Foa, il mostro della settimana

Ma non vi vergognate di accusare il governo in carica e Salvini in particolare, di spartirsi le nomine come voi praticate da una vita? Non vi vergognate – voi sinistra, voi clero intellettuale di sinistra, voi giornali e tg di sinistra, voi navigati sindacalisti Rai e voi più ipocriti e paludati benpensanti di cripto-sinistra – di gridare allo scandalo e di indignarvi solo perché i grillini e i leghisti, in modo naive, ricalcano le vie della lottizzazione che voi praticate con professionismo servile da decenni? Anzi, al tempo di Renzi toccò perfino rimpiangere la spartizione di sempre, perché prese tutto lui, in Rai e non solo. Stavolta la pietra dello scandalo è stato Marcello Foa, venuto dal Giornale di Montanelli e poi rimasto nel Giornale di Feltri fino a quando si è trasferito nel Canton Ticino a insegnare scienza della comunicazione e a amministrare un gruppo editoriale ticinese. Mai fatto politica, nessuna macchia nella fedina penale e nella reputazione, nessun legame sospetto. Nulla di scandaloso. Ma per il valoroso Collettivo dell’Informazione italiana più Pd, a cominciare dalla Corazzata Repubblika, Foa dice di essere allievo di Montanelli (un millantatore, dunque), insegna manipolazione delle notizie cioè fake news e non scienza della comunicazione, è addirittura ospite di Russia Today e dunque è un prezzolato al servizio di Putin, ha persino ritwittato qualcosa di tale Francesca Totolo, “patriota finanziata da Casa Pound” (che notoriamente dispone di miliardi, altro che il povero Renzi col suo piccolo aereo di carta, a spese nostre, che costava qualche centinaio di milioni).

E poi, è un depravato: pedofilo? Serial killer? Terrorista? Magari, peggio: “sovranista”. No, questo non si può sentire, condivide il turpe vizio del 60% degli italiani, secondo gli ultimi sondaggi. Volete la controprova? Ha scritto un tweet contro Mattarella. Il crimine, anzi il regicidio, che suscita l’orrore anche del mite Corriere della sera, è il seguente e lo ha tirato fuori il cane poliziotto sanbernardo Emanuele Fiano, della squadra omicidi del Pd. Ecco il testo: “il senso del discorso di Mattarella: io rispondo agli operatori economici e all’Unione europea, non ai cittadini. Disgusto”. Se non lo avesse firmato anche col suo cognome avrei potuto riconoscerlo come mio. Lo condivido, e non per questione di marcelleria, nel disgusto; non verso il Capo dello Stato ma verso questa sua posizione che offende la democrazia, la costituzione e il popolo sovrano. Se fossi Foa lo metterei nel curriculum…

Non lo hanno ancora accusato di razzismo e antisemitismo per via del cognome, ma presto dimostreranno che Foa nel suo caso è l’acronimo di Fascisti Organizzati Antieuropei e si fa chiamare così per confondersi con gli ebrei vittime del fascismo. Gentiloni almeno è stato spiritoso, dicendo che un sovranista come Foa ci farà uscire dall’Eurovisione. Ma gli altri… ho provato imbarazzo per loro, per la loro faccia reversibile col retro, per la loro verità e dignità ridotte – come dicono a Napoli – a mappine e’ ciess. Non so se Foa otterrà il via libera dalla commissione vigilanza e che ordini darà il Faraone Berluscone, ma Foa è semplicemente uno che non la pensa come l’Establishment ma come gran parte degli italiani. Non so se ci andrà in Rai e cosa farà, ma a me sembra un bel segnale di rottura. Non sul piano del metodo di nomina (decide la politica, come sempre) ma sul piano della discontinuità con le precedenti ondate di servizievoli ripetitori dell’Unica Opinione Autorizzata. Sarà dura per lui scendere dalla felpata Svizzera al Piano di Sotto, il Canton Tapino. Addio Lugano bella, bentornato nell’Inferno italo-italiano.

MV, Il Tempo 29 luglio 2018

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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