della sinistra; le ultime elezioni politiche indicarono come primo partito il movimento 5 stelle; ma alla fine, il crollo dei grillini e la quarantena dei sovranisti ha ridato arroganza e potere al Pd attestato intorno al venti per cento. La stessa cosa accadde al tempo di Berlusconi, mandato al governo dal popolo sovrano ed estromesso da un mezzo golpe italo-europeo; dopo un periodo di interregno, allora come ora, il potere torna sempre nelle mani della sinistra. Qualche gita fuori porta e poi si torna là.

C’è qualcosa di malato nel nostro sistema di potere e nella nostra democrazia, c’è una vistosa anomalia italiana che alla fine della fiera lascia il pallino del comando sempre alla sinistra. E il premier, chiamato alla guida del governo da un’intesa tra grillini e leghisti, si trova con un’altra piroetta, senza passare dal giudizio dei cittadini, a essere espressione della sinistra di governo. Ma è normale tutto questo, dovremmo accettarlo senza batter ciglio, come un verdetto degli astri e degli dei, oppure frutto di ordinaria amministrazione?

Può sopravvivere un governo al tracollo del partito di maggioranza che lo sostiene e alla mistificazione di un voto amministrativo mutato in un voto di fiducia al governo dopo che è stato volutamente nascosto nella sfida elettorale? Tuttora Bonaccini avverte che il voto in Emilia non è stato certo un voto in favore del governo centrale e dunque del Pd.

Pensate al paradosso che ci troviamo a subire. Il governo giallorosso nacque da una beffa e una giravolta: la beffa di Matteo Renzi che mandò al governo la sinistra e subito dopo la mandò al diavolo, mettendosi in proprio e la giravolta dei grillini e di Conte che per non perdere il potere ed evitare il voto, si allearono al Pd dopo aver vomitato veleno sul partito di Bibbiano, ricevendo pari insulti dalla sinistra. Poi in Emilia, Bonaccini per non perdere il governo della regione ha finto di non aver nulla a che fare con la sinistra e con il governo; e le sardine per non perdere forza attrattiva hanno finto di non aver nulla a che fare con il Pd. Risultato di questo triplo salto mortale con gioco di prestigio: la sinistra è il partito di riferimento del governo in carica. Ce l’hanno sbolognata anche questa volta, è sbolognare è il verbo, giusto considerando il riferimento al capoluogo emiliano.

Che dire? Cascano le braccia agli elettori, avvertono tutta l’inutilità di esprimere il loro voto e il loro giudizio, si stancano. Anche perché si trovano a subire una campagna permanente di rieducazione di massa, dei media e delle istituzioni, che tirano la volata alla sinistra. Siamo alla vigilanza democratica e antifascista, coi suoi picchetti d’ordine ideologico e le commissioni ad hoc per punire i dissidenti.

Il sottinteso è sempre uno: tutto pur di non mandare al governo questa destra. Ieri era Berlusconi, oggi è Salvini, l’altro ieri era Almirante, domani magari sarà la Meloni; ma “questa destra”, comunque sia, non deve avere spazio, è “imbarazzante”. Perché invece questa sinistra, questa sottospecie di partito con un leader d’imbarazzante inconsistenza, non lo è? E’ forse più affidabile, più credibile? Come ben capite non credo affatto che dall’altra parte ci siano giganti politici e fior di statisti, ma non capisco perché la pregiudiziale di credibilità debba interdire solo quel versante. Con Conte premier, Di Maio agli esteri, Zingaretti regista e quel circo barnum di ministri, chi può permettersi di condannare a priori il centro-destra come impresentabile?

E poi, lasciatemelo dire: ma non sente imbarazzo, non prova schifo, non si vergogna questa sinistra così moralista, a stringersi intorno a un presidente del consiglio mai eletto da nessuno, mandato al governo dall’intesa Lega-Grillini, protagonista di un testacoda ripugnante che neanche Scilipoti, Razzi e chi volete voi ha mai fatto? Non prova ripugnanza la cupola di sinistra verso questi comportamenti e i loro autori, con che stomaco può coabitare, accettare e perfino elogiare un premier del genere? Ma dove è finita la loro superiorità etica, il loro moralismo politico, il loro continuo veto per indegnità, rivolto a chiunque non abbia il marchio sinistro? Ah, se esistesse almeno la dignità delle istituzioni, se i Massimi Garanti costituzionali tutelassero il decoro dello Stato…

Infine uno sfogo personale: che pena e che disagio doversi occupare di queste miserie, dover ripetere cose di assoluta, banale ovvietà con totale disgusto. Poi vi chiedete perché scrivo manuali di consolazione ed esorto a ben disperare. Sogno un’Italexit dal governo in carica; non ci sarebbe bisogno di complesse procedure, come per i britannici; basterebbe tirare lo sciacquone…

MV, La Verità 2 febbraio 2020

 

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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