Neutrale è una presa in giro

Ma dove sono, chi sono, da che pianeta provengono i membri di un Governo Neutrale? Conoscete voi allo stato attuale Garanti super partes riconosciuti dalle parti? Ma soprattutto da chi prenderebbe i voti per governare a tempo questo governo neutrale, se le due principali forze politiche, il 5 Stelle e la Lega, più Fratelli d’Italia, che detengono la maggioranza numerica in Parlamento, sono contrarie a questa ipotesi? E dire che Mattarella aveva bocciato l’ipotesi del centro-destra di dare l’incarico a Salvini e vedere se riesce a trovare la maggioranza in Parlamento. No, niente incarico a chi non parte con una maggioranza, ha detto il Presidente; e poi tira fuori un governo neutrale che parte in forte minoranza…

Ragioniamo. La fotografia della situazione in cui ci troviamo non lascia scampo a soluzioni: dalle urne sono usciti tre poli, travagliati al loro interno e inconciliabili. Il tiraemolla di due mesi non ha risolto nulla e lo si sapeva sin dall’inizio. In questa fase abbiamo sentito due tormentoni assurdi. Il Pd accusava i vincitori di non essere in grado di formare un governo, dimenticando che nessuno aveva i numeri per formarlo e non era logicamente e politicamente possibile pretendere che centro-destra e grillini si alleassero tra loro, solo perché avevano vinto entrambi le elezioni. Erano forze alternative, non convergenti. L’altra pretesa assurda era quella di Di Maio che accusava Salvini d’essere sotto ricatto di Berlusconi perché non abbandonava il centro-destra per allearsi con lui. Ma non c’era bisogno di cercare chissà quale segreta servitù di Salvini: c’era l’elementare considerazione che era un suicidio politico abbandonare il ruolo di leader del centro-destra per diventare socio di minoranza dei grillini. Con queste due sciocchezze siamo andati avanti per mesi.

Ma qui torno a Mattarella. Sarebbe facile dire che non è colpa sua se il Paese non ha espresso maggioranze, se i partiti non si sono accordati e se il paese è ingovernabile. Però mi chiedo: ma è possibile che lo abbiamo capito solo noi osservatori che quella legge elettorale in un quadro tripolare non avrebbe mai potuto partorire maggioranze di governo? Perché il Presidente della Repubblica non ha esercitato il suo autorevole ruolo arbitrale per rimandare alle Camere quella legge infame e chiederne una che ci desse una maggioranza di governo?

E non solo. Perché quando ha visto il quadro uscito dal voto, ha scandito un calendario così lento, sapendo che l’esito era scritto sin dall’inizio? Perché non arrivare subito dopo un doppio giro rapido di consultazioni in un paio di settimane anziché in un paio di mesi, alle conclusioni?

E allora qui si passa ai retropensieri. È un caso che l’ipotesi di Mattarella piaccia solo al centro-sinistra e forse a Berlusconi, cioè agli sconfitti del 4 marzo? È un caso che la lunga melina di Mattarella il Temporeggiatore serva a logorare i vincitori delle urne e a dimostrare al paese che chi vota in quel modo ci caccia in un vicolo cieco? Ed è estraneo a questa messinscena il pressing dell’Europa, viste le scadenze su moneta e immigrazione?

Ho l’impressione che Mattarella abbia assunto il ruolo di bollitore, per far sbollire il voto di protesta, logorare i “populisti”, rilanciare gli sconfitti delle urne, eseguire gli euro- comandamenti. A questo punto, non resta che una sola strada. Si vada a votare appena possibile. Ma a una sola condizione: che nel frattempo si modifichi la legge elettorale in modo che dal prossimo voto esca una vera maggioranza. Dunque o premio di maggioranza o ballottaggio tra i due schieramenti che hanno preso più voti. Tutto il resto è fuffa e truffa.

MV, Il Tempo 8 maggio 2018

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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