Gli antifascisti dell’aldilà

Non bastava la guerra dichiarata ai venti milioni d’italiani che hanno in casa, sul web, sui telefonini qualche cimelio, qualche canzone, gag o francobollo fascista. E non bastava la guerra annunciata ai monumenti, ai simboli e alle opere del regime.

Ora la damnatio infierisce sui morti.

Avrete letto di Giuseppina Ghersi, la bambina di 13 anni, seviziata e trucidata dai partigiani nel Savonese, a cui quelli dell’Anpi negano una targa in ricordo perché ritenuta “fascista”. Stiamo parlando di una bambina stuprata e uccisa in tempo di guerra…

E avrete visto l’insurrezione partigiana degli Acchiappafantasmi Anpi contro l’assessore al Comune di Milano che con pietas e buon senso proponeva di deporre al cimitero fiori congiunti per i partigiani e per i fascisti caduti.

Era un modo per svelenire il clima ed evitare manifestazioni di parte come quella al cimitero di Musocco. E invece no, guai a confondere cadaveri e carcasse, santi e diavoli.

Finché il bestiale razzismo sui morti riguarda una sparuta ridotta di fanatici, qualche grottesco residuato bellico di talebani dell’antifascismo, potevamo sospirare e tacere.

Ma fanno rabbia e schifo le istituzioni, i presidenti, i partiti, i media che tacciono o parteggiano per i persecutori post mortem. Non una parola viene spesa in nome dell’umanità da questi untuosi professionisti dell’umanitarismo, che si aggirano così spesso tra lapidi e cimiteri a ricordare morti, eccidi, stermini.

E sempre pronti a esibire commozione non solo per un migrante o un gay offeso ma anche per un animale ucciso; giammai per un fascista ammazzato.

La legge Fiano ha rianimato questo spettrale antifascismo che infierisce sui morti di un secolo fa. Grazie alla legge Fiano il saluto romano finirà col diventare un’affermazione di libertà.

Ma non bastavano i rigattieri della polizia antifascista, ora siamo alla necrofobia, alla macabra persecuzione dei morti ammazzati. Ancora questo livore retroattivo verso i trapassati remoti…

Fa male quest’assenza di pietas – umana, non solo cristiana – questa incapacità di cicatrizzare le ferite, di dar sepoltura agli odii antichi e alle sue vittime, di separare il giudizio sui regimi dalla morte delle persone; questo disprezzo vigliacco per i caduti, che poi ricade sulle spalle dei discendenti di ambedue, uccisi ed uccisori, assassini e vittime.

Non è degno di un paese civile.

Due criteri validi per tutti

Sarebbe saggio, invece, tenere a mente due criteri. Il primo è un insegnamento del Papa che prima di Bergoglio piacque ai progressisti e ai comunisti. Dico Papa Giovanni XXIII. Di fronte alla scomunica della Chiesa nei confronti dei comunisti, lui disse che bisognava distinguere tra l’errore, da condannare, e gli erranti, cioè coloro che sbagliavano, con cui invece aprirsi al dialogo.

Ovvero il comunismo è da condannare ma i comunisti sono da comprendere. Ho sempre creduto a questo criterio e ho sempre cercato di praticarlo.

Mi accontenterei che valesse per tutti. Distinguete tra quello che ritenete un errore grave (il comunismo, il fascismo o altro ancora) e coloro che ci hanno creduto e sono morti in suo nome.

Ma per usarlo in modo avveduto è necessario aggiungere un altro criterio di giudizio: meritano rispetto coloro che da una parte o l’altra hanno scontato le loro idee sulla propria pelle, mentre non meritano rispetto coloro che le hanno fatto pagare agli altri.

Ovvero, il ricordo e il rispetto va a chi ha combattuto a viso aperto, ha pagato di persona, ha militato in buona fede; mentre non va a chi, d’ambo le parti, ha massacrato, torturato, trucidato fuori dalla battaglia, dal suo perimetro o addirittura a guerra finita.

Accecati dall’odio e dal pregiudizio non vi rendete conto che state aprendo antiche e nuove ferite che alimenteranno nuove ondate di rabbia e di odio, vecchi e nuovi steccati tra gli italiani e nuovi fossati con la storia e le istituzioni.

Ma non vi rendete conto soprattutto di una cosa che con la politica, la storia, le ideologie non c’entra: state profanando la morte, state riesumando e oltraggiando i cadaveri, come iene insaziate, state violando il sacrale rispetto che si deve ai defunti.

La pietas per i morti è una regola elementare di umanità che ci distingue dagli avvoltoi. Accanirsi contro i morti è un peccato mortale, contro Dio se siete credenti; contro la civiltà se siete umani, semplicemente umani.

MV, Il Tempo 18 settembre 2017

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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