Da populisti a travestiti
Un giorno, il plenipotenziario agli Esteri, lo statista Luigi Di Maio si svegliò e disse: i 5Stelle da oggi sono liberali, moderati, atlantisti ed europeisti. Il giorno dopo il Garante, il Fondatore, l’Elevato Beppe Grillo si tolse il casco e disse: i 5Stelle da oggi sono progressisti, oltre che verdi, entreranno nell’eurogruppo socialista. Il terzo giorno resuscitò il Presidente, il Caro Leader già Caro Premier, il prof. Avv. Giuseppe Conte e disse: i 5Stelle sono da oggi il populismo sano. Come distinguerlo dal populismo insano, chi certifica che questo sia sano? Ma è un’autocertificazione, lo certifica lui medesimo, il giurista spergiurista e presidente emerito. È sano perché sta nel centro-sinistra e si può smacchiare quando occorre, è appena un’ombretta, un fard, mica un tatuaggio. Populismo con pochette.
Come definire questa girandola di identità, questo triplo salto mortale con giravolta e mossa finale alla Ninì Tirabusciò? Definirlo trasformismo è offendere il trasformismo, quello della sinistra storica, di Agostino Depretis e di tutta la catena lunga di trasformisti e voltagabbana del nostro nutrito album nazionale. Qui siamo a una fase ulteriore, più psicolabile, più passeggera, più indecente, visto che cambiano i costumi da un giorno all’altro: si chiama travestitismo. E senza offesa per i travestiti e i transessuali, che in fondo fanno solo un travestimento o un cambio di sesso, mica mutano ogni giorno sesso e vestiario, secondo le circostanze. Siamo al movimento 5Selle, visto che cavalcano ogni cavallo, pony, asino, mulo o vacca che capiti a tiro…
Il lato tragico della vicenda è che per un errore imperdonabile del popolo italiano, poi blindato dalla partitocrazia che teme il voto, quello è il partito di maggioranza relativa, l’azionista di maggioranza del governo, il maggior fornitore di ministri e sottosegretari al serissimo governo Draghi, benché sia un movimento così nostalgico del governo precedente da aver nominato suo leader il premier detronizzato, che così continua il premierato da privatista.
E l’ulteriore paradosso della situazione è che questa roba – fino a ieri movimento, oggi forse partito – è non solo l’alleato di riferimento della sinistra italiana, ma gli succhia i pur labili consensi al punto da essere l’asse portante dell’alleanza organica col Pd e Leu.
Nel frattempo assistiamo allo spettacolo più indegno che la già indegna storia politica italiana abbia mai prodotto: i 5Stelle si spaccano e la divisione non è tra due linee ma tra inclusi ed esclusi, garantiti e stagionali, nominati e trombati. E se al vertice si dividono tra quelli che vogliono tenere dentro anche i ribelli e quelli che li vogliono espellere, gli oppositori a loro volta si dividono tra quelli che rigettano di essere cacciati, quelli che vogliono essere adottati e quelli che vogliono far gruppo, magari nel nome del loro precursore, Tonino Di Pietro e la sua grottesca Italia dei Valori bollati (considerando il dopo).
Che ci possa essere in Italia una fetta di cittadini o di parlamentari fatta in questo modo nessuno può farci niente; è la democrazia, ragazzi, bisogna accettare. Ma che questa mucillagine cangiante diventi asse portante di un governo di alto profilo, e dell’alleanza con la sinistra, questa si è una disgrazia, e un disonore, per l’Italia.
Se dovessimo riassumere la parabola dei grillini in poco tempo la raffigurerei con un’immagine. Una folla di insorti dà l’assalto al Palazzo, che vuole aprire come una scatoletta di tonno, rivoluzionare, rendere trasparente, accessibile a tutti. Appena si aprono le porte del Palazzo e la fiumana comincia a entrare avviene la Prima Mutazione: gli insorti diventano uscieri del Palazzo e guardie giurate, decidono chi far entrare e chi no, entrano nelle stanze del potere, prendono il posto dei potenti. E pur di restare in quelle stanze, cambiano le loro bandiere, i loro vestiti, usano la divisa del Palazzo, si mettono il berrettino d’ordinanza, dicono di essere diventati i difensori del Palazzo che stavano assaltando: ora sono loro i difensori dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica, della Sinistra, della Politica moderata e populista, progressista, verde e liberale. E questo succede mentre infuria la pandemia, arriva la terza ondata, il paese è in ginocchio e non per pregare, ed è arrivata finalmente una persona seria al governo, portandosi qualche altra persona seria.
Due anni fa sembrava che il populismo stesse conquistando l’Italia, l’Europa, il mondo. Le elezioni europee furono il primo banco di prova; è finita per le Merkel, li Macron, le Lagarde, i Draghi, dicevano fino alla vigilia. Poi succede che tutto resta più o meno come prima; e i grillo-populisti appena si insediano, votano col centro-sinistra, coi popolari e i socialisti, Forza Italia e il Pd, per Ursula von der Leyen. Poi tutto il travaglio deprimente che conosciamo. Ora siamo al “populismo sano”, ultimo stadio, cioè il populismo eco-sostenibile, quello che va bene in ogni caso, perfino appoggiando Draghi.
Naturalmente le mutazioni del populismo non riguardano solo i grillini, toccano anche i sovranisti della Lega; ma la spettacolare inversione a U e il travestimento continuo dei grillini non ha paragoni, non ha precedenti, non ha un briciolo di dignità e di ragion politica se non tirare a campare. Naturalmente, quando questo articolo uscirà, il populismo sarà superato da nuovi travestimenti.
MV, Panorama n. 10 (2021)