Urbi et Orban

È bello vedere tanti tricolori in piazza, il bianco rosso e verde sventolare nelle piazze contro nessuno, semplicemente a favore della propria patria. È bello vedere un paese che vota e che sa subito, a urne appena chiuse, il governo che avrà perché lo ha liberamente e democraticamente scelto. È bello vedere un popolo che si stringe intorno al suo governo, lo conferma a pieni voti per la quinta volta, nutre fiducia. Peccato, non sto parlando dell’Italia. Il tricolore è quello ungherese, ha gli stessi colori ma con diversa disposizione, anche psicologica; il paese che ha subito scelto il suo governo perché è soddisfatto del suo operato, è sempre quello, di Budapest.

E mi fa arrabbiare al tempo stesso la porca, spenta, vigliacca Europa che fino a ieri parlava di onda nera, di dittatura nazionalista, evocava gli spettri del nazismo e del fascismo per la vittoria di Orban, quando in Ungheria l’unico spettro ancor vivo perché più recente è quello dei carri armati sovietici, applauditi da molti a suo tempo, che ora s’indignano per “la svolta autoritaria” in Ungheria (vero, Napolitano?). E ancora più penosi i media che annunciavano che stavolta Orban non ce l’avrebbe fatta; e invece per la quarta volta stravince in libere e democratiche elezioni con venti punti di distacco su tutte le opposizioni riunite.

Orban eletto a pieni voti per la quinta volta consecutiva è dittatore? E la storia ridicola di chi voleva espellerlo dai popolari europei e poi lo invocava per i voti?

Sull’Ucraina Orban ha tenuto un atteggiamento coerente: condanna, sanzioni ma niente armi e niente chiusura si scambi commerciali se sono vitali per il tuo paese. Ma che dittatura è che una qualunque tv europea può intervistare in piazza gli oppositori che dicono tranquillamente peste e corna del loro presidente? Dicono che Orban abbia concentrato l’informazione in mani amiche, e controlli molte fonti. Ma dai, signorine Alice nel paese delle meraviglie, non vi risulta niente del genere nell’Italia democratica e repubblicana? Avete mai visto le nomine, i tg in coro e le pagine copia conforme dei nostri giornaloni?

Infine, gli eurofinti che reputano belle le democrazie senza popolo con governi tecnici, compromessi, appesi a un filo, sotto tutela, figli di Trojka o a lei promessi sposi e servi. E allora ti dici, disperato: ma come si traduce Orban in italiano?

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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