L’Italia in mano a quattro vecchi
Ma chi è oggi il numero uno in Italia? Fino a l’anno scorso avremmo detto senza indugi Matteo Renzi. Era lui il protagonista assoluto, Dominus e Istrione senza rivali, incarnazione del Potere e della sua Comunicazione. Ora che Renzi ha subito varie mutilazioni tra cui la castrazione referendaria, è difficile dirlo.
Ci sono molti coprotagonisti, varie figure in transito, senza un solista e nemmeno un primus inter pares. Un pulviscolo di micron, per usare il parametro francese, dal cognome adeguato alla grandeur.
La scena da noi è tornata al coro, ai partitelli, al magma. Compaiono reggenti e supplenti, leader dimezzati e ripescati.
Ma tra tutti campeggia un quartetto di ottuagenari nel ruolo di tutori della Repubblica: per dirli in ordine d’età, c’è il vetusto registra e presidente emerito Giorgio Napolitano che dopo il bis al Quirinale gioca ancora la sua partita in primo piano, dichiara, influenza, interviene; fa da balia alla sinistra e da sponda all’Europa, rassicurandola sul nostro ritrovato ruolo di tappetino.
Poi c’è l’82enne Silvio Berlusconi che dopo una vistosa mutazione antropologica che lo ha trasformato nel totem cartonato di sé stesso, fa da balia ai quarantenni Salvini e Meloni e da padre putativo del quarantenne Renzi, giostrando tra le due patrie potestà.
Segue il dissepolto Romano Prodi, sbolognato da decenni ma tirato in ballo negli ultimi giorni come non era accaduto negli ultimi anni, nel ruolo di vintage dell’Ulivo, versione archeologica di un centrosinistra unito e non renziano.
Infine il più giovane di tutti, che poi sembra il più imbalsamato, il presidente Sergio Mattarella, che ha visto crescere il suo ruolo di padre delle istituzioni e di zio di Gentiloni, che gli somiglia per flemma catatonica; fu messo come soprammobile al Quirinale e invece nel vuoto di potere ha preso a deambulare e a dar cenni di vita.
Sono loro i Quattro Vecchi che giocano a briscola sul tavolo delle istituzioni, dopo che il parlamento, anzi il transparlamento considerando l’alto numero di voltacasacca, ha bocciato ogni riforma elettorale.
Credevamo di essere entrati con Renzi nell’Era del Pischello, i suoi antagonisti e i suoi giannizzeri erano suoi coetanei o anche meno. E invece nel vecchio Paese col record di pensionati fu reintrodotto lo ius senili.
E i vecchioni si sono ripresi la vecchia Italia.
MV, Il Tempo 26 giugno 2017