Ora finitela col vostro ditino

Io non dico nulla contro i cantanti di sinistra, i Beati Paoli, che portavano i soldi guadagnati in nero in Svizzera. Io non ce l’ho contro gli intellettuali di sinistra in auge che hanno goduto di privilegi e carrozzoni coi soldi pubblici da cui mungere soldi, viaggi e premi. Io non ce l’ho contro i filosofi e gli scrittori di sinistra sorpresi a plagiare i testi. Non ce l’avevo nemmeno con gli intellettuali di sinistra che furono fascisti, ebbero cattedre, giurarono fedeltà al regime e alle leggi razziali o collaborarono coi nazisti, ma esercitarono poi un intransigente magistero antifascista. Io non ce l’ho con loro, a volte mi sono pure simpatici, amo le loro canzoni e in ogni caso so distinguere il loro lato miserabile dalle loro qualità, che riconosco.
No, non ce l’ho con loro. Ce l’ho col loro ditino. Quel ditino ammonitore che ruota nell’aria quando pretendono d’insegnare agli altri la morale e la coerenza che non praticano o peggio quando disprezzano, ignorano, escludono chi sta a destra, o tra i cattolici o tra i moderati, comunque non nella loro brigata. È quel ditino che già non amavo quando decretava chi fossero i premiati e chi i dannati; ma ora che so quanto prendevano, come prendevano, dove portavano e da dove copiavano, io quel ditino non lo sopporto più. Non voglio vedervi in galera, alla gogna, censurati, ma col ditino fasciato e abbassato. Non vi mettiamo all’indice, ma all’indice voi non mettete più nessuno. “Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”…
27/02/2015