Il Conte Zio
Povera Theresa May. Povera Angela Merkel. Povero Emmanuel Macron. Povero Pedro Gonzales. Tutti inguaiati, in caduta libera, impopolari e messi in croce. E noi? Si, noi stiamo messi male come paese indebitato, messi all’indice come patria dei populisti al governo, saremo pure sotto schiaffo, sotto minaccia di procedura d’infrazione, rispetto agli altri stati europei abbiamo differenti tipi di guai, diversamente gravi. Ma abbiamo una carta a sorpresa da giocare che gli altri non hanno. In tutta Europa affondano i premier, vacillano i presidenti, da noi invece abbiamo un premier totalmente impermeabile, trasparente, vergine di ogni colpa e oltraggio, esonerato da ogni accusa. Giuseppe Conte, il professor sarchiapone portato a Palazzo Chigi da una tempesta ormonale delle istituzioni, gode di una specie di salvacondotto, di franchigia multilaterale, d’incolumità politica, come se si trattasse di un minorenne. Perché lui non proviene dai due famigerati movimenti, la Lega e i 5stelle, non ha alcuna militanza alle spalle, alcun precedente penale, civile e umano; non ha mai attaccato o solo criticato l’Europa, gli eurocrati, gli altri governi, gli altri partiti, nessuno. È puro come un giglio, e benché foggiano, totalmente estraneo alla vita cruenta della sua terra, in ostaggio della mafia garganica.
E fa il presidente con garbo, senza strappi al motore cone direbbe Lucio Battisti.
Abbiamo inventato un nuovo ruolo per il presidente del consiglio: presiede ma non governa, figura ma non decide, è un alieno, un irresponsabile per contratto. Conte è una specie di ambasciatore presso l’Europa e il mondo. E si sa, ambasciator non porta pena. Così Trump se lo spupazza, la Merkel lo accarezza, Juncker lo abbraccia in continuazione e non solo per appoggiarsi perché guida l’Europa in evidente stato d’ebbrezza. È esonerato da ogni colpa, il Peppino nostro. Se devono contestare il governo se la prendono con Salvini, innanzitutto, poi con Di Maio. Se la prendono perfino con Toninelli e con la Castelli o se proprio devono puntare il dito contro Palazzo Chigi la colpa è del suo portavoce, il malefico Rocco Casalino. Ma Conte no, Conte non c’entra, è militesente. Lui gode d’una specie di immunità presidenziale. Tutto quello che succede in Italia non è mai colpa sua, dalla manovra economica alla linea politica del governo che pure presiede. Se la gente scende in piazza il nemico dei manifestanti, degli antagonisti o delle madamine, è Salvini o Di Maio, magari è Grillo. Ma Conte no, lui non è Si Tav né No Tav, ma è si-Tavor, riposante. Non è pro-migranti né antimigranti, essendo marziano. Lui è innocente per definizione, come i bambini. E innocente vuol dire che non è in grado di nuocere. Gode di un reddito di presidenza, variante del reddito di cittadinanza, che riscuote automaticamente, un sussidio elargito alla fiducia perché di genere neutro.
Possiamo dire di aver inventato una figura di presidente del consiglio unica nel mondo. Il Conte Zio. Non padre del governo e nemmeno figlio dell’ideologia gialla, verde o gialloverde. È solo lo Zio. Il conte zio è una figura manzoniana che appare nei Promessi sposi come attore non protagonista, perché gli sposi sono loro, Renzo Salvini e Lucia Di Maio. “Il conte zio, togato, e uno degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito”, spiega Manzoni. Il suo prestigio era aumentato dopo un viaggio all’estero, non a Bruxelles ma a Madrid. Diplomatico, prudente, scaltro, un po’ inconsistente “come quelle scatole… con su certe parole arabe e dentro non c’è nulla”. Era zio di due personaggi del romanzo don Rodrigo e il conte Attilio, non sappiamo chi dei due sia Giggino e chi Giggetto, cioè Matteo. Però il nostro Conte Zio suscita umana simpatia e anche civile considerazione perché sa stare nei consessi importanti. Il Conte zio manzoniano somiglia un sacco al Conte premier, anche se gli auguriamo di non finire come lui con la peste. Ci sta salvando dalle Sanzioni, mettendosi in mezzo al fatidico 2,4. La virtù dello zero.
MV, 15 dicembre 2018