Antifascisti, leggete almeno Pasolini

Domani è l’anniversario della marcia su Roma e l’Anpi inscena una lugubre gazzarra a Predappio e io vorrei ricordare il fascismo e l’antifascismo attraverso gli occhi e la voce di Pierpaolo Pasolini. Occhi vogliosi di verità, voce di scandalosa onestà, che non fa sconti a nessuno. Tra qualche giorno si ricorderà pure l’anniversario della sua morte, e riprenderanno i fantasiosi complotti fascio-omofobi, trascurando quel che realmente pensava, scriveva e viveva Pasolini. Ma torniamo al nostro presente. Mentre usciva per l’ennesima volta tra rituali salamelecchi il manualetto ideologico di Umberto Eco sul fascismo eterno, Garzanti ha sfornato un libretto nero e inosservato dalle cosche intellettuali e militanti, irriverente già nel titolo, Il fascismo degli antifascisti. È la raccolta di scritti pasoliniani dedicati al fascismo, tra articoli, interviste, risposte ai lettori. Pasolini condanna il fascismo senza appello, anche se a vent’anni andò da fascista al raduno di Weimar coi nazisti, nel ’42, e poi ne scrisse con qualche entusiasmo; suo padre era un militare destrorso e suo fratello Guido, partigiano bianco, fu trucidato dai partigiani comunisti a Osoppo. Per cominciare, in queste pagine Pasolini se la prende con una signora-bene, oggi si direbbe radical-chic, che gli scrive lamentandosi d’avere un mostro in casa: un figlio fascista. E Pasolini, dopo aver letto la missiva, reputa ben più ripugnante sua madre di suo figlio. Nel fascismo di suo figlio, nota, “c’è qualcosa di nobile, di cui egli stesso non può essere certamente conscio, una protesta, una rabbia. Nella sua onestà di adolescente egli capisce che il mondo in cui vive é, nel fondo, atroce, e vi si scaglia contro, con la forza dello scandalo che dà a un ragazzo la sua idea del fascismo. Il fascismo della madre è invece cedimento morale, complicità con la manipolazione artificiale delle idee con cui il neocapitalismo sta formando il nuovo potere”. E conclude: quella madre si merita un figlio fascista. Vorremmo ripeterlo agli antifascisti beceri e ipocriti dei nostri giorni, agli inquisitori che demonizzano la storia di ieri e i ragazzi d’oggi che con epico anacronismo vi si ispirano: “Che vi vengano figli fascisti, che vi distruggano con le idee nate dalle vostre idee, l’odio nato dal vostro odio”. Parole di Pasolini del ’62.
Pasolini distingue il fascismo storico, il neofascismo giovanile, e un fascismo metafisico, un’entità malefica in realtà riferita al nichilismo neocapitalistico, neoborghese, democristiano, ma anche radical e liberal, edonista e consumista. Il poeta fa un uso improprio del fascismo per definire realtà molto diverse che col fascismo non hanno nulla a che vedere. Curiosamente, però, Pasolini critica il fascismo “da destra”, perché lo accusa di non aver difeso la tradizione, nemmeno i “valori sanfedisti”. Critica il fascismo come modernizzazione e come braccio armato del mondo d’oggi, versione nazional-muscolare dell’americanizzazione, che cancella la società contadina e la mitica “età del pane” descritta da Felice Chilanti. Lamenta che l’Italia non abbia avuto una Grande Destra, con una cultura adeguata. Ma la Grande Destra per Pasolini non è la solita minestra liberale, moderna, atlantica, antifascista che invocano sempre i nemici di ogni destra reale, ma la Destra della Tradizione, fieramente antimoderna, rurale, popolare, religiosa. Il nuovo potere, dice Pasolini, “non sa più che farsene di Chiesa, Patria, Famiglia”. E denuncia l’omologazione che coinvolge tutti, sessantottini e fascisti inclusi. Il loro è solo un “fascismo nominale e artificiale”. E aggiunge: “ci siamo comportati coi fascisti razzisticamente…frettolosamente e spietatamente. Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male. Magari erano solo adolescenti”. E a Italo Calvino che si augura di non incontrare mai un neofascista, replica che è “una bestemmia, perché al contrario dovremmo far di tutto per incontrarli”. Pasolini critica l’antifascismo archeologico (era il ’74, figuriamoci oggi) e lo definisce ingenuo e stupido o “presuntuoso e in malefede perché finge di dar battaglia a un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. E’ insomma un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo”.
Reputa Almirante “ridicolo” come Mussolini, una maschera; ma ritiene il fascismo storico “tutto sommato migliore di quello di oggi”, che è travestito di conformismo antifascista. E aggiunge in piena epoca di stragi e Brigate rosse: “le sinistre vivono, attualmente, in uno stato di terrorismo, che è nato nel ’68”,. Risponde a Maurizio Ferrara, padre di Giuliano, e a Ferrarotti che lo accusano – come già fecero i comunisti con Pavese e altri autori non allineati – di irrazionalismo ed estetismo decadente, criticando l’antifascismo di maniera, intollerante benché travestito di tolleranza. Agli occhi di Eco, quel Pasolini “reazionario senza grazia” come lui stesso si definì, e populista, sarà apparso un po’ fascista; ma anche agli occhi di Pasolini, l’Eco antifascista e radical snob, sarà apparso un po’ fascista. Perché opposte erano le loro categorie “metafisiche” di fascismo.
Vorrei infine ricordare che la sua ultima poesia scritta in friulano, Saluto e Augurio, è rivolta a un ragazzo fascista. Non appare in questo libro, ma vale la pena ritrovarla, ne scrissi nel ritratto di Pasolini che pubblicai in Imperdonabili. Pasolini esorta il giovane a sentirsi santo e soldato, ad amare il mondo antico e le lingue classiche, è piena di umanità dialogante e lo esorta a una condotta da tradizionalista: “Difendi, conserva, prega”.
Oggi che l’Anpi è in servizio permanente effettivo, i reati d’opinione sul fascismo sono riattivati, gli avversari sono sempre ridotti al fascista di ritorno e all’eterna “reazione in agguato”, e il fascismo viene considerato Male Assoluto, da Mattarella in giù, sarebbe già un gigantesco progresso, sul lato umano, morale, intellettuale, se si leggessero meno i catechismi di Eco e di più i testi crudi, amari, di verità disperata, di quel profeta osannato e malvisto, celebrato in superficie e rimosso in profondità. Da antifascisti leggetevi almeno Pasolini.
MV, Il Tempo 27 ottobre 2018