Al diavolo le ferie, piene di sesso, suoceri e cognati (01/08/2015)

Al diavolo le ferie, piene di sesso, suoceri e cognati (01/08/2015)
Su richiesta di molti lettori, nelle prossime settimane proporremo alcuni articoli “storici” di M.V. apparsi nelle riviste de Il Borghese, Lo Stato e L’Italia Settimanale. Iniziamo con questo articolo, sempre attuale, pubblicato su Il Borghese n. 30/1998.
di MARCELLO BELLO
Avvertenza d’obbligo: questo articolo è scritto espressamente contro di voi, lettori e non lettori. Dovete sapere che ho inoltrato al nostro governo 500 mila firme per l’abolizione delle ferie con decorrenza immediata dal 1° agosto prossimo venturo. È stata una faticaccia, credetemi, falsificare 500 mila firme, ma ce l’ho fatta.
Basta a revocare gli scioperi in vista delle ferie, revochiamo direttamente le ferie. E non solo perché sono un danno all’economia; ma perché sono un crimine contro l’umanità.
Dovete sapere che le ferie sono un’invenzione cogliona della società contemporanea. Non esistono in natura, ma nemmeno in cultura. Non esistono nella vita delle persone, nel ciclo biologico di ciascuno di noi. Sono un semplice, penoso contentino per sancire che per il resto dell’anno siamo servi di qualcuno, e per una manciata di giorni torniamo nell’apparente condizione di liberti. Che schifo, una concessione del padrone allo schiavo. Spartacus, ci dice la società, per tre settimane puoi sentirti una specie di ente autonomo, un essere umano libero. Ti do, anzi ti concedo tre, quattro settimane di libertà pagate per sanzionare che poi le altre 48 settimane tu sei roba mia. Fate bene i conti. Hanno inventato un tredicesimo mese finto per darci le ferie. Perché se i mesi sono 12 ed ogni mese ha quattro settimane, hanno approfittato di un vizio di forma del calendario per raccogliere in una specie d’urna gli spiccioli di ogni mese e darci il mese invisibile di vacatio come sfogatoio.
E durante le ferie, noi infatti non esistiamo. Credete che abbia una relazione l’omino in giacca e cravatta, tutto rispettoso anche se nevrotico dei 12 mesi dell’anno, con quel burino tronfio coi calzoni corti, con sandalo da piede spensierato e camicia honolulu-beibi, che parte in questi giorni per le vacanze? No, non c’è nessuna relazione fra il ragionier Spartacus e quell’animale selvatico che ruota intorno ad una panza o ad un culone, se donna, e si muove in cerca di divertimento.
Nessuna relazione tra la bestia da soma di tutto l’anno e la bestia da circo che si esibisce nel mese invisibile e alza la zampa quando l’animatore glielo dice. Vedete i giapponesi, hanno ferie più piccole di loro. Ferie bonsai. E le passano mica al mare (mai visto un giapponese al mare) o in montagna, tantomeno a divertirsi. Ma sono ai piedi della loro macchina fotografica a compilare scatto su scatto un album meticoloso che sembra il piano regolatore delle nostre città.
Aboliamo le ferie. Non servono a nulla. Peggiorano la specie, scatenano gli istinti più bestiali , si magna come belve. E poi il sesso, quanto sesso. Che schifo le ferie erotiche, tutto quel sudore, quei corpi appiccicati, creme solari, umane, salivazioni, bottiglie d’acqua scolate come idrovore… Uà che schifo. Che infarti. Durante le ferie tutti i nodi vengono al pettine, le famiglie si sfasciano, la moglie scopre che suo marito è un vero porco – se è attivo e adultero- o una massa inerte di lardo, un Dormiente Moscio e Spento. E lui scopre che la moglie ha il cellulare e la cellulite, due seni sciroppati che vanno giù come la borsa di Tokio, due chiappe che fanno scintille solo per l’attrito con il suolo… sai, in ferie, si ha più tempo per vedere il mondo intorno, per capire con chi si vive. Poi scopri la figlia puttanella, il figlio che si fa le canne, i fratelli ribelli, la cognata che ha le paturnie, la zia sempre più insopportabile. Il nonno da rinchiudere, la nonna da spedire a Lourdes con vagone piombato, i suoceri che rompono i coglioni con il canarino, a chi lo lasciamo il canarino.
No, bisogna sopprimere le ferie, bisogna vivere la gioia ogni giorno, negli angoli del mattino e della sera, sul lavoro dove è possibile, nei giorni comuni. Non ha senso rincantucciare come se fosse polvere e immondizia in una pattumiera dell’anno i giorni di vacanze, per essere poi grigi e tristi il resto dell’anno. Ma no, bisogna andare in ferie ogni mattina. Non come quegli imbecilli della pubblicità che si svegliano e sono felici solo perché la cretina della moglie ha comprato i biscotti della finta nonna. No, bisogna essere felici perché si ha fame di giornata, voglia di mondo, gravidanza di vita; perché si incontra qualcuno, perché si fa qualcosa. E la sera, gioia batte stanchezza 2 a 0. È più bello d’estate, quando gli altri pachidermi sono in ferie, godersi il lavoro, la città, le strade. Si capisce che si potrebbe vivere meglio, se la mente viaggia in un mocassino sfoderato.
Un tempo c’era la domenica per fare festa, ora ce ne hanno date due domeniche con il week end che però valgono meno di una. Ma se amate le vacanze, abolite le ferie. Viaggiare, sì viaggiare; ma dev’essere una speranza sospesa e occhieggiante per tutto l’anno, non castigata e costipata in agosto. Bello a dirsi, direte voi. Ma come si fa? Non lo so, sono casi vostri. Intanto io vi sopprimo le ferie, poi vedrete che la necessità vi aguzzerà l’ingegno. I castrati cantano meglio, voi senza ferie festeggerete meglio.