Difendiamo la Segre da chi ne sfrutta la memoria

Solo un pazzo, o quattro scemi, possono avercela con Liliana Segre e con gli ebrei scampati ai campi di sterminio. Non ha alcun senso anche solo pensarlo.

Ma quando in tutta Italia, per iniziativa delle sinistre locali, presentano il solito giochino della cittadinanza onoraria alla Segre, chiunque non accetti di stare al furbo tranello, viene poi additato a pubblico disprezzo e accusato di razzismo, di nazismo e di odio per l’umanità. E sappiamo benissimo che nella stragrande maggioranza dei casi non si tratta assolutamente di questo, nessuno nutre la più vaga forma di antisemitismo: è solo il rifiuto, sacrosanto, di usare con ripugnante cinismo, la tragedia della Shoah per incitare all’odio verso le destre in campo e per altri piccoli calcoli di bottega. Compresa l’infamia aggiuntiva di insorgere indignati se qualcuno osa svelare il giochino. Variante subordinata all’uso strumentale della Segre è per esempio la gita ad Auschwitz: un Comune che non finanzi la sacrosanta gita ai campi di sterminio o che solo la inserisca in un tour in cui si prevedono anche le visite ai gulag, è automaticamente accusato di collaborare ex post con i carnefici.

Ora, sappiamo bene che continuare a fare politica a botta di nazismo e Anna Frank, a settantacinque anni dagli eventi, è una schifosa strumentalizzazione che offende ancora una volta, primi fra tutti, le vittime vere e i loro congiunti, non quelle presunte o posticce che si prestano per interesse alla strumentalizzazione; o quanti partecipano, come scrisse uno storico ebreo, all’Industria dell’Olocausto (Norman G.Finkelstein) per trarne profitto.

Nessuna persona di buon senso e di elementare umanità può giustificare o minimizzare quella tragedia. Ma ogni persona di buon senso e di elementare umanità respinge la riduzione delle tragedie dell’umanità a una sola, la cancellazione degli altri orrori del Novecento, a cominciare da quelli prodotti dal comunismo in tutto il mondo. E respinge l’idea che si debba vivere nel presente e fare politica tirando sempre giù dall’armadio i mostri e gli scheletri, nel macabro calcolo di trarre qualche giovamento politico e soprattutto qualche nocumento agli avversari. Salvini, la Meloni, i sindaci di Biella e di Sesto san Giovanni non c’entrano nulla con lo sterminio; e non solo perché non c’entrano nulla sul piano storico, ma non c’entrano nulla neanche sul piano intenzionale, morale, ideale. E se qualcuno in virtù della proprietà transitiva, dopo tanti passaggi e arbitrari e congetture, arriva a dimostrare che chi ama la patria o ha un giudizio storico diverso sul Novecento deve per forza di cosa essere apparentato ai nazisti e ai razzisti, dovrebbe vergognarsi lui per lo scempio che fa di quelle memorie e di quegli orrori. E per l’accostamento tra le vittime degli stermini ed Ezio Greggio.

Visto che è partita in tutta Italia – non so se ci sia una specie di velina, più o meno invisibile, o un riflesso condizionato, automatico o imitativo – la campagna che usa la Segre per piazzare l’ordigno dell’odio nei comuni e spaccare i paesi in buoni e cattivi, consiglio a tutte le amministrazioni locali che non sono rette dalla sinistra, di approntare e approvare un ordine del giorno standard in cui si esprime affetto, rispetto e solidarietà alla Segre e a quanti sono scampati dai campi di sterminio, respingendo però ogni tentativo becero di usarli allo scopo di lucrare politicamente sulla memoria. Anzi, bruciateli sul tempo, presentando voi ordini del giorno in quel senso, piuttosto che dovervi sottoporre a linciaggi mediatici con autoaccusa finale di essere cretini, e relative scuse, per evitare guai e per continuare il vostro mandate.

Ho letto ieri un’intervista dignitosa a Liliana Segre sul Corsera in cui si capisce il suo disagio per l’uso, l’abuso e la strumentalizzazione della sua vita e della sua figura, la sua estraneità alla campagna mediatica e vorrei aggiungere alla caccia all’insulto sui social, ove per caccia si intende proprio l’incentivazione, la stimolazione delle teste più deboli o più calde (le due cose spesso coincidono) a sbroccare contro la Segre per dimostrare a posteriori la fondatezza del teorema enunciato a priori (ecco la prova che è rinato il razzismo!). La Segre ha espresso parole di buon senso, ha depotenziato il significato inquisitorio della commissione, attribuendone se mai un valore di studio; non ha attaccato nessun movimento e a nessun soggetto politico o ente locale ha attribuito la più vaga complicità o connivenza con quegli attacchi che lei stessa ha appreso da chi li ha usati per imbastire la denuncia. Anzi ha espresso solidarietà a Salvini e la Meloni per gli attacchi che ricevono, ha incontrato il leader della Lega, ritenendolo neanche un atto di civiltà ma una cosa del tutto normale.

È umano che la Segre si trovi lusingata per le attenzioni, i riconoscimenti, le cittadinanze onorarie dopo il Senato a vita, perfino la proposta di candidarla alla presidenza della repubblica; ma comprende bene, e si capisce dalle sue misurate risposte, che la stanno usando come facciata inattaccabile per approvare quel che la Boldrini, e Fiano, tentarono di fare in precedenza: la criminalizzazione permanente dei social d’opposizione e di tutte le formazioni di centro-destra, da CasaPound ai moderati. E trovo ancora più vergognoso che venga manipolata e distorta perfino la risposta indignata questa campagna: se la definiamo schifosa e spregevole, il riferimento non è alla Segre ma è alla campagna di speculazione che ne stanno facendo.

MV, La Verità 23 novembre 2019

 

 

 

Condividi questo articolo

Tags: , , ,

  • Facebook

  • Instagram

  • Canale Youtube

    Canale Youtube
  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

    Leggi la biografia completa

Le foto presenti su questo sito sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione non avranno che da segnalarlo a segreteria.veneziani@gmail.com e si provvederà alla rimozione.

© 2023 - Marcello Veneziani Privacy Policy