Sono malato di letteratura (23/05/2011)
Sono malato di letteratura (23/05/2011)
Oggi è la festa del libro e io confesso un vizio assurdo o una malattia. Compro libri che ho già letto. Non per risparmiare la fatica di leggerli o per non farmi trovare impreparato, ma perché compro in stato di ebbrezza. A volte me ne accorgo subito dopo, appena esco dalla libreria; è come un lampo e una frustata, mi riappare il deja vu, ho la veggenza del suo sosia nella mia biblioteca, e soffro. A volte è peggio, lo leggo, lo sottolineo e poi quando lo colloco in libreria tra i libri dello stesso tema o autore, ritrovo il gemello omozigote. Sta lì, ozioso e strafottente, in copia conforme. Non solo, ma sfogliandolo noto che ho letto e sottolineato pure lui. Allora paragono amaramente le chiose: la cosa più grave è che spesso coincidono.
Sono dunque un lettore coerente ma recidivo. Temo l’Alzheimer da lettore o un germe barbaro che resetta tutto nella testa bacata e mi costringe al ruolo di lettore arteriosclerotico. Ma soffro anche per altre ragioni. A parte il dolore per una spesa vana, acuito dall’orgoglio di non volerlo riportare indietro, ammettendo così di essere smemorato e accattone, soffro la replica libraria per tre ragioni: la più tenue, perché ho rubato tempo e mente a un’altra lettura, ho commesso ingiustizia verso altri libri. Poi un dolore mediano, se l’avevo dimenticato vuol dire che sono un lettore infruttuoso e mi resta poco o niente di quel che leggo.
Ma la sofferenza più terribile è riflessa, è il dolor d’autore: immagino con sgomento che accada la stessa cosa ai miei lettori, l’oblio totale o la dimenticanza di aver letto quel libro che a me sembrava essenziale alla cultura e all’umanità nei secoli a venire. Che dolore. Allora tutto svanisce, il piacere di leggere, di scrivere e la voglia di durare, cioè di resistere alla morte, la ricerca acuta di entrare nella vita e nell’anima delle persone, perfino il senso della vita e il suo destino. Tutto perché entrai in quel maledetto luogo, la libreria, peggio se di libri vecchi e mi ubriacai a ripetizione. Devo curarmi in una bruti-farm che mi sradichi il vizio di leggere. Altro che festa del libro, beati gli ignoranti perché di loro sarà il regno dei cieli.